4. Rose

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Ray

Ventiquattro anni fa...

Corro dietro a Elisabeth tenendole la mano, finché non ci nascondiamo dietro a un muretto vicino alla scuola.
"Stiamo giocando a nascondino con qualcuno?" domando sottovoce per passare inosservato.
"No Ray, è solo che è venuta mia zia a fare visita alla scuola e non voglio che mi veda." risponde seccamente, come se dovessi intuirlo.
"Perché? È tua zia. È di famiglia. Non vuoi bene alla famiglia?" dal cancello, vedo entrare una signora molto elegante. Indossa un cappotto peloso, una sorta di calzini lunghissimi semi trasparenti ed una gonna più corta di quelle che solitamente vedo.
"Eccola! È lei..." mi sussurra spaventata.
La maestra si avvicina alla donna, ed entrambe instaurano una conversazione.
"Buongiorno, scusi, lei è?"
"Sono la signora Mary Doon, devo prendere Daphne White." si impunta, senza nemmeno abbassare gli occhiali da Sole per guardarla negli occhi.
"Guardi, penso abbia sbagliato, qui non c'è nessuna Daphne White."
"Come sarebbe a dire? Lei mi prende in giro?!" la accusa, questa volta togliendosi gli occhiali per rivolgerle uno sguardo infastidito.
"No signora, qui non c'è."
"Ah!" sospira arrabbiata "Quello sgorbio sarà sicuramente scappata via. E voi nemmeno ve ne accorgete! Rovinerò questo asilo! Siete degli incompetenti!" stavamo assistendo a quello scambio di battute tra la zia di Elisabeth e la maestra, quando a un certo punto la zia si gira quasi di scatto, costringendoci ad abbassare la testa velocemente. Sembrava molto sospettosa quella donna, ma fortunatamente non ci aveva visti.
Il cancello si chiude e la zia di Elisabeth corre verso l'auto, sbattendo con prepotenza la portiera.
"Perché tua zia cercava una certa Daphne White? È tua parente anche lei? Perché condividete lo stesso cognome." noto ad alta voce, alzandomi e mettendomi in bella vista.
"Si... Daphne è mia sorella." Mi spiega, mettendosi in piedi anche lei.
"Cosa?! Hai una sorella?!" esclamo sorpreso.
"Si, è più piccola di noi due. È del primo anno di asilo. Perciò ha solo un anno in meno."
"E perché non me l'hai mai presentata?"
"Tu non mi hai mai chiesto se avessi fratelli o sorelle. E poi, Daphne non viene mai a scuola. Scappa sempre, oppure fa i capricci ogni giorno per stare a casa. Mente in continuazione, dice di stare male per saltare i giorni di asilo. Non ti piacerebbe Ray, Daphne è una vera bugiarda."
"Allora non la voglio conoscere. Sai che odio le bugie."
"Lo so Ray, lo so."

Oggi...

Due giorni dopo il test, viene solitamente inoltrata l'e-mail con i risultati della verifica. Se non ricevi l'e-mail, allora non sei stato preso. Perciò oggi ho tutte le ragioni del mondo per essere preoccupato e agitato.
Dopo aver imboccato mia madre per farle mangiare il pranzo e dopo essermi accertato di averla fatta addormentare, mi dirigo nella mia solita auto per fare una passeggiata al parco.
Dato l'orario, nonché le 14.00, il parco è piuttosto vuoto, poiché le persone a quest'ora o mangiano o dormono per l'abbiocco del pranzo; perciò, ho tutto il parco esclusivamente per me. L'odore di fiori ed erba tagliata mi invade le narici, mentre vengo coccolato dal vento fresco che mi sfiora il viso.
"Questa sì, che è pace." sussurro.
"Salve brutto stronzo!" cosa avevo detto? "Questa sì che è pace"? Scherzavo.
"Buon pomeriggio anche a lei, posso dire che non è un piacere averla incontrata?" rispondo, dopo essermi trovato davanti l'autista peggiore degli ultimi dieci anni.
"Lei mi ha sporcato con il pennarello la macchina! Lo sa che sono arrivata tardi a casa per colpa sua!?" si arrabbia osservandomi con gli occhi semichiusi in due fessure.
"Io l'ho solo ripagata con la sua stessa moneta. Piuttosto lei impari a non scrivere sui finestrini delle persone!"
"E lei impari a non urlare a una povera donna che stava solamente cercando di andare piano in strada!"
"Guardi, cambio direzione. Oggi ho le mie cose per la testa. E stare dietro a lei, non è una di queste."
"Ottimo. Allora se ne vada. Spero di non rivederla mai più, brutto stronzo."
"Il piacere è mio, idiota maleducata." e con questa semplice litigata pomeridiana, le nostre strade si separano di nuovo. Spero che non si incrocino mai più. Quella donna mi dà il nervoso, mi fa venire il sangue al cervello.
Per calmarmi, faccio una passeggiata dentro la serra dei fiori. Un posto assolutamente ottimo per calmare le acque movimentate dall'autista idiota.
Apro la porta e l'odore della natura mi investe. Con passo lento, osservo tutte le piante, ammirandone la bellezza che ogni fiore nasconde. Ma nella mia visita, mi fermo un secondo in più davanti alle rose, poiché queste fanno riaffiorare in me vecchi ricordi. Conobbi una bambina, tanto tempo fa, che mi fece guardare le rose da un punto di vista diverso. Perciò tutta la mia ammirazione verso esse, la devo solo ed esclusivamente a lei: Elisabeth, la bambina bella di cui ero innamorato segretamente all'asilo.

