VI - Turning point

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4/04/2015

La sveglia suonò. Effy rimase sul letto per un po' prima di alzarsi. Avrebbe tanto voluto quel giorno del mese non arrivasse, ma eccolo là. Quindi si alzò e si andò a fare una doccia calda. Con il calore la ferita si evidenzò di più. Era così strano che dopo due mesi fosse rimasta intatta e così visibile. Per la profondità pensava sarebbe rimasta una semplice cicatrice, invece sembrava ancora fresca.
La giornata fu come sempre: andò  a scuola, tornò da scuola, mangiò, fece i compiti... Solo una cosa si differenziava dalle altre giornate. Quella sera si sarebbe trasformata di nuovo, solo che a differenza dell'ultima volta aveva paura, perché sapeva a cosa andava incontro e ricordava perfettamente il dolore. Quella notte sarebbe andata molto lontano dalla città per cercare di non fare del male a nessuno. Purtroppo non aveva trovato nessun rifugio dove restare isolata.
Ai genitori dovette dire che avrebbe passato la notte fuori con una sua amica, così a una certa ora prese l'autobus e arrivò a una strada isolata. Vicino ad essa vi era una foresta ancora più fitta di quella vicino casa. Vi entrò e camminò a lungo per allontanarsi il più possibile dalla strada. Il cielo si oscurò. L'ora si avvicinava e l'ansia la assaliva. Camminò più velocemente. Trovò il punto dove aveva deciso di rimanere per la notte. Abbastanza lontano dall'uscita della foresta e dalla civiltà. Si sedette sotto un albero ad aspettare. La temperatura era molto bassa. Si coprì con le braccia ma faceva troppo freddo per coprirsi solo con due esili braccia. Da un momento all'altro sarebbe successo tutto.

Passò un quarto d'ora anche se sembrarono passare ore. Nonostante il freddo, continuava a sudare e a tremare per la paura. Chiuse gli occhi e si sdraiò, sperando che se si fosse addormentata non avrebbe sentito dolore. Un ramo scricchiolò. Effy aprì gli occhi e si alzò. C'era qualcuno. Si guardò intorno senza muoversi. Forse era il vento, o peggio un animale. Fece silenzio. Vide una figura dietro gli alberi, coperta dall'oscurità. Riuscí a distinguere la figura di un uomo. Effy si spaventò e si avvicinò con le spalle al tronco dell'albero. Era la stessa figura che aveva sognato tempo fa. La figura si avvicinò. Effy continuò a fissarla mentre si avvicinava. Gli urlò contro «non dovrebbe stare qui, se ne vada, è pericoloso!».

«Non posso crederci», Effy ancora non riuscì a vedere il volto dell'uomo, ma la voce le era familiare.

«Come scusa?», chiese agitata, «chi sei? dovresti allontanarti».

«E' un saggio consiglio ma non penso lo seguirò, Effy», quell'uomo conosceva il suo nome ma non voleva farsi vedere. Così Effy si alzò da terra e si avvicinó di corsa. La curiosità l'assalì. Ma prima che potesse raggiungerlo e vedere il suo volto, la fitta al petto la fece accasciare. Gridò. Stava iniziando.

Le ossa, il cuore, tutto iniziò a farle male come la prima volta

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Le ossa, il cuore, tutto iniziò a farle male come la prima volta. Urlò all'uomo di scappare, ma non sapeva quanto l'avrebbe aiutato in quel momento. Effy lo guardò; l'uomo rimase fermo a fissarla. A quel punto Effy si chiese se non fosse frutto della sua immaginazione. Non si avvicinò per vedere se Effy stesse bene né si allontanò seguendo il consiglio della ragazza. Rimase così per un bel po' vedendola agitarsi quasi sotto i suoi piedi prima di girarsi lentamente e andare tranquillamente via da lei. Effy sentí così tanto dolore che alla fine le sembrò di non sentirne più. Le successe una cosa che l'ultima volta non ricordava. Le braccia e la testa le si girarono completamente; sentì la pelle tirare fino a far spezzare le ossa. La pelle tirò e la gabbia toracica si ingrossò. Le dita delle mani e dei piedi si allungarono. Lunghi peli bianchi le coprirono braccia e gambe, crescendo anche nel resto del corpo. Tutto insieme il dolore che sentiva sparì. Qualcosa di strano era successo. Era ancora lei. Riusciva a vedere la foresta, non aveva perso conoscenza come un mese fa. Cercò di camminare ma non ci riuscì. Improvvisamente oltrepassò molti e molti alberi con una velocità triplicata a quella normale. Si spaventò. Cercò di guardarsi in giro ma niente. Non riusciva a muoversi. La visuale si spostò a terra. Vide due zampe bianche. Era intrappolata dentro il mostro. Ecco perché non riusciva a fare nulla. Quindi lei e quella creatura erano due cose completamente diverse; non c'era modo che lei influenzasse la creatura o viceversa. Effy era il suo tramite per vivere una volta al mese. Quella notizia le aveva leggermente sollevato l'umore se non fosse stato che comunque una volta al mese veniva usata per diventare qualcos'altro. La bestia iniziò di nuovo a correre. Arrivò davanti a una macchina nascosta da rami di pino. Era vecchia e rovinata. L'animale girò intorno ad essa senza rimuovere lo sguardo. Effy lo sentì annusare con ferocia. C'era qualcosa lì dentro. Da uno dei finestrini frantumati uscì un grosso lupo nero. Scese dall'auto e si avvicinò. Improvvisamente i due animali si attaccarono, si azzannarono, si graffiarono. Effy non potè fare nulla. Era spaventata. Così chiuse gli occhi sperando finisse. Gli occhi feroci del lupo davanti a lei a quella vicinanza la fecero spaventare a morte. Quando li riaprì era sempre lì a guardare l'orrenda immagine che si stava svolgendo. Gridò ma nessuno la sentì. Pregò di andarsene ma niente. Dovette assistere a tutto. La lotta durò molto tempo. Non sapeva per cosa stessero lottando, perché dopo essersi quasi dissanguati, e stremati dalla fatica, si sdraiarono sull'erba e rimasero lì a fissarsi. Lo sguardo dell'altro lupo non era più aggressivo, ma stanco. Così stanco che sembrò essere dolce. I due si fissarono a lungo, poi, quando il lupo nero si alzò e se ne andò, il lupo bianco di Effy chiuse gli occhi e non li riaprì più. Lo stesso fece la ragazza.

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