Andrea non ricordava quanto facesse male lasciarsi con qualcuno. Si chiede se è mai stata davvero male per qualcuno o se, in realtà, è questo quello che si prova quando ti spezzano il cuore.
Probabilmente nelle sue passate relazioni era stata talmente male durante da non starci poi così male una volta finita.
È l'unica spiegazione.
Adesso, mentre ascolta due tizi parlare e parlare e parlare di uno stupido volantino riguardo uno stupido evento a cui non ha prestato minimamente attenzione, si rende conto che non sopporta né loro né nessun altro.
Tutto quello che dicono non ha importanza... pensandoci meglio: niente ha importanza.
«No è che Paola preferiva il giallo», dice uno.
Andrea decide di accendere il cervello per un paio di minuti, giusto per capire cosa sta succedendo.
«Vabbè ma che ti frega di Paola, devi fare le cose per come le vuoi fare tu», risponde l'altro. «Dille che hai scelto il giallo solo per farla contenta.»
Andrea inarca un sopracciglio.
Il secondo si gira a guardare Andrea e, in un gesto che a modo suo avrebbe dovuto essere ammiccante, si mette poeticamente la mano a sorreggere il mento.
«Sapete come siete voi donne, no?»
Andrea accenna un sorriso. «No... mi dica: come siamo?»
Andrea si chiede che espressione abbia in viso, visto che il tizio indietreggia fino a finire contro la spalliera della sedia; l'altro è contento di non essere incluso nella conversazione.
«Dico che ogni tanto la gente va un po' presa in giro, no? Perché ti portano a un punto in cui devi per forza prenderle in giro.»
«Quale... punto?»
«Possiamo parlare dei volantini?»
«No», risponde secca Andrea. «Parliamo di questo punto», riprende. «Perché partiamo dal presupposto che dobbiate per forza mentirci?»
Elena entra trafelata in ufficio: sa che Andrea non è dell'umore per poter affrontare i clienti e spera di non perderli per colpa del suo brutto carattere.
Un sorriso di circostanza si fa largo sulle labbra di Elena. «Andrea. Faccio io.»
«Siete voi i bugiardi che non avete le...»
Elena si fa più vicina ad Andrea e le poggia delicatamente una mano sulla spalla. «Andrea, per favore, eh?»
«No!» esclama. «Vorrei che capissero che non siamo noi il problema, ma sono loro!»
«Andrea!» la richiama duramente Elena. Poi, la tira per il gomito. «Perché non ti prendi il resto della giornata libera?»
Andrea schiocca la lingua: la scenata a lavoro le mancava.
Andrea si sente ubriaca: la testa piena di cotone, le orecchie tappate in una bolla. I suoi vestiti iniziano stranamente a pungerle addosso e vorrebbe levarsi i capelli scompigliati davanti al viso.
Elena, i due clienti e Michele la guardano come se fosse, per l'appunto, una scimmia uscita fuori dal circo.
Ci manca solo che perda il lavoro a causa di Lorenzo!
«Elena...»
Elena fa un gesto con la mano. «Non ora, Andrea...», le sorride ancora. «Va' a prendere un poco di aria fresca, che dici?»
Andrea afferra svogliata la giacca ed esce.
Sa che sono appena le tre del pomeriggio ma vorrebbe ubriacarsi.
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Scriverò di t͟e͟
Romance"Scrivere. Chi ha mai scritto? Io, da piccola. In uno di quei momenti in cui in un giornaletto in edicola trovai in regalo un diario col lucchetto di Barbie e decisi che da quel momento in poi avrei raccontato la storia della mia vita su quelle pagi...