pt. 27

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-Allora? Tutto okay? Perché mi hai chiamato qui?-
Charles sospira.
-Avevo bisogno di parlarti di una cosa.-
Pierre annuisce, sedendosi sul bordo del letto di Charles.
-Dimmi pure.-
-Ricordi che ti avevo parlato di... quella cosa che avevo fatto a proposito di Max?-
Il francese annuisce.
-È successo ancora?- domanda.
-No, è che... oggi sono uscito con Jayden.-
-Jayden?- chiede Pierre confuso.
-È un ingegnere della Red Bull- spiega Charles.
-Oh, okay. E cos'è successo?-
-Beh, mentre parlavamo ha detto che secondo lui potrebbe essere che Max mi odia.-
Il pilota Alpine osserva l'amico interdetto e sbigottito.
-Sei completamente rincoglionito?-
Il monegasco si sorprende per la domanda.
-Cosa? Perché?-
-Andiamo, Charles. Si vede che ci tiene a te. Non ascoltare quello che ha detto Ben.-
-Jayden- lo corregge.
-Sì, Jayden o qualunque sia il suo nome- alza gli occhi l'altro, -davvero, non devi preoccuparti di questo, d'accordo?-
-Non so...-
Pierre sospira.
-Charles, siediti.-
Questa volta, è lui ad essere leggermente preso alla sprovvista, ma fa come gli viene detto.
Si sistema delicatamente al fianco dell'amico e lo guarda.
-Ho una domanda da farti.-
-Sì?-
-Ti... piace?-
-Chi?-
-Max.-
Charles tentenna.
-Pft, cosa? Nah.-
-Charles.-
-Sì...?-
Ora, il ferrarista guarda le proprie mani raccolte sul grembo.
Questa è la fatidica domanda alla quale non vuole rispondere. Ovviamente se l'è già posta, sarebbe un completo idiota se non lo avesse fatto.
Ma non ha mai trovato una vera e definitiva risposta.
-È tutto okay- gli appoggia una mano sulla spalla Pierre.
-Io... non lo so, Pierre, okay? Mi ci trovo bene, come un amico...-
-Ma?-
-Ma... ugh...- mettendosi entrambe la mani sul viso, sospira sonoramente.
-Amico, non è una brutta cosa.-
-È come se lo fosse per me.-
-Perché? Sei omofobo?-
-Cosa? No, assolutamente- ribatte, quasi offeso dalla questione.
-E allora qual è il problema?-
-Non lo so!- esclama, -mi sento come se stessi facendo qualcosa di sbagliato o stessi deludendo qualcuno.-
-Quando dici qualcuno intendi dire tuo padre e Jules?-
A quelle parole, il monegasco si ferma e prende un respiro profondo e tremolante.
-Sì...-
-Perché? Lo sai anche tu che loro non sarebbero mai delusi da te e non ti giudicherebbero.-
-Lo so.-
-Perfetto. E allora perché preoccuparsi?-
-Io... non ne ho idea. È come se non potessi nemmeno credere a questa cosa. Mi sembra così surreale, così lontana, così impossibile da non essere vera. Charles Leclerc gay? Andiamo, suona come uno scherzo. E le genre poi? Chissà cosa penserebbe- scuote la testa.
-E quindi? Chissene importa di quello che decidono di pensare o credere le persone!-
-Per me no, Pierre!-
Il francese sospira ancora.
Gli verrebbe da prendere l'altro a pugni, è così testardo da dargli fastidio. Se non fosse una cosa talmente delicata forse lo farebbe davvero.
-Charles, non... non so più che dirti- dà un'occhiata all'ora, -io devo andare, ho promesso a Kika di portarla fuori a cena. Ma per qualsiasi cosa, qualsiasi, tu non esitare a chiamarmi. Va bene?-
Il ferrarista fa un cenno di assenso col capo.
Pierre si alza e si dirige verso la porta.
-E, Charles?-
Egli alza la testa sentendo il proprio nome.
-Fregatene degli altri, d'accordo?-
Di nuovo, annuisce.
Dopodiché, il numero 10 esce dalla camera, lasciando l'altro a riempire da solo la stanza silenziosa.
-Ugh...-
Si stropiccia gli occhi con la mano e guarda anche lui l'orologio.
Sono circa le 19.45.
Dovrebbe mangiare.
