Capitolo 5

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Il giovedì è come il martedì per certi versi. Uno ti lascia con l'amarezza dell'arrivo del weekend a un passo da te, e l'altro con l'amarezza del weekend appena trascorso ad un passo da te. Ma c'è una nota positiva, che il ciclo sta andando verso la sua fine e anche il mio umore lo sta seguendo a rotta libera, infatti mi sveglio più energica, più produttiva, oggi voglio regalarmi un appuntamento al vivaio dopo lavoro, voglio viziarmi un po', quindi a lavoro ci vado più serenamente perché poi mi aspetta un bel regalo. Delle volte, mentre sono in macchina, mi soffermo a pensare a quanto sono cresciuta, a quante cose ora faccio che prima nemmeno mi sarei mai immaginata di fare. Con le mani nel volante mi rendo conto che guido e che la patente non l'ho presa ieri, ma ormai otto anni fa, che la macchina è mia, l'ho comprata con i sacrifici dei miei lavori, che ormai vado a fare shopping da sola e faccio la spesa, da sola. Che una volta avevo bisogno sempre di qualcuno per fare le cose mentre ora sono diventata adulta e vivo il mondo in solitario come un viaggiatore eremita, come sono diventata adulta e ho iniziato a fare cose da adulta in modo così naturale da non accorgermene?

Sono diventata grande, ma non mi sento affatto grande.
Anzi, mentre il cameriere mi chiede di consegnarli la giacca e me la ripone nell'armadio mi sento così piccola. Lui ha la mia età, abbiamo fatto le elementari insieme e soltanto perché abbiamo intrapreso due strade diverse ora mi da del lei e si prende cura della mia giacca mentre io vado a sedermi al tavolo e farmi versare il vino. Nonostante io cerchi il suo sguardo per ricordargli che sono la sua ex compagna di classe lui lo tiene rivolto verso il basso e immagino che non voglia affrontare l'argomento.

Al tavolo mi ritrovo con i colleghi di ufficio con cui non ho particolare rapporto se non per cose strettamente lavorative, c'è soltanto Gaia, la centralinista con cui ogni tanto mi è capitato di scambiare qualche chiacchiera ed infatti penso che sia per questo che si siede accanto a me.

-Ti sta bene quel vestito.- le dico. Indossa un abito rosso scuro che le risalta la carnagione olivastra e gli occhi scuri, lei mi sorride.

-Stai molto bene anche tu.- mi tende il calice e brindiamo alle cene pagate. -Allora, penso un po' tu abbia fatto conquiste lunedì.-

-Wow, approccio diretto.- mi sorprendo.

-Non vedevo l'ora di avere due minuti per parlare con te!- abbassa la voce chinando anche la testa, per arrivare più vicina al mio orecchio, io la seguo -Lo sai, no? Con tutte queste pettegole che girano per i corridoi non avevo il coraggio di venirti a parlare.-

-Non serve dire altro.- alzo le spalle -Quindi non stanno simpatiche nemmeno a te?-

-Per niente! Ogni volta che devo passare loro le telefonate di qualcuno particolarmente irritante fanno sempre finta di essere in riunione e poi le trovo alle macchinette del caffè. Hai idea di quanto sia fastidioso?-

-Io ho idea di quanto siano fastidiose per più o meno otto ore al giorno.-

-Giusto, tu ci lavori insieme..- alza gli occhi al cielo lei -Sono felice di sapere che non sono così amate da tutti come sembra.-

-Io credo siano soltanto amate tra di loro. Io sicuramente non ho mai fatto parte del gruppo.-

Da quando sono stata assunta, Valentina, Maika e Ludovica sono le mie rivali per la vita. Invece di insegnarmi il lavoro si sono impegnate giorno dopo giorno a mettermi i bastoni tra le ruote, ma si dice che lo facessero anche con le colleghe prima di me e questo dovrebbe rincuorarmi e farmi capire che non è una questione di simpatia. Ma simpatia o meno, ho presto imparato a stare alla larga da loro se non per motivi puramente lavorativi e a farmi gli affari miei fingendo di stare in ufficio da sola.

Brindiamo quindi alla nuova alleanza prima di ritornare a noi.

-Lo sai che mi ha firmato una prescrizione per degli esami del sangue in cambio di sapere qual era la tua scrivania, lunedì?- non ci sono dubbi riguardo a chi si riferisce.

Neve - con Timothèe ChalametDove le storie prendono vita. Scoprilo ora