Fine dei giochi

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Kyler

Per tutta la mattina ho evitato Nicole, vorrei non averlo fatto.
Dagli altoparlanti la voce robotica ci comunica "Abbiamo avvertito la polizia, mettetevi al riparo, chiudetevi nelle aule o recatevi in giardino". Tutti i corridoi sono adesso deserti, anche nelle aule sembra che non ci sia più nessuno, tutti si sono messi in salvo scappando all'aperto e pregando nell'intervento della polizia.
Trovo Leila quasi subito e grazie al cielo sta bene <<Nicole non è con te?>> chiedo a mia sorella, <<No, ci siamo viste poco prima dello sparo, so che stava andando a lezione nell'aula del professor Smith al secondo piano, non avrei dovuto lasciarla sola, mi dispiace>> mi risponde in lacrime e in preda all'ansia gira il capo in tutte le direzioni sperando di scorgerla da qualche parte tra la folla e anch'io sto mettendo a fuoco tutti i visi.

Ma lei non c'è.

  Avrei dovuto insistere di più con lei, non me ne sarei dovuto andare via.
Sta soffrendo non solo per la sua di vita, adesso deve portare anche il peso dei problemi miei e di Leila e io non le sono stato accanto come meritava. Mi sono arreso al primo confronto, non credevo di riuscire a provare tutto questo dolore per una ragazza e questo mi ha spaventato così tanto da farmi scappare senza neanche guardarla negli occhi.
Nicole non immagina nemmeno il potere che ha su di me, farei di tutto per lei, anche cantare Barbie girl in macchina a squarciagola se solo questo la rendesse felice. 

<<Scatta la segreteria>> mi avverte Leila con il telefono in mano, capisco che c'è solo una cosa da fare e prima che qualcuno possa fermarmi scatto verso l'ingresso e ignorando le urla di mia sorella che mi prega di non fare cazzate entro nell'androne dell'edificio.
Mi muovo lentamente, chiunque abbia con sé una pistola potrebbe trovarsi ancora qui dentro, vado in direzione delle scale per salire al secondo piano dato che Nicole probabilmente è lì, spero si sia nascosta in aula, ma appena poso il piede sul primo gradino per poco non scivolo, mi aggrappo al corrimano e ritorno in equilibrio, quando abbasso lo sguardo vedo del sangue e mi assale il panico.

Non può essere lei.

Ti prego fa che stia bene.

Seguo la scia di sangue che mi conduce in biblioteca, entro e non c'è più nessuna traccia <<Nicole!>> inizio a urlare incurante del fatto che un potenziale serial killer potrebbe sentirmi, guardo sotto ogni tavolo e dietro gli scaffali, sto per perdere le speranze poi però sento dei singhiozzi <<Nicole?>> svolto nell'ultimo corridoio e sotto la sezione "Gialli" finalmente la trovo.
<<Kyler, aiutami>> ha il respiro affannato e piange a dirotto, è pallida in viso e si tiene un pezzo della manica della camicia premuta contro la coscia <<Ci sono io lucciola, tranquilla, fammi solo vedere se è grave>> tengo la mano sospesa sopra la sua e aspetto un qualsiasi cenno prima di avvicinarmi, voglio che si fidi di me, quando caccia la sua mano, con delicatezza sollevo il pezzo di stoffa imbevuto di sangue. Non sembra troppo grave, il proiettile deve averla presa di striscio, è un taglio che necessita di qualche punto ma per fortuna non l'ha presa in pieno e non ha il proiettile conficcato nella carne <<Tranquilla, adesso ti prendo in braccio e usciamo da qui d'accordo? Non è niente tranquilla>> Nicole sgrana gli occhi e scuote la testa velocemente <<N-no ho paura, è ancora qui, ti prego>> mi siedo accanto a lei, mi sfilo la maglietta e dopo che la strappo gliela lego stretta intorno alla coscia così da fermare l'emorragia <<Chi è ancora qui?>>
Nicole è terrorizzata, le appoggio un braccio sulle spalle e la porto vicino al mio petto <<Respira con me lucciola>> prendo generose boccate d'aria e le rilascio lentamente, lei mi segue e sembra calmarsi, nel frattempo con una mano mando un messaggio a Leila per avvertirla che stiamo bene e siamo bloccati in biblioteca.

<<Thomas. È stato Thomas Bland. L'ho visto>> le parole di Nicole mi spiazzano, mi lasciano a bocca aperta e non riesco a capacitarmi di come, almeno all'apparenza, uno studente modello come lui, con una borsa di studio sportiva, possa aver mandato all'aria tutta la sua vita.
<<Ne sei sicura? Cosa hai visto?>> scoppia a piangere e tra un singhiozzo e l'altro riesce a dirmi <<Stavo andando a lezione,l'ho visto in cima alle scale, ha alzato una mano per salutarmi e mentre mi stavo avvicinando a lui per ricambiare il saluto mi ha sorriso in un modo terrificante, ho visto che aveva una pistola in mano... poi è stato tutto così confuso e veloce, la campanella è suonata, c'erano tante persone e ho solo sentito due spari e un dolore lancinante, mi sono trascinata fin qui perché era il posto più vicino alle scale e non volevo rimanere confinata al piano superiore>> la abbraccio e le accarezzo la schiena per confortarla mentre con la mano libera invio un messaggio a Malok "Thomas Bland, ha una pistola".

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