Ventiquattro anni fa...

Questa mattina sono stato particolarmente bravo: non ho frignato per andare all'asilo. Anzi, mi sono svegliato persino in anticipo per non fare tardi. Oggi abbiamo la gita in un'azienda di fiori. Certo, forse non è bello quanto una visita in un luna park super grande, però Elisabeth ha detto che non vedeva l'ora, e quando lei è contenta, automaticamente lo sono anche io. Non lo so il perché, forse la felicità è una malattia che lei mi trasmette.
"Ray! Ray! Vieni qui, guarda cosa c'è!" mi richiama la bambina bella.
"Cosa c'è Elisabeth?" le chiedo, mettendomi al suo fianco.
"Guarda! Le rose!" mi fa notare, indicandomele con il ditino.
"Sono i miei fiori preferiti. Sai il perché?"
"No, non lo so."
"Perché in base a come le guardi, possono cambiare il modo di essere."
"In che senso?" domando leggermente confuso. Ogni tanto Elisabeth dice frasi che non capisco, ma nonostante questo, rimango sempre ad ascoltarla.
"Guarda qua..." afferra una rosa, la alza sopra la mia testa, coprendo alla mia vista il fiore vero e proprio, ma lasciandomi vedere il gambo spinoso.
"Cosa vedi?" mi interroga con quegli occhietti dolci. Anche io li vorrei così grandi e profondi.
"Vedo solo un rametto pieno di spine."
"Cosa penseresti di una persona brutta e che ti fa del male, Ray?" continua a domandarmi. Non capisco dove voglia arrivare, ma nonostante l'ignoranza che provo quando partecipo ai suoi discorsi, continuo a stare al suo gioco.
"Non mi piacciono. Sono cattive persone." rispondo.
"Bene... Ora guarda qua." prende la rosa e la abbassa, più o meno sotto il mio mento, mostrandomi solo la testa di quel meraviglioso fiore.
"Che cosa vedi?"
"Vedo solo i petali della rosa e ne sento l'odore. È bellissima così." affermo, alternando lo sguardo dal suo viso alla rosa. Chi è più bella?
"E cosa pensi di una persona dolce che ti coccola?"
"Penso che sia una persona stupenda."
"Ecco Ray cosa voglio dire. In base a come vedi le rose, puoi conoscere ogni loro lato. Secondo me ci sono persone che vedono solo il gambo, e che per questo dicono che la pianta è brutta e cattiva. Ma in realtà non è così: la rosa si protegge. Non è malvagia, anzi, è il più bello dei fiori. A te piacciono le rose?"
"Ora si." concludo, capendo il significato dietro le sue parole. Possibile che con lei non ero più un bambino? Possibile che mi sentissi adulto quando la ascoltavo?

Oggi...

Quella bambina bella, già all'età di sei anni, era un passo davanti tutti. Peccato averla persa così presto.

Il Riflesso Di Una BugiardaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora