X - Eyes

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Effy si stiracchiò sul letto, soddisfatta di com'era andata quella nottata. Grazie alla compagnia di Dylan era riuscita a fare sogni tranquilli come non riusciva a farne da tanto tempo. Si girò con tutto il corpo verso Dylan, con un sorriso stampato in faccia.

«Hey», gli disse all'orecchio dolcemente per cercare di svegliarlo, «va bene, ho capito dormiglione», fece una risatina dopo aver visto che era ancora addormentato, «vado a prepararti la colazione».

Effy si alzò dal letto e uscì dalla stanza. Arrivò in cucina. C'erano i genitori di Effy, pronti per andare al lavoro, che facevano velocemente colazione.

«Ciao tesoro», disse la madre dopo un sorso di caffè.

Effy alzò il braccio accennando un saluto e un sorriso. Aprì il frigorifero e prese una bottiglia di succo d'ace. Prese un vassoio dove appoggiò due bicchieri d'ace e due brioche. Salì con il vassoio in camera. Dylan stava ancora dormendo beatamente sul letto di Effy. Effy si sedette sulla sedia, immersa in pensieri felici nel pensare che si sarebbe sfogata e si sarebbe levata parte del peso che portava. Naturalmente aveva anche paura di come l'amico avrebbe reagito a tutto ciò, ma in quel momento Effy era felice, alla paura avrebbe pensato più tardi. Rimase lì in attesa, guardando l'amico dormire.

Più tardi, stufa dell'attesa, Effy si alzò e si sedette sul bordo del letto. Iniziò a muovere Dylan prima delicatamente ma poi più velocemente e con più insistenza perché non si svegliava.

«Dylan!», insisté. Lo prese per le spalle e con il peso del corpo lo sbatacchiò. Non si muoveva ancora. Effy mise l'indice sotto il suo naso per sentire se respirava. Era apposto. Incapace di fare nient'altro lo prese a schiaffi in faccia, ma niente. Si morse il labbro inferiore e pensò a cosa fare. D'istinto prese il telefono e compose il numero di emergenza.

L'ambulanza arrivò prima di quanto Effy si immaginasse e lo portò via. Effy entrò nella vettura insieme all'amico. Era nervosa. Che cosa gli era successo? Come aveva fatto a non accorgersene prima? Per tutto il viaggio Effy non fece che guardarlo e accarezzargli la guancia nella speranza che si svegliasse col suo tocco. Quando arrivarono all'ospedale portarono via Dylan per degli accertamenti, lasciando Effy a forza fuori dalla stanza. Un'infermiera si avvicinò alla ragazza preoccupata e le fece alcune domande su Dylan prima che finisse in quello stato per capire la dinamica e le possibili cause. Finite le domande l'infermiera si allontanò ed Effy poté percepire un po' di confusione nei suoi occhi. Effy si sentiva così inutile in quel momento. Con le mani fra i capelli e il fiato mozzo si sedette. Gli occhi lucidi le impedivano di vedere bene la cartella appesa davanti alla porta della stanza dov'era entrato il suo amico. Su di essa c'era scritto il nome di Dylan con sotto ancora lo spazio libero per i dettagli su di lui. I pensieri di Effy schizzarono da una parte all'altra per cercare di capire perché fosse successo tutto, ma ciò la fece sentire ancora peggio. Sentiva di dover aiutare Dylan, ma non capiva come. Con il viso tra le gambe e le braccia intorno ad esse si isolò, facendo finta di non essere lì, in ansia per l'amico, di non vivere quella vita che in qualche modo stava iniziando ad affascinarla. Un braccio le avvolse la schiena, afferrandole la spalla. Effy alzò la testa per vedere che a confortarla c'era Thomas. Effy aveva le guance rosse e gli occhi gonfi dal pianto che stava evitando di lasciare uscire.

«Tu che ci fai qui?», chiese bagnandosi le labbra secche con la lingua.

Thomas la guardò con gli occhi tristi, tenendola sempre stretta nel suo abbraccio. I due visi erano vicinissimi. Thomas con la testa chinata di lato rispose a bassa voce, quasi in modo che solo lei potesse sentire, «ho visto cos'è successo».

«Come?», rispose Effy, più intristita che confusa.

«Ti ho sentita piangere, e quando sono arrivato davanti casa tua c'era l'ambulanza», disse ed Effy riuscì a sentire nella sua voce la preoccupazione che aumentava, «avevo paura che ti fosse successo qualcosa, ma poi ti ho vista salire incolume nell'ambulanza».

Premonitory NightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora