12. Parità

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Daphne

Scendiamo le scale e, dopo qualche minuto, arriviamo ad una stanzetta.
Pensavo di poter trovare qualsiasi cosa in una stanza segreta di una serial killer: uno spazio per giochetti sessuali, una camera delle torture oppure un caveau per nascondere le armi. Insomma, qualsiasi cosa, non di certo una semplicissima camera da letto abbandonata.
"Complimenti, ora sapremo il colore delle lenzuola del killer. Pensi che preferirà il cotone o la seta?" beffeggia quel cretino di Ray.
"Caro Ray, se mi invidi perché sono riuscita a trovare in venti minuti un dettaglio che forse riuscirà a risolvere l'intero caso, ti capisco, tranquillo. Non fartene una colpa." provoco, indossando un ghigno vittorioso.
"L'unica colpa che mi faccio è stata quella di non averti spinto giù dalle scale, Daphne."
"Uh come siamo aggressivi!" affermo, dandogli un colpetto scherzoso sulla spalla e regalandogli il mio sguardo da vincitrice.
Insieme agli altri detective, iniziamo a perlustrare la stanza.
La libreria contiene un mucchio di cianfrusaglie strane: peluche, libri, saponi, sonniferi e guanti. Ma stranamente, in nessun oggetto ci sono segni di impronte. Questa stanza sembrerebbe nuova di zecca, non ha nemmeno una piccola virgola di vissuto.
L' unica parte da analizzare è la scrivania sporca e polverosa.
Apro un cassetto che il fato vuole sia completamente vuoto. Lo chiudo sbattendolo dalla rabbia che forse Ray aveva ragione: non ho trovato nulla di interessante.
"Posso?" come si dice? parli del diavolo e sbucano le corna.
"Ho appena controllato, non c'è nulla di interessante puoi stare sereno, Ray."
"Magari sarà così, ma finché non guarderò io stesso non ti crederò. Detto questo, spostati. Grazie." assecondo la sua richiesta, mettendomi vicino a lui. Voglio essere presente quando si accorgerà che non c'è nulla di interessante e che perciò dovrà darmi ragione.
"Ora vediamo..." afferra il cassetto, lo apre, rimanendo deluso dal fatto che non c'è nulla al suo intento. Lo richiude velocemente amareggiato.
"Fai piano! Potresti romperlo!" esclamo.
"Sta zitta, Daphne."
"Cosa? Tu non mi dici di st-"
"Daphne ti prego! Muta! Fai silenzio per qualche secondo! Sento qualcosa." anche questa volta gli do retta. Ray spalanca e chiude il cassetto ripetutamente, come se volesse scuoterlo.
"Sentito qualcosa Sherlock Holmes?" chiedo, prendendolo in giro per le sue intuizioni. Se ci fosse stato qualcosa, lo avrei capito.
"Si, c'è un doppio fondo." risponde,
"Ma per favore! Lo avrei sentito se ci fosse un doppio fondo."
"No, se parli in continuazione."
"Oh bene, allora 'Caro genio' mostrami questo doppio fondo. Perché non ti cr..." Ray inizia a toccare la scrivania ovunque, finché non mette mano sul pomello di un cassetto. Lo gira in senso antiorario, riuscendo a scoprire il doppio fondo. Aveva ragione.
"Ora mi credi 'Miss so tutto io'?" rimango a bocca aperta. Come ho fatto a non accorgermene?
Afferra la scatola che era rinchiusa nel cassetto nascosto e la apre, ritrovando all'interno un vecchio testamento.
"Capo, ho trovato qualcosa..." l'agente si avvicina alla nostra postazione e analizza il testamento, leggendolo ad alta voce.

...Dopo la mia morte, dichiaro di voler donare tutti i miei libri alla mia migliore amica di infanzia: Vanessa Split.
Dichiaro di lasciare la mia macchina alla mia compagna di avventure: Wendy True
Ed infine, regalo la mia intera casa, alla persona che ho accudito come un figlio: Richard Geer.

Firmato

Elvis Yall

"Potrebbe essere Richard Geer il nostro assassino..." afferma il nostro capo.
"Aspetti, c'è una lettera." lo interrompe Ray, porgendogli un vecchio foglio di carta ingiallita.

18 agosto 2009

Caro Richard.

Ormai sono rinchiuso in questo ospedale da più di un mese. Sento che la morte è vicina, ormai è imminente.
Ti scrivo perché non so se, quando arriverai, mi troverai ancora con il cuore vivo, perciò voglio salutarti almeno da qui.
Mi ricordo ancora il giorno in cui ti vidi per la prima volta: io avevo 27 anni, ormai ero un uomo a tutti gli effetti. Mi stavo recando al supermercato, quando appena uscito di casa, ho trovato un cesto, con all'interno un neonato. Avrai avuto più o meno cinque mesi. Eri avvolto in una copertina azzurra, e stringevi con il tuo corpicino una lettera dei tuoi veri genitori, che mi scrissero di star morendo entrambi di fame a causa della crisi del dopoguerra, e che per questo non potevano accudirti.
Ero commosso dalla storia dei tuoi genitori, e per di più, tu mi avevi già conquistato il cuore.
Da lì in poi, abbiamo passato assieme il tempo a noi rimasto.
Non ti dimenticherò mai. Ormai, sei stato inciso nelle mura del mio cuore, e da lì, non verrai mai cancellato.
Ti mando un abbraccio figliolo.

Elvis Yall

P.S. Nella busta c'è il testamento. Ti ho lasciato un piccolo regalo di addio.

"Richard Geer... James prendi l'auto, dobbiamo correre a fare delle ricerche. Abbiamo una pista da seguire." ordina il nostro capo ad un agente.
"Complimenti Ray, se non avessi notato questo particolare, non avremmo mai avuto queste informazioni." si congratula.
"Si figuri. Sono molto attento a certi dettagli." risponde, guardandomi dall'alto verso il basso e accrescendo la mia voglia di prenderlo a schiaffi.
"Complimenti anche a te Daphne. Non avremmo mai scoperto questo posto senza di te. Complimenti davvero."
"Non c'è di che. Ho solo fatto bene il mio lavoro." spiego con finta modestia, ricambiando lo sguardo di Ray. La sfida non è ancora finita.

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