Thomas ed Effy aspettarono in un silenzio imbarazzante l'arrivo di Boone. Effy era ancora arrabbiata perché nessuno le riusciva a dare notizie certe sulle condizioni di Dylan e perché non la facevano entrare a vederlo di persona.
Boone svoltò l'angolo e appena li vide alla fine del corridoio seduti a fissare la porta, gli corse incontro.
«Ragazzi, che succede?», chiese.
Thomas si alzò riferendogli ciò che era successo a Dylan, poi aggiunse, «non sappiamo che sia successo a Effy», la indicò, «i suoi occhi...».
Boone si chinò verso la ragazza per guardarglieli. Non sembrava spaventato o confuso. Anzi pareva sapesse esattamente cosa fosse successo e comprendere il significato di ogni cosa.
«L'hai combinata davvero grossa», Effy a quelle parole distolse lo sguardo dalla porta e lo guardò negli occhi come se solo in quel momento si fosse accorta della sua presenza.
«Cosa vuoi dire?», disse a Boone ma guardando Thomas.
Boone si sedette accanto ad Effy e Thomas fece lo stesso per sentire meglio cosa avesse da dire.
«Sei stata con Dylan prima che finisse in quelle condizioni, giusto?», Effy annuì.
«Avete avuto un rapporto di qualche tipo?», la ragazza lo guardò stranita.
«Vuoi dire se abbiamo fatto sesso?», chiese.
«Anche; un bacio, qualcosa che vi ha legati». Effy, incapace di capire dove Boone stesse cercando di arrivare, si limitò a scuotere la testa.
«No, abbiamo parlato, ma cosa c'entra questo c-».
«Che vi siete detti?», chiese Boone senza lasciarla finire di parlare.
«Niente di che, in realtà», Effy abbassò lentamente la voce ricordando la sera prima, «poi si è addormentato e io... Gli ho parlato nel sonno, ma non capisco questo cosa c'entri con tutto questo», disse velocemente l'ultima frase.
«Effy», scandì bene Boone, «devi dirmi cosa gli hai detto, potrebbe essere molto importante».
Lanciando le braccia per aria, Effy disse, «gli ho semplicemente detto che quando si sarebbe svegliato gli avrei raccontato tutto».
Thomas spalancò gli occhi, «ti avevo detto che non potevi farlo».
Boone lo azzittì con un gesto della mano e si rivolse ad Effy tranquillamente, «Effy, hai creato un legame con Dylan ieri sera. Non so come tu abbia fatto, succede raramente e di solito accade tramite rapporti intensi di vario tipo, non con parole».
«Come fai ad essere certo di quello che dici?»
«Dylan in coma, i tuoi occhi... Sono dei segnali di ciò che è successo».
«È una cosa grave?»
«Potrebbe»
Effy a quelle parole fece un respiro affannoso con la testa rivolta verso il soffitto. Avrebbe voluto sentire risposte certe e invece nessuno sapeva come stessero realmente le cose.
«Da cosa dipende?»
«Prima si sveglia e meglio è. Se rimanesse in questo stato a lungo potrebbe anche morire, ma questo dipende da lui».
Effy fissò la porta dietro la quale c'era il suo migliore amico; sentiva il mondo sprofondarle addosso. Morire. Quella parola le sembrò così falsa e lontana, come se non potesse toccarla, come se non facesse parte del suo vocabolario.
«In questo momento il tuo amico sta vivendo i tuoi peggiori incubi, pensieri o fatti che ti hanno segnata negativamente».
«Ma perché...», chiese Effy.
«È una cosa che succede; alcuni lupi riescono ad avere più autocontrollo sui loro poteri».
«Ma che cazzo di potere è questo?», chiese con i denti stretti e il cuore che impazziva tra la rabbia e la tristezza.
«Non lo so, Effy. Ho poca esperienza in più di te e Thomas, ma ne so quasi tanto quanto voi due su queste faccende».
Effy sembrò non sentire più quello che Boone le stava dicendo, «Allora cosa devo fare?»
«Come?»
«Come posso aiutarlo?», disse indicando la porta davanti a loro.
«Non lo so, ma lo scopriremo. Noi tre ne verremo a capo, sperando che intanto il tuo amico non si faccia uccidere ma trovi un'uscita», disse stringendole la mano sudata.
Thomas le fece un sorriso ed Effy, anche se non era dell'umore adatto, ricambiò.
La porta si aprì. La donna che uscì fece cenno ad Effy di avvicinarsi, e in meno di un secondo Effy si era alzata ed era andata a sentire cosa volesse. L'infermiera aveva dato il permesso a lei, Boone e Thomas di vedere Dylan. Effy non sapeva quale sentimento predominasse in quel momento: la felicità di rivedere finalmente il suo amico, il timore di vedere in che condizione si trovasse, la rabbia verso di se' e verso quello che gli aveva fatto. Non le importò, aprì la porta ed entrò velocemente, avvicinandosi al letto di Dylan.
La pelle era pallida. Nonostante il coma, il ragazzo si agitava e sussurrava parole incomprensibili che spaventarono Effy. Si avvicinò e si sedette sul letto, accanto al ragazzo. Gli prese la mano e gliela strinse. Chiuse gli occhi più forte che riuscì sentendo le lacrime bruciarglieli. Sentì una stretta sulla spalla. Aprì gli occhi e alzò lo sguardo sopra la spalla destra. Boone le stava stringendo la spalla in segno di conforto. Dall'altra parte, Thomas assisteva la scena con il viso triste, comprensivo verso quello che Effy stava passando. La loro compagnia la fece sentire più al sicuro. Riusciva a sentire che ce l'avrebbero fatta. Ora era sicura che insieme avrebbero trovato un modo per salvare Dylan.
Effy riportò lo sguardo e l'attenzione su Dylan. Il ragazzo si stava pian piano rilassando; ciò fece rilassare anche Effy che sorrise.
«Che succede? Si sente meglio?», chiese.
«Il corpo è rilassato, sarà per la tua presenza, ma la mente no. Sta ancora vivendo i tuoi incubi».
Effy lasciò la mano di Dylan e si alzò, tirandosi i capelli dalla cute.
«Perché non posso salvare nessuno? Perché?», si muoveva frettolosamente da una parete all'altra. Non voleva piangere, si costrinse a non farlo. Ultimamente non faceva altro che versare lacrime. Voleva essere forte, sentire di potercela fare, per Dylan. Thomas l'avvolse nelle sue braccia ed Effy sentendo quel calore e quell'affetto non poté far altro che calmarsi. Fece profondi respiri e sentì la gola bruciargli.
«Va meglio?», domandò.
Effy annuì, «grazie».
Entrò l'infermiera di prima, chiedendo loro di uscire. I tre ragazzi obbedirono.
«Da dove iniziamo?», chiese Effy all'unisono.
«Chiederemo agli altri?», disse Boone.
«Gli altri?»
«Si. A lupi più lupi di noi», rispose con un largo sorriso, come se avesse fatto una battuta che solo lui avesse capito.
Insieme raggiunsero una Range Rover nera lucida. L'auto era di Boone e il ragazzo si mise al volante. Accanto a lui si sedette Effy mentre Thomas si mise di dietro al sedile centrale.
«Allora...», disse Effy allungando di molto la O, «dove sono questi lupi esperti?»
«Non ne ho la più pallida idea».
Effy rise rumorosamente, «scherzi vero?»
Boone non parlò. Effy si girò verso Thomas che in cambio si strinse nelle spalle.
«Scusa e dove pensi di portarci?», chiesi tornando a guardare il guidatore.
«Coraggio illuminami se hai un'idea migliore per salvare il tuo amico!»
Effy non parlò e con il broncio si girò verso il finestrino cercando una qualsiasi altra soluzione per trovare un branco di lupi mannari. Ma non le venne in mente nulla.
Viaggiarono per chilometri senza meta.
«Come facciamo a sapere chi è un lupo mannaro?»
«Quando lo incontreremo lo capirai», disse Thomas da dietro.
Passarono una giornata intera in macchina. Effy non aveva la più pallida idea di dove fossero finiti e non aveva neanche voglia di chiederlo. Era stanca, ma non voleva dormire. Aveva bisogno di trovare quel lupo e sapere come salvare il suo amico. Dopo averlo salvato avrebbe potuto riposare. Le palpebre le cedettero e lei cercò di reprimere il sonno in qualsiasi maniera, ma non ci riuscì. Cinque minuti dopo si trovava già nel mondo dei sogni, o meglio dire degli incubi.
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Premonitory Nightmare
WerewolfA volte si fanno sogni talmente surreali che poi è strano credere che abbiano influenzato la tua vita, cambiando chi sei. Un sogno che ha stravolto la vita di un'adolescente. Questa storia è in parte vera. L'ho voluta in parte modificare per non ren...