XIII - Change of mind

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Erano due giorni che erano in viaggio in macchina in cerca di un aiuto, ed erano due giorni che Effy cercava le parole adatte da dire a Dylan quando si sarebbe svegliato. "Perché lui si sveglierà", si ripeteva tra se' e se' Effy ogni tanto per darsi speranza. "Ne sono certa. Io, Thomas e Boone lo salveremo". Invece ogni giorno che passava faceva pensare a Boone e Thomas che non lo avrebbero mai salvato, anzi forse addirittura era già morto, ma non dicevano niente al riguardo.
La speranza di Effy era tutto in quel momento. Senza di quella sarebbero tornati indietro senza neanche pensarci.
«Ragazzi, oggi troveremo qualcuno. Sono ottimista», disse Boone al volante.
«E chi te lo fa credere?», chiese Thomas, distrutto dal lungo viaggio e affamato.
«Stasera c'è la luna piena. Riusciremo a fiutare qualcuno e a vedere dove si nasconde; e se siamo ancora più fortunati, dove si nascondono».
«Non possiamo certo ordinare al lupo di seguire un branco di lupi magari anche assassini. È il lupo che controlla stanotte», disse Effy annoiata.
Boone sbuffò, «e questa chi te l'ha raccontata?»
«Che vuoi dire?», chiese la ragazza.
«Niente», rispose secco da dietro Thomas, poi riferendosi direttamente a Boone disse, «solo tu ci riesci».
«Riuscire a fare cosa?», chiese Effy tirandosi su dal suo posto, finalmente incuriosita di qualcosa da giorni.
Boone, sempre guardando la strada, si avvicinò ad Effy, «io riesco a controllare il mio lupo nella trasformazione».
Effy fece un espressione del tipo "mi stai prendendo in giro" e chiese, «come fai?»
«Non lo so», disse Boone, «voi come fate a non farlo?», chiese con un sorriso in viso.
«Va bene. Quindi stasera mentre io ed Effy vagheremo in forma di lupo senza meta, tu cercherai qualche lupo e gli ululerai di aiutarci», disse Thomas girandosi i pollici ma cercando di formulare una battuta.

Per quella sera, Boone aveva trovato un posto perfetto per stare durante la trasformazione. Avrebbero impedito in qualsiasi maniera di sprigionare i lupi di Effy e Thomas per non creare problemi, quindi si portarono dietro le catene della macchina. Era una casa abbandonata tanto terrificante a vedersi quanto la era quella di Boone e Thomas. Entrarono dalla porta principale. Effy seguì Boone che si muoveva tra i corridoi come se conoscesse bene quella casa. Entrarono in un sotterraneo. Nella stanza non c'era nulla. Solo pali massicci che servivano a reggere il tutto.

«Voi starete qui per la notte», disse Boone, lanciando a terra le catene. Thomas ed Effy fecero lo stesso.

«Reggeranno?», chiese Effy, indicando prima le catene e poi i pali.

«Si spera», rispose Boone, «altrimenti domani mi toccherà cercarvi tra le macerie della casa».

Dopo una breve e inutile revisione della stanza vuota, Boone salì le scale uscendo dal sotterraneo.
Dopo quasi un minuto di scambio di sguardi tra Thomas ed Effy, il ragazzo si mosse arrivando alle scale. Non raggiunse neanche il terzo scalino che Effy lo chiamò, «Thomas!», si girò guardando Effy dall'alto verso il basso. La ragazza teneva gli occhi rivolti in basso, «non c'è modo di salvarlo. Lui morirà. Dylan... morirà».
Thomas scese lentamente i pochi gradini che aveva fatto e si avvicinò ad Effy, la quale continuava a non guardarlo in faccia.
«Che cosa ti prende?», chiese quando fu finalmente a poco più di cinque centimetri dal suo viso, guardandola sempre dall'alto verso il basso.
«Questa nuova vita è assurda, ma non così tanto assurda. Va bene che ci trasformiamo a ogni luna piena, va bene che divento un grosso lupo bianco, va bene qualsiasi cosa assurda di questa storia, ma addirittura questo! Io non ci credo. La storia del collegamento tra me e Dylan, i lupi che ci aiuteranno, noi che lo salveremo... Io non ci credo», sollevò gli occhi, mostrando due rubinetti chiusi ma pronti ad esplodere. Thomas non fu pronto a quella reazione. Non aveva mai visto una persona così triste. «I-io credevo di volerlo, credevo di esserne certa ma mi sono accorta che non è così. Voglio tornare indietro, ti prego», quella supplica fece cadere moralmente in una fossa profondissima Thomas che fino a quel momento era rimasto in piedi grazie alla speranza dell'amica. «Voglio tornare da Dylan, voglio stargli vicino, finché non si sveglierà. Io non posso aiutarlo con questa pagliacciata. Lui si sveglierà solamente con le sue forze e voglio stargli vicino se succederà».
Thomas non disse una parola. Rimase a guardarla finché Effy non andò via da quella stanza, dicendo, «ti aspetto in macchina».
«Aspetta Effy», disse con voce ferma, quando finalmente era riuscito a trovare una frase convincente, «fra poche ore si mostrerà la luna piena, è più sicuro rimanere qui per stanotte. Domani ti riporteremo da Dylan». Effy annuì leggermente e se ne andò. Thomas, dopo un'attenta riflessione su ciò che credeva fosse vero e ciò che non, corse su per le scale, alla ricerca di Boone. Lo trovò fuori la porta della casa, intento probabilmente ad ammirare il paesaggio.
«Effy non vuole più il nostro aiuto», gli riferì.
«Lo so», Boone si girò a guardare l'amico, «se stanotte riuscirò a trovare una soluzione la convinceremo a fidarsi di noi, altrimenti seguiremo la sua decisione di tornare a casa e rinunciare a salvare il suo amico».
Thomas si avvicinò a Boone e chiese, «quanto sei sicuro di questa storia? Insomma, del fatto che Dylan si sia veramente collegato ad Effy; non potrebbe essere semplicemente finito in una specie di coma?»
Boone scuotè la testa insistentemente leccandosi distrattamente il labbro, un po' seccato come se stesse per ripetere per la centesima volta la stessa identica cosa di sempre, «no Thomas, ne sono certo... e se mi fossi sbagliato, ma ne dubito fortemente, saremmo sicuri di aver fatto il possibile», accennò un sorriso che non aveva affatto l'aspetto di quello che voleva mostrare.

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