Il paesino in cui vive Andrea non offre molti svaghi. Uno è sicuramente il mare; poi, ci sono solo quattro bar che possono ospitare dei giovani. Due dei quattro posti che erano vagamente passabili sono ormai off-limits perché sono rispettivamente il bar di Lorenzo e il bar vicino a quello di Lorenzo in cui Andrea non vuole passare nemmeno per sbaglio, tralasciando quella volta in cui ha guardato fuori dalla vetrina del Pezzo Forte come un cane abbandonato.
Ciò significa che rimangono due bar: uno in cui si va a vedere le partite di calcio e uno passabile, ovvero quello in cui si trovano adesso Andrea e Maya.
Infine, nota a margine, c'è anche la discoteca che è però alle porte del paese, all'uscita dall'autostrada. Lì, Andrea e Maya non ci vanno quasi mai.
C'è pochissima gente in giro. La temperatura mite ha concesso alle due di sedersi fuori: le tovaglie di stoffa sono mosse dal vento, così come le lanterne giallognole che penzolano dal soffitto assieme a qualche pianta rampicante.
Andrea ricorda l'ultima volta in cui è stata in questo bar, con Lorenzo. Quel ricordo, però, non è ancora pronto ad essere visitato.
Andrea beve un sorso di Coca-Cola che le gela il naso e la fronte. Scuote la testa nel vano tentativo di liberarsi della fastidiosa sensazione.
Maya ha incontrato un vecchio compagno di classe che, dice lei, quando erano più piccoli la prendeva sempre in giro per come acconciava i capelli. Oggi, ci ha provato con lei senza averla riconosciuta e lei, tutta contenta, si sta prendendo la sua dolce rivincita.
La sua rivincita, però, ha per forza di cose costretto Andrea a rimanere sola coi suoi pensieri, cosa che in generale non fa bene e non fa bene soprattutto adesso che non fa altro se non pensare a Lorenzo.
Che novità, no?
Così, Andrea Fiore tira fuori il cellulare e inizia a scrivere sulle note.
Dopo la plateale sceneggiata floreale, non ebbi notizie di Lorenzo per circa una settimana.
Passavo le mie giornate a fissare il telefono. Non riuscivo a separarmene e lo tenevo costantemente vicino al Wi-Fi, o più in generale dove ci fosse campo pieno nel 'caso in cui mi scrivesse'.
Non era sano. Me ne rendo conto adesso anche se, ai tempi, sembrava la cosa più sensata da fare.
Seduta sul divano, continuavo a buttare l'occhio sul telefono nella speranza di ricevere un messaggio.
«Che cosa fai?» chiese Maya, che mi vide col corpo buttato sul divano e il collo a sporgere verso il tavolino.
«Niente.»
«Se... vabbè», Maya si avvicinò al divano. «Ti mando un video su What's App che devi vedere»
«Non puoi farmelo vedere dal tuo telefono?» risposi, scocciata.
«No perché sto messaggiando con Rosy e perdo tempo», mi disse, sbrigativa. «Te lo mando.»
Sospirai.
Eccola lì, la notifica di What's App. Di Maya.
Imprecai.
«Non chiama, vero?»
Non risposi. Ma non rispondere, comunque, è come rispondere, giusto?
«Tu gli hai scritto?»
Imbarazzata, annuii.
«Ha visualizzato?»
«Non ha il visualizzato.»
«Brutto segno.»
Scattai a sedermi sul divano. «Perché?»
«Chi non ha il visualizzato, di solito, non vuole farti sapere che cosa fa al telefono.»
«Ma no... non è così...», improvvisai. «Ale non ce l'ha.»
Ricordo l'occhiata di pura rassegnazione che Maya mi rivolse quel giorno. Il classico: 'cosa devo fare con te?' che le fece scuotere la testa e abbassare gli occhi verso il pavimento senza guardarlo veramente.
«Non mi ha risposto, comunque... si vede che non vuole parlare con me. Sono troppo noiosa e... e brutta...»
«Come darti torto, Andrea... come darti torto...»
Mi dissi che me l'ero cercata.
Il telefono vibrò e mi sollevai subito in piedi, come un cane quando sente la parola 'passeggiata'.
«Se è lui, non rispondere subito!» esclamò furente la voce di Maya.
'Scusa, Fiorellino: casini a lavoro. Io sto bene, tu?'
Sentii improvvisamente una gran voglia di ridere, di saltellare per tutta la casa e cantare sotto la doccia.
«Mi ha detto che era impegnato a lavoro.»
Maya fece una serie di versi agghindati da affermazioni tipo: 'se ti vuole sentire, il tempo lo trova' e altre cose così. Più tardi realizzai la cruda e triste verità nascosta dietro quelle parole quasi di circostanza ma più vicine alla realtà di quanto si creda.
«Rispondigli domani!»
«Domani?»
«Sì, fidati! Domani gli dici che eri via con i tuoi genitori.»
«Ma è da sfigati...» mi lamentai, e mi trascinai fino alla porta del bagno in cui Maya si era sfortunatamente chiusa a chiave.
«Anche rispondere subito!»
Un altro messaggio: 'Ci vediamo?'
«Mi ha chiesto di vederci!»
Maya uscì dal bagno coi capelli tutti bagnati. «Non dirgli di sì!»
Feci labbruccio e guardai Maya come se fosse la mamma a cui avevo appena chiesto una Barbie nuova. «Accordo: gli rispondo ora ma gli dico che sono impegnata.»
Maya alzò le mani in segno di resa. «Andata.»
Quella sera risposi a Lorenzo. Andammo avanti a messaggiare come due ragazzini finché non mi addormentai col telefono in mano.
Maya torna al tavolo con l'aria di una che ha ottenuto ciò che voleva.
Andrea parla senza alzare gli occhi dal suo bicchiere. «Andate a casa sua?»
«Sei pazza? Volevo solo farlo soffrire un po' e sta soffrendo...» risponde, tutta contenta.
Andrea alza gli occhi e segue il tizio incriminato. «Ci sta provando con un'altra in questo preciso momento...»
Maya sospira a bocca aperta e abbandona le spalle lungo il corpo. «Qua non fanno torte, vero?»
«C'è l'ultima fetta di crostata con una mosca che ci svolazza sopra in quel carrellino, se ti interessa...»
Maya annuisce. «La ordiniamo?»
«L'ho già ordinata io, con due forchettine.»
«Grande.»
Il cameriere porta il piattino con due forchettine e le due ragazze cominciano a spiluccarla. «Però non è male, no?» dice Maya, dopo un morso.
«La mosca l'avrà resa più gustosa.»
«Sicuramente.»
Andrea si appunta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. I suoi occhi seguono il percorso di una falena che svolazza attorno alle lanterne finché non ne sceglie una e si poggia su di essa.
«Se Ale ti chiede, ci siamo divertite da morire», dice Andrea, dopo un momento di silenzio.
«Ovvio.»
«Però non si sta male qua fuori, no?»
Maya sospira. «No, si sta bene.»
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Scriverò di t͟e͟
Romance"Scrivere. Chi ha mai scritto? Io, da piccola. In uno di quei momenti in cui in un giornaletto in edicola trovai in regalo un diario col lucchetto di Barbie e decisi che da quel momento in poi avrei raccontato la storia della mia vita su quelle pagi...