Dopo aver parcheggiato davanti alla solita palestra, Charles e Andrea scendono ed entrano.
Varcando la soglia, trovano già gli altri ad aspettarli.
-Ehy, amico- lo accoglie Pierre.
Charles si stampa il solito raggiante sorriso sul viso prima di abbracciarlo.
-È bello vederti. Sai, non sapevo nemmeno venissi.-
-Davvero?- ribatte il francese divertito.
L'altro alza le spalle.
-Sarà che Andrea si è talmente stufato di me da non considerarmi neppure più- ridacchia.
Dopo avergli dato un'altra pacca sulla spalla, Charles va nello spogliatoio.
Appoggia il suo borsone e lo apre.
Tira fuori un paio di pantaloncini, una maglietta a maniche corte e delle scarpe da ginnastica. Si cambia, lasciando tutti gli anelli e la collana lì, e torna dal gruppo.
-Con cosa si comincia, allora?- chiede Pierre, notando l'amico avvicinarsi.
-Louis ed io avevamo programmato per prima cosa un po' di cardio per calcolare l'andamento dei muscoli e del respiro- spiega Andrea, guardando i due piloti.
Entrambi annuiscono e si dirigono al tapis roulant. Si tolgono la maglietta e lasciano che i proprio personal trainer gli attacchino gli elettrodi dell'holter cardiaco sul petto.
Quando tutto è pronto, cominciano entrambi a correre.
Essendo abituati, alla potenza del dieci per cento non cambia niente. Aumentando la potenza al venticinque, ciò che è più visibile è la velocità del respiro.
È quando si raggiunge il cinquanta per cento che anche il battito accelera, per cui, è il vero momento in cui è davvero utile l'holter cardiaco.
Charles continua a correre, cercando di mantenere lo stesso ritmo. I suoi occhi sono aperti ma non del tutto coscienti. A suo parere, il miglior metodo per riuscire ad avere un buon controllo del corpo, è uscirne, lasciare che faccia tutto lui, senza bisogno del cervello.
Per questo, quando Andrea lo chiama, non se ne accorge neanche.
L'italiano sbuffa e gli dà un colpetto alla spalla. A quel punto, Charles torna nella realtà e spegne il macchinario.
Assieme ad Andrea, guarda i suoi battiti e a quanto pare tutto sembra essere perfetto.
-E cardio lo abbiamo finito. Ora mancano altri... uhm, circa venti esercizi.-
Charles annuisce, anche se vorrebbe solo sprofondare nel suo letto e guardare la tv.
Quindi, cominciano altri tipo di allenamento. Allenano il collo, la schiena, le braccia, le gambe, il torace, i fianchi. In altre parole, qualsiasi muscolo disponibile viene sottoposto ad un qualunque tipo sforzo.
Qualche ora dopo, il tutto è finalmente giunto al termine.
-Ti va se... se più tardi andiamo a mangiare fuori?- chiede Pierre seduto a terra, respirando come se fosse stato in apnea per più di trenta minuti. Charles fa un piccolo segno con la testa.
-Certo. Prima però direi che è meglio se mi lavo- dice guardando la maglietta bagnata e facendo una smorfia.
Pierre lascia uscire una risata mezza sospirata, prima di accasciarsi completamente, divertendo le persone attorno.
Riprese le forze, Charles si alza, anche se dolorante, e Andrea si dirige da lui.
-Ho fatto qualche foto, se le vuoi usare per instagtam- gli viene annunciato.
Charles alza le sopracciglia e se le fa mostrare.
-Oh, sì. Sono molto belle. Grazie, Andre.-
-Di niente. Poi te le mando.-
L'altro annuisce e va nel bagno dello spogliatoio.
Afferra un asciugamano, il tubetto dello shampoo e del bagnoschiuma e si dirige verso la doccia. Butta a terra i vestiti sporchi e sudati ed entra nella cabina.
Inizialmente, l'acqua calda gli fa venire la pelle d'oca, abituato ad una temperatura fresca. Poi, però, il suo corpo si rilassa sotto il calore e lascia che la fatica e lo stress si dissolvino assieme al vapore.
Dopo essersi lavato e pulito, esce, si asciuga, si riveste e va dal suo amico.
-Sono pronto- informa.
Pierre si volta verso di lui.
-Bene, direi che possiamo andare.-
Assieme, i due francofoni si accingono ad uscire.
-E la tua macchina?- chiede Charles mentre camminano.
-Non sono venuto in macchina. Mi ha accompagnato Louis.-
Raggiunta poi l'auto sportiva, salgono e Charles si mette a guidare verso un buon ristorante lì intorno.
-Allora, novità?- domanda Pierre proprio mentre l'altro parcheggia.
-Mhm... non che io ricordi- risponde aprendo la portiera ed uscendo.
-Sul serio, amico, dovresti farti una vita- lo segue.
-Io ho una vita- ribatte lanciandogli un'occhiata confusa.
-Non è quello che intendevo, e lo sai.-
Prima di poter portare avanti la discussione, un cameriere accoglie i due all'ingresso del locale.
-Posso aiutarvi, signori?-
-Sì, grazie. È possibile avere un tavolo per due?-
-Certamente. Seguitemi, prego.-
Seduti ad un elegante tavolino, gli vengono anche dati due menù.
-Grazie- dice Charles afferrando i due listini e consegnandone uno a Pierre, il quale cerca di riportare la conversazione al dibattito di poco prima.
-Io volevo dire che hai bisogno di qualcuno.-
-Qualcuno? Ho molte persone a cui tengo che mi vogliono bene, Pierre. Sono a posto così- risponde osservando il menù.
Il francese sbuffa e abbassa il menù di Charles.
-Hai bisogno di una ragazza- afferma senza tanti giri di parole.
-E perché?-
-Mhm... non saprei. Magari perché non hai un'effettiva vita all'infuori del tuo lavoro?- spiega sarcastico.
-Non è assolutamente vero.-
-Ah no? Cos'hai fatto negli ultimi giorni come valvola di sfogo?-
Charles apre la bocca, ma viene subito interrotto.
-E se dici che ti sei allenato, beh, non è una risposta accettabile.-
Così, Charles, finisce per riflettere.
Cos'ha fatto questa settimana? Certo, si è allenato. Poi? Beh... è stato davanti al simulatore un paio di ore al giorno, ma all'infuori della formula 1?
-Sono andato con mia madre a...- si blocca, notando quanto possa risultare patetica quella frase.
Alza lo sguardo e nota gli occhi di Pierre fissi su di lui. Sono preoccupati e vogliosi di aiutare.
Il monegasco, però, non sembra apprezzare e sospira.
-Non guardarmi così, non ho bisogno della tua simpatia.-
-Non ti sto simpatizzando, ti sto aprendo gli occhi. Non puoi continuare così. Voglio dire, so che qualche settimana fa sei andato in vacanza con degli amici, ma poi?
Non ti fa bene pensare solo al tuo lavoro. Sono sicuro che tu lo ami, ma non è sano. Hai bisogno di distrarre la mente.-
Il monegasco sospira. Sa che l'altro ha ragione, ma non ha intenzione di ammetterlo, né a lui né a se stesso.
Dopodiché, torna il cameriere per prendere le ordinazioni e così la conversione sulla sua triste vita sembra conclutersi, per fare strada allo scambio di battute, piccoli aneddoti e chiacchiericci abituali.-------
Spero sia stato di vostro gradimento. So di non essere la migliore a scrivere, ma suppongo che mi serva un po' di pratica. <3 <3 <3