CAPITOLO 10

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Quanto odio la luce che penetra dal vetro della mia finestra. L'ho sempre odiata.
Mi svegliai solo cosi, sotto il fastidio della luce. Mi massaggiai le spalle e guardai l'orario. Le 7:00. Un altro giorno odioso di scuola da affrontare. Okay, la scuola era appena iniziata ma io non la sopportavo già più.
Andai in bagno e mi feci una doccia veloce, non sono mai stata quel tipo di persona che pensa solo all'aspetto fisico. Corsi in cucina e mi mangiai un panino con la marmellata e mi misi la mia maglia preferita nera larga dei metallica e i miei leggins neri di pelle, un paio di converse dello stesso colore.
Sono sempre stata un tipo molto dark, questo era uno dei motivi per cui venivo presa in giro a scuola.
Ora erano le 7:30. Mi incamminai tranquillamente verso scuola. Lo so che era presto, ma non mi importava.
Entrai in classe. Erano le 7:40. Non c'era nessuno cosi mi sedetti al mio posto ad aspettare. Poco dopo arrivarono tutti i miei compagni.
[...]

Finalmente la campanella suonò. La ricreazione. Le tre ore precedenti erano state il solito schifo. Il professore che parlava a vanvera e le palline di carta tra i capelli. Quanto odiavo quei bulletti da quattro soldi. Un giorno gli avrei davvero fatto vedere che non si scherza con me.
Tirai fuori dallo zaino la mia merenda. O meglio la merenda per il bullo che stava venendo verso di me.
Ero stufa di essere presa continuamente in giro o che un fottuto bullo mi seguisse sempre. Cosi mi rifiutai. E la sua reazione non fu delle migliori. Mi prese per i polsi e me li strinse con forza, troppa forza, mentre mi sbraitava contro. Il braccio che mi aveva ferito Jeff mi formocolava e aveva ricominciato a sanguinare copiosamente, mentre la mano dell'altro era completamente viola. Gli chiesi di lasciarmi, che faceva male. Non si accorse che il mio braccio stava sanguinando da sotto le bende e io mi sentivo sempre più debole, quando vidi del sangue uscire dalla bocca del bullo, che allentò la presa e si accasciò a terra con un enorme solco sulla schiena. Avevo visto passare una sagoma. Ma non avevo visto cos'era.
Comunque si poteva intuire.
Grazie Jeff.
Corsi in bagno sotto gli occhi di tutti, increduli. La ferita sanguinava troppo, avevo perso troppo sangue. Più sangue di quando la ferita era stata appena aperta. Mi sentivo le gambe molli, mi accasciai a terra e buio.
Urlai. Urlai ma solo nella mia mente, nessuno mi avrebbe potuta sentire e chissà chi si sarebbe accorto di me. Di sicuro nessuno. Nessuno si accorge di una cosa come me.

Jeff's pov
Sentivo qualcosa nel petto dall'altra sera. Avevo abbracciato Emy e ammetto che questa cosa mi turbava maledettamente. Ma c'era altro e non riuscivo a capire cosa. Mi stavo stufando a casa così decisi di andare a fare un giro. Anche senza trucco, sarebbe bastato tenere il cappuccio e la testa bassa.
Appoggiando il mio piede sul marciapiede quel fastidio al petto divenne più marcato. Ma che mi succedeva? Decisi di passare davanti alla scuola di Emy. Ma non so di preciso perche. So solo che passando davanti al cortile della struttura sentivo le urla di una voce che conoscevo anche troppo bene.
Un fottuto bullo la stava tenendo per i polsi e dalla faccia che aveva capivo che le faceva davvero male. E no. Sarò un killer ma non ho potuto resistere a fare fuori quello stupido bullo.
Cercai di fare il più velocemente possibile e cosi fu. Notai che poi Emy corse in bagno con una mano stretta all'avambraccio. Quella cosa mi stava preoccupando cosi decisi di seguirla. E me la ritrovai davanti in mezzo a un pozza di sangue, svenuta.

Emy's pov
Mi risvegliai nella mia stanza. Come ci ero arrivata li? Chi mi ci aveva portato? Ricordo di essere entrata nel bagno della scuola, la ferita che mi sanguinava e poi niente.
Ero distesa sul letto, con le ferite bendate e un male tremendo alla testa. Entrò Jeff e mi sorrise (per quanto potesse) portandomi un bicchiere di acqua fresca. Mi chiese come stavo. Era la prima persona che si preoccupava per me. A nessuno ero mai importata. A chi importa una ragazza orfana, emo e stupida? A nessuno. Ma a lui si a quanto pareva. Lo guardai e gli sorrisi anche io. Spiaccicandogli un grande grazie. Chissà che buffa che ero in quel momento ahaha. Con quella fascetta in fronte e la mascherina per la notte di jeff... No cosa? La mascherina di jeff? Io lo guardavo da un punto indefinito tra la mascherina e la guancia e lui l'aveva capito. Si avvicinò a me con l'acqua in mano e me ne fece bere qualche sorso. Poi mi tirò su la mascherina e mi baciò.
Il mio primo bacio: dal mio idolo, il killer più forte del mondo. Si lo reputavo il più forte del mondo. Rimasi senza parole. Ma lui mi sorrise, sorrise oltre quel sorriso finto. Mi fece uno di quei sorrisi veri che addosso a ogni persona sono fantastici. Vederlo sorridere mi confortò cosi ricambiai il sorriso.
Ma doveva esserci per forza qualcosa a rovinare tutto.
Qualcuno entrò a casa mia senza né bussare né suonare il campanello e sali a passi svelti al piano di sopra. Sentimmo un grande tonfo.
Io: evidentemente non ha visto il mega buco sul pavimento ahahah
Jeff mi guardava con una faccia da ebete lo ammetto. Ma era cosi bello... Poi si sedette sul bordo del mio letto.
Ogni qual volta che hai bisogno di aiuto conta su di me okay piccola killer? Ahahah io ci sarò sempre per te. Arrossii.
Uscì dalla mia stanza, forse per controllare chi c'era in soggiorno.
Anche io ero curiosa, è sempre stato il mio difetto più grande essere curiosa. Cosi mi affacciai sul bordo delle scale che portavano al piano di sotto barcollando. La figura era alta e si potrebbe dire che aveva dei tentacoli. Notai che stava litigando animatamente con jeff. Giusto, mi dissi, quello sarà slenderman, è appena caduto da un fottuto buco sul mio pavimento, e ora Jeff è nei guai con lui solo per colpa mia.
Stupida, stupida, stupida.

ChangingLife≈L'incontro con Jeff the KillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora