«La tratti sempre male.»
«Naa... ci vogliamo bene.»
Andrea lo guarda, vagamente divertita. Lui scoppia a ridere. «Non riesco a non ridere mentre lo dico, scusami», continua, tra le risate.
L'amica gli lancia un cuscino. Poi, con l'indice sfiora la sottile ciocca di capelli che penzola giù sulla fronte di Alessandro.
«Secondo te mi sta male? La treccia...»
Ale solleva la mano dal suo fianco e sfiora la treccia alla sua destra, se la rigira un po' attorno all'indice e ne esamina la consistenza liscia e spessa.
«Non ti sta male, no...»
Andrea, imbarazzata e con le orecchie che già stanno diventando rosse, si schiarisce la gola.
«Che ci mangiamo?» domanda lui, cambiando tono.
Andrea si alza dalla sua posizione. Ale la guarda cercare il telefono tra i cuscini del divano: le sue gambe lunghe sono fasciate da un paio di leggings, la sua felpa corta scopre giusto una strisciolina di pelle appena sopra il suo sedere...
«Ordiniamo sushi d'asporto?»
«Per me, basta che non ordiniamo quel cibo di merda che fa Lorenzo, va bene tutto...» torna a concentrarsi sul libro. «Scegli tu per me, sai cosa mi piace.»
Andrea ricorda la prima volta in cui lei e Ale andarono al bar di Lorenzo. Era stata lei a insistere e lui, come sempre, le aveva detto di sì.
Continuavo a guardarmi attorno: non era cambiato affatto dalla prima e unica volta in cui ci ero stata con Maya, quando Lorenzo mi aveva chiesto il numero...
Sulla superficie lucida, accanto ai menu, c'erano ancora un paio dei volantini fatti da me. Era probabile che Lorenzo li avesse fatti ristampare.
Non avevo più visto Lorenzo e così, stupidamente, usai la scusa del bar nuovo per trascinarci Ale.
Che stupida.
Afferrai un volantino e lo sventolai davanti al naso di Ale che lo afferrò per dargli una lettura veloce.
«Fatto tu?» chiese.
Annuii. «Ti piace?»
«Sì. Sei stata brava. Merito tuo se ci sono tutte queste persone» dice, mentre si guarda attorno. «Io sto ancora aspettando che prendi il Dottorato e diventi insegnante universitaria», mi sfidò.
Quello era un sogno che avevo e che tutt'ora ho nel cassetto. Purtroppo, non sono riuscita a realizzarlo.
«Sai che non accadrà.»
Ale scrollò le spalle. «Però è quello che vuoi. Sei sprecata lì.»
Questa conversazione esce fuori da tempo e va avanti anche oggi. Io tiro da un lato e Ale dall'altro solo perché, dice lui, vorrebbe che facessi qualcosa 'di più.'
«Possiamo non parlarne almeno stasera? Godiamoci questo... posto.»
La musica era fin troppo alta e lontana dai miei gusti.
Il bar di Lorenzo mi ha sempre dato l'idea di aspirare a voler essere un milione di cose senza concluderne nemmeno una: la musica jazz, l'arredamento moderno, fumi di incensi dall'odore nauseante a coprire l'odore di cibo, un misto tra fast-food e cucina gourmet...
«Che c'è?» chiesi ad Ale.
«Quanto odi questo posto da uno a dieci?»
Distolsi lo sguardo. «Non lo odio...»
STAI LEGGENDO
Scriverò di t͟e͟
Romance"Scrivere. Chi ha mai scritto? Io, da piccola. In uno di quei momenti in cui in un giornaletto in edicola trovai in regalo un diario col lucchetto di Barbie e decisi che da quel momento in poi avrei raccontato la storia della mia vita su quelle pagi...