Daphne
Cerco di non pensare alla pugnalata che mi è stata inflitta ieri, piuttosto mi focalizzo sulle due settimane di normalità che mi rimangono.
Esco dal lettone della mia stanza, vado in bagno per prepararmi e mi dirigo direttamente verso la mia auto.
Oggi dobbiamo concentrarci sulla scena del crimine del nuovo serial killer che stiamo psicoanalizzando. Speriamo non debba assistere ad uno scenario troppo crudele. Accendo la radio, ed inizio ad ascoltare "Radio ITAB": una radio nazionale, che le persone sfruttano per mandare messaggi. Solitamente si sentono le stesse cose: dichiarazioni di matrimonio, sfoghi di persone tradite che insultano il loro ex partner, confessioni d'amore e così via. È divertente, in fondo, nutrirsi dei pettegolezzi altrui.
Dopo due ore di guida, parcheggio l'auto ed entro in un furgoncino dell'agenzia, dove posso appoggiare le mie cose, ed indossare la tuta protettiva. Esco, e seguo le voci dei miei colleghi, fino ad arrivare sul luogo del crimine: una casa nel bosco. Entro, dirigendomi nel salone e ritrovandomi uno scenario agghiacciante: sangue secco sul pavimento, odore di marcio, orme dei corpi insanguinati trascinati verso l'uscita ed infine un divano sporco di terra.
Non credevo che facesse così tanto effetto.
"Sei arrivata con il jet invisibile, Wonder Woman?" ecco ritornata la mia spina sul fianco.
"Cazzo!" balzo sul posto "Mi hai spaventata idiota!" esclamo.
"Oh, mi dispiace tanto. Sono venuto qui solo per dirti che il capo si è segnato il tuo ritardo, perciò vedi di diventare puntuale. Non mi piacciono le segretarie ritardatarie." mi stuzzica con un ghigno compiaciuto sul volto. Vorrei prenderlo a schiaffi.
"Sei insopportabile, lo sai?"
"Abituatici." risponde, allontanandosi da me.
"Ciao Daphne, come mai questo ritardo?" Menti Daphne, menti.
"Mi scusi tanto, la macchina non partiva." in realtà mi sono svegliata tardi perché non ho chiuso occhio a causa dei miei incubi e dei miei pianti per la notizia ricevuta ieri. Ma forse è meglio tenersi per sé certi dettagli.
"Chiaro... Prossima volta puntuale. Mi raccomando." mi avvisa, alzando un sopracciglio per assumere un'aria giudicante.
"Certo, mi scusi." cerco di replicare la reincarnazione della tristezza sul mio volto, anche se mi è difficile, avendo davanti Ray che se la ride sotto i baffi. Perché mi è capitato lui? Perché l'universo mi odia?
"Allora... Come ho già detto a Ray, questa è la stanza in cui tutte le vittime sono state uccise dal serial killer. Come puoi ben vedere, sono tutte state uccise su questo tappeto. La casa è stata analizzata da cima a fondo ma, nonostante questo, non abbiamo trovato nemmeno un segno del killer. Abbiamo davanti un professionista. Sta di fatto, che questa abitazione era di 'Elvis Yall' un vecchio avvocato, morto nel 1998, ormai la casa è abbandonata da più di vent'anni." fa un resoconto della situazione, dandomi un quadro più ampio del caso.
"Quando è avvenuto il primo omicidio registrato del serial killer?" domando.
"Nel 2009, nonché undici anni dopo."
"Cosa sappiamo di Elvis Yall?"
"Era un uomo amato e apprezzato da chiunque. Nato nel 1925 e vissuto in questa cittadina per tutta la vita. Non aveva fratelli o sorelle. È figlio di una famiglia benestante, amata anch'essa da tutti. Figlio di due genitori, che secondo le testimonianze raccolte negli anni, erano adorabili e premurosi. Elvis non ha zii e né cugini. Aveva un gruppo di amicizie ed erano tutte quante solo donne." risponde pronto.
"Com'è morto?" domando, analizzando con lo sguardo l'intera camera.
"Infarto."
"Capisco..." ispeziono la stanza, cercando di trovare il dettaglio che riuscirà a demolire le nostre teorie, e che ci darà la conferma di tutto ma sfortunatamente non trovo nulla.
"Hai notato qualcosa, Daphne?" si interessa Ray, incrociando le braccia al petto. Vuole averla vinta a tutti i costi. Probabilmente starà godendo nel vedermi in difficoltà. Stronzo.
Giro lo sguardo dietro di lui, fino a trovare un quadro, particolarmente strano. La cornice è vecchia e dorata, e trattiene una tela nera su cui sono stati disegnati tantissimi cerchi uguali, con lo stesso diametro e con equa distanza.
Oltrepasso Ray, dirigendomi direttamente davanti al quadro. Mi chiedo cosa abbia di così speciale un quadro così banale.
"Daphne? Tutto a posto?" si interessa il mio capo.
Focalizzo lo sguardo su ogni singolo cerchio, finché non trovo il dettaglio che stavo cercando: un cerchio lievemente in rilievo che sembra avere l'aspetto di un semplice bottone.
Lo schiaccio e dietro di noi si apre una porta, nascosta dalla libreria, che mostra una scalinata che scende verso un sotterraneo.
"Si, ora è tutto a posto." affermo, soddisfatta nel guardare la faccia infastidita di Ray. Io l'ho sempre ammesso che non è una saggia mossa mettersi contro di me, ma evidentemente, lui deve ancora capirlo.
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Il Riflesso Di Una Bugiarda
RomansaUn posto di lavoro e due criminologi pronti ad ottenerlo. Una bugiarda professionista e un uomo intenzionato a scoprire la verità. Daphne White colpisce come un proiettile ma è fragile come una rosa. La Volpe Nera la cerca con fame e bramosia, atte...