5/02/2015
Effy si svegliò con un forte mal di testa. La luce sembrava così forte. Ci mise un po' ad aprire gli occhi e a capire dove fosse, ma poi si vide intorno. Era sdraiata su un letto con addosso sola una lunga camicetta bianca. Sull'avambraccio aveva una fasciatura. Era ancora un po' stordita quando Dylan entrò con un vassoio. Chiudendosi la porta alle spalle posò velocemente il vassoio sullo scaffale vicino e si avvicinò al letto.
«Effy! Ti sei svegliata», la ragazza era ancora molto confusa per rassicurarlo che stesse bene. «Cos'è successo nel bosco?»
Effy si alzò delicatamente dal letto per mettersi seduta e per sbaglio si appoggiò con il peso del corpo sul braccio ferito. Fece una smorfia di dolore e si mise seduta bene, «sto bene Dylan, non allarmarti».
«Mi allarmo eccome», replicò arrabbiato, «sei letteralmente impazzita e sei fuggita nel bosco. Mi hai spaventato. Ti ho inseguita ma ti ho persa e quando sono tornato dagli altri ti ho vista svenuta in una pozza di sangue circondata da un gruppo di persone che non avevano idea di cosa ti fosse successo». Si sentiva la sua preoccupazione anche adesso che sapeva che stava bene. Le fece male vederlo ridotto in quello stato. Sin da quando erano due bambini non aveva mai visto così profondamente questo suo lato. Come un fratellone che si prende cura della sorellina che cade e si sbuccia il ginocchio. Le vennero gli occhi lucidi, e quando lui li vide smise di parlare. Infine si avvicinò ancor più a lei e disse «Mi dispiace Effy».
Effy lo guardò negli occhi e vide due grandi occhiaie nere sotto ad essi. Non era riuscito a dormire dopo la festa. Tutto quel tempo a preoccuparsi per lei, volendo sapere cosa fosse successo. Effy non potè assolutamente biasimarlo se si era comportato così. «Sono stata aggredita», rispose di getto, non riuscendo più a sopportare di vederlo così.
«Chi é stato, Effy?»
«Non ne sono sicura. Era tutto buio...», abbassò il tono della voce, come se qualcuno oltre a loro due potesse sentire quello che si stavano dicendo, «E' stato un animale».
«Un animale? Che specie di animale?»
Nel ricordare la scena Effy scoppiò in lacrime, «Un cane, forse, un lupo».
«Okay Effy, okay», disse per cercare di calmarla, «va tutto bene. Sei qui adesso. Sei salva».
Effy annuì e si calmò, o almeno fece in modo di provarci, sempre con gli occhi rossi e lucidi, «non lasciarmi sola. Resta con me».
«Certo», rispose accennando un sorriso di incoraggiamento. Poi si girò e prese il vassoio. Lo posò sulle gambe della ragazza. C'era un bicchiere di succo d'arancia, una brioche e una barretta di cioccolata. Effy sorrise e lo guardò. Vedendo che fissava il vassoio capì che era molto affamato e probabilmente quelle cose le aveva prese per lui perché pensava che non si sarebbe svegliata.
«Grazie Dylan, ma non ho tanta fame. Vuoi?», e gli offrì con un gesto della mano il vassoio.
Con un tono di voce sarcastico disse, «Beh, non possiamo di certo buttarlo», e afferrò la barretta di cioccolato. Risero rumorosamente.
Effy era entusiasta che lui fosse lì con lei e ancor di più che stesse bene. Quella notte ebbe tanta paura che l'animale attaccasse gli altri ragazzi nella foresta facendo probabilmente qualche vittima.
Dopo poche ore, ormai sicuro che stesse bene, Dylan si addormentò su una sedia vicino al letto. Si tenevano per mano. Effy era ancora sveglia e fissava le loro mani congiunte mentre ricordava gli strani avvenimenti di quella folle giornata. Inizialmente lo strano incubo, poi i segni sul braccio dove nel sogno era stata ferita, e infine l'aggressione. Quello che aveva sognato si era in parte avverato. La scena era un po' diversa ma c'era sempre la bestia che le graffiava l'avambraccio. Chiuse gli occhi, scacciando i pensieri. "Era stata solo una coincidenza", disse fra sè e sè. Voleva cercare di interpretare un sogno solo perché ne aveva l'occasione. Sbuffò. «Devo smetterla di vedere film horror prima di andare a dormire». Con quelle ultime parole dette al vento si addormentò.
Al suo risveglio era notte. Si alzò dal letto. Dylan era ancora seduto sulla sedia con gli occhi chiusi. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Il cielo era cupo. Nuvole lo ricoprivano, senza lasciare un pezzetto scoperto, senza lasciar vedere una stella. Gli alberi spogli rendevano la strada tetra. Era deserta. Prese la tenda per chiudere la finestra. Prima che lo facesse, qualcosa attirò la sua attenzione. Dal buio uscì la sagoma del lupo. Era completamente nero se non per due pallini gialli luminosi che gli facevano da occhi e che la fissavano. Sudava freddo. L'aria le mancò e cercò di acchiapparne tanta insieme fino a farla asmare. Cercò di chiamare Dylan con un tono di voce sempre più alto senza levare lo sguardo da fuori la finestra. Da dietro l'albero, un'altra figura si fece avanti. Una persona. Un uomo. A causa del buio non riuscì a cogliere i particolari. Vide solo questa figura nera avanzare verso il lupo mantenendo lo sguardo su di lei. Ormai vicini non sembravano essersi notati, perché continuarono a guardare la finestra dove Effy era affacciata. Spaventata chiuse la tenda e si girò verso Dylan. L'uomo era dietro di lei e le afferrò le braccia. Urlò e si dimenò.
Effy si svegliò. Aveva la pelle appiccicosa per il sudore. Era giorno. Guardò la sedia vicino a sè: era vuota. Dylan si era già alzato e se ne era andato.
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Premonitory Nightmare
WerewolfA volte si fanno sogni talmente surreali che poi è strano credere che abbiano influenzato la tua vita, cambiando chi sei. Un sogno che ha stravolto la vita di un'adolescente. Questa storia è in parte vera. L'ho voluta in parte modificare per non ren...