IX - Can't escape

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Dylan si svegliò. Era confuso dal sogno che aveva appena fatto. Non lo riusciva a ricordare, sapeva  solo che era agitato. Ricordava immagini confuse che non riusciva a rimettere insieme. Si trovava sul letto di Effy, accanto all'amica come si era addormentato. Si era fatta notte. Si girò di lato per vedere l'amica nella penombra della luna piena. Nel silenzio della notte sentiva Effy ansimare accanto a lui. Le accarezzò la guancia e sentì che era appiccicosa come il resto del suo corpo. Si sedette e iniziò a scuoterla con le mani appoggiate alle sue spalle, pronunciando ripetutamente il suo nome. La ragazza si svegliò di soprassalto cercando aria. Dylan sospirò, «tutto bene?», le chiese. La ragazza fissò il vuoto senza rispondere, poi come non fosse successo nulla si rimise sotto le coperte. Dylan fece una risatina, «che c'è? Non mi parli più adesso?». Vide Effy allungarsi nel buio con la testa. Spostò lo sguardo dall'amica alla cosa che stava fissando. Qualcosa di luminoso si alzava da terra e si scaraventò su di loro. Dylan d'istinto si spostò alzando il braccio per coprirsi il viso. Vide Effy coprirsi con le coperte e la bestia rimanere ferma sopra di lei con il muso rabbioso. Dylan di getto provò a prendere la sedia della scrivania accanto a lui e gettarla contro la bestia, ma sembrò mancarla. Così gridò ad Effy di non muoversi, sperando di ottenere l'attenzione dell'animale facendolo scendere dal letto. Effy invece sembrò non ascoltare l'amico perché si tolse le coperte dal viso e gridò alla vista dell'animale che l'attaccò. Dylan si buttò di peso sul letto per afferrare la bestia, ma si rotolò sull'erba bagnata. Di colpo si alzò per guardarsi intorno, per capire come fosse arrivato lì e capire dove fosse. Si trovava in una foresta. Sentiva la musica a palla farsi sempre più leggera. Un grido lo fece girarare di scatto. Un animale stava aggredendo qualcuno sotto di lui. Uscì un braccio umano sotto l'animale e lo infilzò con tanta forza sul fianco, facendolo correre via. Dylan riconobbe Effy come vittima dell'animale. Si buttò di peso accanto a lei, o almeno era quello che credeva di fare perché si ritrovò sull'asfalto. Riconosceva quella strada ma non capiva come ci fosse arrivato. Era la strada che prendeva sempre per arrivare a casa di Effy. Sentì un grido familiare e gli andò incontro capendo che era Effy. Solo che non veniva dalla direzione della sua casa, ma dalla parte opposta. Dylan corse velocemente verso le urla, fino a raggiungere una macchina parcheggiata sul bordo della strada. Vide una donna accucciata e le andò incontro. Sotto di lei c'era Effy che si divincolava e gridava. Dylan si scaraventò vicino la donna, prendendo Effy per le braccia, senza riuscire a fermarle. Le sue urla diventavano più profonde, come se non fosse lei a farle. Avevano un suono più forte e non umano. Effy aprì gli occhi di scatto, mostrando due grandi occhi gialli. Dylan, come la donna al suo fianco, si buttò di peso all'indietro, lasciando che l'amica si liberasse dalle loro prese e contorcendosi si alzasse in piedi, mutandosi in qualcosa che lasciò Dylan a bocca aperta. In poco tempo, quella cosa si scaraventó sulla donna, prendendola per la gamba e trascinandola nella foresta. Dylan sotto shock si alzò e corse verso di loro. Entrò nella foresta e le perse. Si guardò intorno, si trovava in mezzo alla foresta, senza essersi mosso più di tanto. Non c'erano più le grida della donna, ma un silenzio che lo fece rabbrividire. Tra gli alberi, vide una figura maschile camminare in tutta fretta e decise di seguirlo. Da lontano lo vide fermarsi, così, lentamente, si avvicinò per sentire bisbigli farsi più alti. L'uomo parlava. Dylan arrivò lì vicino troppo tardi per ascoltare ciò che stava dicendo. Altre urla catturarono la sua attenzione. Corse per vedere che a gridare era sempre Effy. Si trovava accasciata a poco più di due metri dall'uomo.
Impaurito dall'immagine che poco prima aveva visto dell'amica, Dylan si scaraventò accanto a lei, vedendo che l'uomo che poté vedere molto bene in faccia aveva l'aria di uno che non l'avrebbe aiutata. Vide l'uomo girarsi ed andarsene lentamente. Poi guardò in basso, verso Effy che si stava comportando esattamente come prima. Alla fine si trovò nella stessa situazione di prima. Davanti a lui non c'era più Effy, ma un enorme animale dal pelo bianco. Dylan non ebbe il tempo di spostarsi; l'animale corse lontano da lì senza far caso a lui. Dylan rimase lì sdraiato con il peso appoggiato sui gomiti a guardare con gli occhi spalancati immagini orribili che gli si mostravano davanti agli occhi. Il sudore gli copriva la faccia.
Si trovò nuovamente sdraiato com'era sul letto di Effy, sempre accanto a lei. Dylan si rilassò. Era tutto finito. Era stato solo un sogno. Si girò con gli occhi chiusi accanto all'amica. Li riaprì quando sentì qualcosa di bagnato sul viso. Non gli ci volle molto tempo a riacquistare la vista nel buio pesto della notte. Aveva il viso sporco di sangue. Sopra il letto c'era nuovamente l'animale che aggrediva Effy sopra di loro. Poi di nuovo Effy che infilzava l'animale che l'aggrediva nella foresta. Poi la donna che veniva trascinata via nella foresta da quello che era diventata Effy. Poi l'uomo che rimaneva fermo a fissare Effy che si contorceva. E di nuovo tutto da capo, continuamente. A volte Dylan coglieva particolari che la volta prima non aveva notato. Si sentiva frustrato a ripetere tutto ogni volta. Era stanco e spaventato. Cercava di chiudere gli occhi forte per uscire da quei sogni e tornare alla vita reale ma il cervello non lo ascoltava, perché ogni volta che riapriva gli occhi vedeva un'immagine terrificante davanti a sè. Voleva finirla. Scoppiò in un pianto disperato nel continuare a vedere l'amica soffrire e diventare un animale che squartava le persone. A volte riusciva anche a vedere involontariamente le scene prolungate. Vide l'animale fare a pezzi la donna e due lupi scontrarsi nella foresta. Dylan aveva solo voglia di scappare.

 Dylan aveva solo voglia di scappare

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