Ne ha voglia? Zero.
Ma non è salutare, soprattutto per lui e il suo lavoro, per cui afferra il telefono della camera e chiama la reception per farsi portare qualcosa da sgranocchiare velocemente prima di andare a dormire.
Dormire, certo, come se ci riuscisse.
La mattina dopo, quando si sveglia, si sente ancora più stanco e affaticato della sera precedente.
Non ha fatto altro che girarsi e rigirarsi nel letto, e non per colpa del materasso, dei cuscini o della temperatura.
Dopo aver fatto una breve colazione e aver preso una pastiglia per provar ad affievolire il mal di testa, scende le scale, esce, prende un taxi e si fa portare al paddock.
Lì, viene circondato da qualche telecamera.
Se solo potesse le prenderebbe una ad una e le butterebbe il più lontano possibile, assieme ai cameramen e ai giornalisti.
Cerca di rimanere il più educato e gentile possibile mentre prova di tutto per scappare da loro e svignarsela nella propria driver room.
Dopo un bel po', ci riesce.
Quando finalmente è nel suo spazio personale e senza nessun altro, può finalmente lasciar andare i proprio pensieri e spegnere il cervello.
Si prepara per le FP3, le quali vanno molto bene e portano un secondo e terzo posto per i due ferraristi.
Poi, non avendo molto tempo di pausa, si ritrova già a doversi sistemare nuovamente e ad infilarsi nella vettura ancora una volta per le qualifiche.
Il Q1 è sempre la parte più semplice, durante la quale c'è più tempo, ci sono più posti a disposizione e ci sono più giri che si possono fare.
Il Q2, invece, è più una via di mezzo che ti prepara a quello successivo. Non va male nemmeno questo.
Il Q3, infine, è quello decisivo.
Sia Carlos che Charles escono dai box abbastanza presto e si mettono davanti alla fila, pronti per fare un primo tentativo e forse anche un secondo.
Subito, Charles si posiziona secondo, dietro a Carlos, il che sarebbe una possibile completa partenza in prima fila per la Ferrari.
Mentre si preparano per il secondo giro, scalano di una posizione, con Max che riprende la pole.
-Su quali curve sono più scadente?- chiede a Bryan.
-Sulla 1, la 5 e la 7. Per il resto sei come Verstappen.-
Questa frase, in realtà, gli dà più carica di quello che si aspettava e tenta il massimo nell'ultimo giro.
Così, sale e si posiziona secondo.
E così si concludono anche le qualifiche.
Liberatosi dalla vettura rossa, Charles si va a pesare e viene raggiunto poi dal compagno di squadra.
-Bel lavoro, amigo- gli viene detto, assieme ad un mezzo abbraccio, il quale ricambia immediatamente.
-Anche tu. Sei terzo alla fine?-
-Sì, proprio dietro di te. Occhio alla partenza, eh.-
Scuotendo la testa, il monegasco ridacchia.
Mentre Carlos si allontana per fare la solita intervista dei primi tre che segue le qualifiche, Max si avvicina a Charles.
Gli dà la mano e una lieve pacca sul fianco, sorridendogli apertamente.
Ecco, è questo di cui parlava.
Come può essere che lo odi? Il suo sorriso sembra così reale e vero. Non può odiarlo, giusto? Gli sta sorridendo... e a quanto pare, anche parlando.
Il castano scuote la testa, tornando alla realtà.
-Scusa, dicevi?-
E così, prova a liberarsi di quel groppo in gola che gli blocca, per qualche motivo, anche i neuroni, oltre alle corde vocali.

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Lo so, lo so. Speravate che l'ospite fosse Max. Chiedo umilmente perdono ahahaha.
In ogni caso, spero ovviamente che il capitolo sia di vostro gradimento e ci vediamo al prossimo <3 <3

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