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‖ 𝐍𝐞𝐰 𝐄𝐧𝐭𝐫𝐲 👤‖ ‖ 𝐒𝐢𝐥𝐞𝐧𝐭 𝐒𝐭𝐫𝐮𝐠𝐠𝐥𝐞 🕳️ ‖ ‖ 𝐃𝐫𝐨𝐠𝐞𝐝 𝐌𝐨𝐫𝐚𝐥𝐢𝐭𝐲 💊‖ 
‖ 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞𝐥𝐞𝐬𝐬 𝐓𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧 🎯‖

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«𝑀𝑒𝓂𝑒𝓃𝓉𝑜 𝓂𝑜𝓇𝒾»

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L'aula era quasi vuota. 

Theos e José sedevano in fondo, nei due banchi sotto l'unica finestra aperta. Fuori, la pioggia bagnava il mondo simile ad un velo. Il cielo era grigio, e le nuvole erano vaporosi ammassi che coprivano le stelle.

José borbottava. «Mi picchiano, io picchio loro e solo io ricevo la sospensione. Non è giusto». 

Le lezioni serali erano destinate a quegli studenti che avevano riscontrato una punizione: a causa dell'interruzione della Ceremony con un'aggressione fisica, José aveva ricevuto un richiamo direttamente dal rettore. «Per due settimane» bisbigliò con rabbia. 

Oltre a loro e al professore, sedeva nel banco più vicino alla cattedra una studentessa. Lanciava occhiate a Theos e mordicchiava l'estremità della matita con nervosismo.

«Io sono Ellen» si presentò alla fine della lezione. Aveva degli occhiali rotti al centro e le tremavano le braccia. Quando aprì la bocca, un apparecchio metallico scintillò su denti bianchissimi ma un po' storti. I capelli scuri erano raccolti in uno chignon disordinato. 

José si voltò e sbuffò. Prese per il braccio Theos e lo esortò ad uscire. «Andiamocene».

Theos fissò Ellen, che subito abbassò lo sguardo e si raccolse una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non indossava l'uniforme scolastica, ma una felpa marrone e scucita ai bordi.

«Perché partecipi a queste lezioni?» chiese Theos.

Ellen si piegò all'improvviso come colta da un malore, quindi scappò via dall'aula con le mani sulla bocca prima che i due potessero aiutarla. Dalla sua tasca, tuttavia, caddero un foglietto e una piccola boccetta colorata con sopra diversi adesivi. I due si chinarono e la raccolsero.

Subito, José la strappò dalle dita del compagno. La fece girare nel palmo della mano e impiegò diversi secondi, ad aprire bocca. Sembrava confuso. «Questi sono feromoni femminili sintetici. Gli stessi che usa mia sorella» José guardò Theos in cagnesco e si alzò lentamente, uscendo dall'aula con la boccetta stretta nel pugno. 

Theos però restò chinato e raccolse il foglietto, caduto poco lontano e imbrattato con macchie giallastre di un liquido che sembrava urina. Le parole erano quasi tutte sbiadite e l'inchiostro era lieve ed incerto, raccolto in illeggibili segni. Sembrava che qualcuno avesse buttato il foglietto in bagno e poi lo avesse ripreso con foga, tale da sgretolarne gli angoli e rompere diverse pieghe.

Theos non riusciva a leggere nulla. La carta odorava di marcio. Lasciò il foglietto per terra e si diresse anche lui in camera. 



Al St. Ethelbert High College, l'autunno era la stagione della diapausa¹ delle farfalle. Quando le prime foglie iniziavano a cadere e l'aria diveniva frizzante al crepuscolo, la Serra sembrava prepararsi a un lungo sonno. Gli studenti che seguivano i corsi di botanica erano tra i pochi a potervi accedere, ma la maggior parte di essi preferiva le attività di laboratorio e le lezioni accademiche, cosicché la Serra, soprattutto al calar del sole, era un luogo deserto ed immobile.

Quando non stava in biblioteca, Theos passava spesso le serate lì, sotto gli alberi di cedro che circondavano il capannone di vetro. 

Quella notte, uscì dalla camera e raggiunse la Serra. I corridoi e le ampie scalinate di marmo erano vuote. Incontrò solo alcuni professori stretti nelle loro orgogliose tuniche.

Una volta fuori, si accorse che faceva freddo. Infilò il maglione che aveva nella saccoccia di cuoio e si sedette nell'erba bagnata. Al buio, piccole lucine sfioravano il vetro giallo del capannone. 

Theos ricordava che a Celeste piacevano le piccole creature. Ricordava che all'Orfanotrofio accarezzava le farfalle e riusciva a tenere le libellule nel palmo della mano. Era l'unica bambina che giocava con gli insetti e a cui piaceva sporcarsi il vestitino bianco con la terra. Theos la prendeva in giro e la detestava, quando ritornava dentro con le guance piene di polline di margherite e le ginocchia rovinate dai sassolini del sentiero. 

«Sei tu, Theos?» chiese allora una vecchia voce.

Dal portone della Serra, si affacciò l'anziano professore di botanica, Grey. Di fianco, con il capo chinato e gli occhiali storti, c'era Ellen. Quando vide Theos tirò un sospiro di sollievo e si mordicchiò il labbro superiore. Stringeva il braccio del vecchio Grey. «Theos?» ripeté questo, sorpreso. «Non potevi capitare in un momento migliore: cercavo proprio te, vieni dentro».

Theos si avvicinò alla doppia porta in vetro. 

Lo Studium² privato della Serra era una stanza con un tavolo di legno e diverse scartoffie sulle mensole. Una calda e fioca luce permeava le pareti dal basso. C'erano solo due sedie. Mentre il Professore ed Ellen si sedevano, Theos fissò la lastra trasparente che li separava dalle farfalle. L'habitat era stato riprodotto con vasi colorati e piante rampicanti, che coprivano fino al soffitto le lampade e i sistemi di ventilazione. In un angolo, c'era la cassa ermetica con dentro i bozzoli delle diapause in formazione.

Il viso del professore Grey era più rugoso del solito. Theos si avvicinò alla scrivania e fissò l'anziano signore negli occhi. Le sue iridi azzurre ricambiarono lo sguardo. Nonostante l'età, erano molto chiare e vivide.

Severamente, egli dischiuse le screpolate labbra. «Theos, devi restituire ad Ellen ciò che le è caduto ieri alla fine delle lezioni serali. È di fondamentale importanza».

Theos guardò Ellen, rossa per la vergogna. «Il biglietto spiegazzato» sussurrò, «è l'unica cosa che ho l'obbligo di stringere tra le mani prima di morire».


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¹Diapausa periodo di arresto della crescita e dello sviluppo che alcune specie di farfalle attraversano per sopravvivere a condizioni ambientali sfavorevoli, come temperature estremamente basse o mancanza di cibo. Questo stato di quiescenza può durare settimane, mesi o anche anni, a seconda della specie e delle condizioni ambientali, e consente alle farfalle di resistere a condizioni avverse fino a quando l'ambiente diventa nuovamente favorevole.

²Studium : termine latino che indica uno spazio dedicato allo studio, alla ricerca o alla riflessione. Nella Roma antica, si riferiva specificamente a una sala o camera adibita a tali attività.

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𝐂𝐇𝐀𝐒𝐈𝐍𝐆 𝘵𝘩𝘦 𝐒𝐔𝐍𝐒𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora