Com'era tornare se stessi? Effy non lo sapeva; entrambi le notti in cui si era trasformata aveva perso coscienza prima di tornare al suo stato originale, prima di scoprirlo. Magari era sempre lo stesso processo doloroso della trasformazione in licantropo solo che a soffrire non era lei ma l'animale stesso. O forse era come una magia e in pochi secondi tornava ad essere se stessa senza neanche accorgersene.
Effy si girò di lato, guardando tra l'erba alta e sollevò di poco la mano per vedersi il palmo sporco di terra, come d'altronde tutto il resto del suo corpo nudo. Era stanca di quella situazione, stanca di doversi svegliare ogni giorno nascondendo un segreto così grande e neanche avere la fortuna che tale segreto fosse bello. Sembra assurdo che dopo solo pochi mesi si trovava a pensare così quando avrebbe dovuto passare il resto della sua vita in quel modo.
Effy si alzò stancamente e infreddolita dallo strato d'erba che la circondava e andò a prendere il suo zaino dove aveva messo alcuni vestiti per coprirsi. Fortunatamente essendo sabato poté tornare a casa a dormire senza la preoccupazione della scuola. Non volendo aspettare tutta sola a quell'ora l'autobus, iniziò ad incamminarsi verso casa a piedi. Era talmente stanca da non avere neanche la forza di pensare alla notte passata. Arrivata a casa si buttò di peso sul letto senza togliersi scarpe o il resto. Teneva la testa sprofondata nel cuscino, il viso schiacciato sulla fodera senza sapere come riuscisse a respirare. Con le braccia aperte abbracciava il materasso e teneva i piedi penzoloni fuori dal letto. Il cellulare squillò ma ad Effy non interessò neanche vedere chi fosse, rimase immobile com'era aspettando che la suoneria si spegnesse. Il cellulare insistette a lungo ma poi si fermò prima che Effy gli scaraventasse qualcosa addosso. Poco dopo ricominciò a squillare; stessa storia. Poi squillò di nuovo e ancora un'altra volta fino a che Effy con tutta la buona volontà si scaraventò giù dal letto e a gattoni raggiunse la borsa dove teneva il cellulare.«Pronto», disse senza neanche aver visto chi la chiamasse.
«Ciao Effy, ti disturbo?», chiese il tizio dall'altra parte del telefono.
«No», rispose ironicamente, «forse, dipende, chi sei?».
«Ehm... sono Dylan».
«Allora vaffanculo... stavo dormendo», disse stiracchiandosi ancora un po' insonnolita, «cosa c'è?»
«Niente di che; volevo solamente sapere se oggi volevi uscire», era stranamente impacciato rispetto alle altre volte in cui con menefreghismo e ironia le parlava.
«Non potevi inviarmi un semplice messaggio? Mi hai chiamata per ben cinque volte insistentemente alle...», allontanò il telefono per guardare l'orologio dallo schermo del telefono «o cazzo sono già le due di pomeriggio?»
«Si, lo so, ma grazie dell'informazione; comunque che pensi di fare, dormirai tutto il giorno o hai deciso di uscire con me?»
Non pensandoci neanche rispose che sarebbe uscita anche se era molto stanca.
Un'ora dopo arrivò Dylan a casa e insieme passeggiarono fino ad arrivare alla piazzetta dove solitamente andavano quando non sapevano dove stare. Parlarono di scuola, specialmente di ragazzi e ragazze interessanti. Dylan parlò la maggior parte del tempo di Holland, una ragazza di cui aveva una cotta da quando era piccolo ma con cui non aveva scambiato più di un saluto. Effy gli raccontò invece di Boone, di come l'aveva incontrato e della sua storia. Dopo aver fissato attentamente l'amico che continuava a guardare la gente che passava, Effy decise di volergli raccontare dei suoi sogni, e magari accennargli vagamente anche qualcosa di soprannaturale per capire se fosse il caso rivelargli tutto.
«Ehm Dylan...», aspettò che l'amico si girasse per chiederle cosa volesse, ma era concentrato su qualcos'altro. Infatti proprio in quel momento si avvicinò un gruppo di ragazzi, molti dei quali Effy riconobbe come compagni di scuola. Tra la moltitudine di ragazzi Effy intravide Boone; era inquietante come la fissava. Dylan fece un cenno con la mano ad Effy per farla azzittire e poi si alzò per entrare nella massa di ragazzi alla ricerca di Holland. Effy invece aspettò lì seduta mentre Boone si allontanava dal flusso di ragazzi e si avvicinava a lei. Si sedette, sempre fissandola. Era strano, poiché l'ultima volta era stata lei a fissarlo intensamente mentre lui non l'aveva degnata di uno sguardo.
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Premonitory Nightmare
WerewolfA volte si fanno sogni talmente surreali che poi è strano credere che abbiano influenzato la tua vita, cambiando chi sei. Un sogno che ha stravolto la vita di un'adolescente. Questa storia è in parte vera. L'ho voluta in parte modificare per non ren...