Il cielo si oscurò dopo poche ore. Thomas sentiva già la belva dentro di lui che lo graffiava per la fretta di uscire. Salì le scale e si fermò allo stipide della porta dentro la quale Effy era rimasta per tutto quel tempo. La ragazza guardava fuori dalla finestra polverosa. Chissà da quanto tempo era lì in piedi a guardare il tempo passare.
«È ora di andare», disse Thomas alla ragazza che si girò a guardarlo e dopo pochi secondi lo seguì. Scesero le scale per la stanza sotterranea; Boone era lì ad aspettarli, per aiutarli a incatenarsi.
«Senti qualcosa?», chiese Thomas ad Effy.
La ragazza non rispose, si limitò a mostrargli le mani sanguinanti. L'amico capì quanto Effy stesse lottando contro il lupo in quel momento.
Alle lune piene non tutti reagiscono allo stesso modo, non tutti si trasformano nello stesso momento. Quando la luna raggiunge il punto più alto, l'ultimo lupo si trasforma, il più forte, quello che resiste di più. Nell'arco di quel tempo invece gli altri si trasformano in momenti diversi, dipendendo dalle loro forze e da quanto riescono a respingere il lupo.
Effy si diresse all'estremità destra della stanza e Thomas andò all'estremità opposta. Boone si avvicinò ad Effy che era ridotta molto peggio di Thomas, poiché non era ancora abbastanza esperta nel trattenere la trasformazione. Prese tre delle catene che stavano a terra e la legò stretta al palo massiccio della casa.
«Come ti sembra?», le chiese, riferendosi alle catene.
«Stringi più forte», rispose a denti serrati mentre tratteneva un urlo di dolore. Boone la guardò o almeno cercò di guardare quel che riusciva a vedere tra i capelli che le coprivano il viso. La ragazza aveva la pelle sudata, gli occhi spalancati e i denti stretti ma ben visibili. Boone si scansò e andò verso Thomas che aveva già iniziato a incatenarsi e lo aiutò. Effy stava mollando il controllo al lupo, perché iniziò a contorcersi più che potè nella stretta delle catene e urlò con la voce che diventava sempre più disumana mentre le ossa si rompevano e si aggiustavano.
Quando Boone finì di legare Thomas, si alzò e si diresse di corsa verso le scale. Vide di sfuggita Effy che ormai era più lupo che se stessa e corse via, uscendo dalla casa. Tra i rami spogli degli alberi, la luna si mostrava tagliata in molteplici spicchi. Boone liberò la bestia che era in lui. Il suo processo era molto meno lungo e faticoso di quello che vedeva i suoi amici subivano. In poco tempo era rivestito di un folto pelo nero come il buio della notte che lo circondava. I sensi, che da quando era stato morso erano molto sviluppati, lo erano ancor di più nelle vesti di lupo. Gli odori, che da essere umano normale non si sarebbero neanche sentiti, erano quasi nauseanti. Riusciva a vedere a una distanza strabiliante e sentiva ogni singolo rumore riuscendo a distinguirli. Boone iniziò a correre. La sua velocità lo sorprendeva ogni volta sempre di più. Perlustrò gran parte della foresta, cercando di annusare un odore diverso da quello che continuava a sentire. Uscì dalla foresta e percorse la strada fregandosene della possibilità di essere visto. Corse. Corse e corse ancora. Si fermò quando si rese conto di star correndo nella direzione sbagliata, quella che aveva già percorso per arrivare fino a lì. In un attimo tutto quello che udiva si mutò: le macchine che lo oltrepassavano sull'asfalto non avevano più un suono. Un forte ululato aveva fatto arrestare qualsiasi altro rumore che lo circondava. Boone corse subito verso di esso. Arrivò a una distesa quasi completamente deserta dove l'unica cosa che riuscì a vedere fu una specie di caverna e un branco numeroso di lupi entrarvici. Vi corse incontro mischiandosi tra il branco. Boone si fece spazio tra i lupi che ululavano e si graffiavano per cercare di vedere cosa succedesse all'interno della caverna. Al centro vi era un ampio cerchio rivestito di un alto filo spinato che arrivava fino al soffitto. All'interno dieci lupi rabbiosi erano legati con catene alle zampe e al collo mentre si dimenavano infuriati cercando di liberarsi.
«Forza iniziate!», gridò un ragazzo dietro il filo spinato, dalla parte opposta di Boone. Era alto e muscoloso, con tatuaggi sparsi per il corpo che gli uscivano dalla canottiera sporca. Riccioli voluminosi gli scendevano sulle spalle. Posò lo sguardo su Boone accennando un sorrisetto e guardandolo con quei suoi occhi verdi vispi. Boone ricambiò lo sguardo aggressivamente, tirando fuori i denti e rizzando il pelo. Non conosceva il ragazzo, ma non gli piaceva quel suo sguardo nè nient'altro di quella situazione.
I lupi all'interno della gabbia continuavano con forza a dimenarsi. Uno di essi, il più grosso, spezzò la catena che gli teneva la zampa anteriore destra. Gli altri novi parvero diventare più aggressivi nella paura che il più grosso si liberasse. Così uno alla sinistra di Boone riuscì a liberare le zampe per proteggersi e attacare nel caso qualcuno gli fosse venuto addosso. Dall'altra parte un lupo morse le catene senza risultato. Ogni lupo cercò un metodo diverso per liberarsi. Infine dopo quasi mezz'ora, dove tutti i lupi erano riusciti a sganciarsi da diverse catene, uno dei lupi si liberò completamente. Era minuto rispetto agli altri nove. Si scaraventò addosso al lupo che vedeva essere più in difficoltà con le catene e lo attaccò con innaturale ferocia, finché non smise di ululare dal dolore. Boone osservò la scena schifato e sconcertato.
Il lupo fece fuori altri tre lupi, sempre con più difficoltà poiché ogni volta il prossimo era sempre più libero dalle catene per reagire. Andó contro il quinto ma quando fu lì lì per attaccarlo, questo si liberò completamente, graffiandolo profondamente in pieno petto, e con un solo graffio gli squarciò il cuore uccidendolo.
A quel punto i lupi furono tutti liberi. Si scannarono, si azzannarono. Fiotti di sangue coprirono il suolo quando uno di loro cadeva a peso morto. L'arena era diventata in poco tempo un campo di battaglia sanguinoso.
Otto lupi morti giacevano sul suolo, inerti. Due lupi erano ancora vivi e giravano in senso orario, uno dalla parte opposta dell'altro, mentre si guardavano minacciosamente e lanciavano sguardi di sfida, dell'ultima sfida.
Dopo non molto uno dei due lupi si lanciò verso il secondo, con gli artigli e i denti ben visibili. Il secondo lupo lo schivò e da dietro lo afferrò stringendogli la gabbia toracica che si frantumò come un cracker nella sua stretta. Il lupo, rimasto solo nell'arena, prese un gran respiro e ululò forte. I lupi che erano stati a guardare lo spettacolo ulularono di rimando, tutti tranne Boone e il ragazzo, che ovviamente non poteva ululare, anche se riportò il suo odioso sguardo di sfida a Boone.
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Premonitory Nightmare
WerewolfA volte si fanno sogni talmente surreali che poi è strano credere che abbiano influenzato la tua vita, cambiando chi sei. Un sogno che ha stravolto la vita di un'adolescente. Questa storia è in parte vera. L'ho voluta in parte modificare per non ren...