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Dopo essersi assicurato che Leo avesse tutto il necessario per rimanere da solo almeno un'ora, Charles scende le scale dell'hotel e raggiunge gli amici.
-Ehy, bello- lo salutano.
Lui fa un mezzo sorriso tirato e annuisce.
Vicino a lui, Pierre corruga le sopracciglia, insospettito da quel comportamento.
-Siamo tutti? Perfetto, direi di andare. Ho trovato un ristorante che secondo me è pazzesco. Seguitemi- dice un ragazzo del gruppo facendo segno agli altri.
Mentre camminano fuori, il pilota Alpine affianca quello della Ferrari.
Prima di parlare, aspetta qualche secondo, per poi schiarirsi la gola.
Il monegasco si gira a guardarlo.
-Allora... tutto bene?-
Charles annuisce.
-Amico, so che odi quando insisto ma... ne sei sicuro? Puoi dirmi qualsiasi cosa.-
Questa volta, il numero 16 sospira.
-Pierre, io penso di avere un problema.-
-Oh... è qualcosa di grave? Ti senti male?-
-No, io...-
-Siamo arrivati, ragazzi- afferma il ragazzo di prima, -venite che ci sediamo.-
I due piloti si scambiano un'occhiata, per poi seguire silenziosamente il resto della compagnia.
Seduti tutti ai propri posti, cominciano a chiacchierare allegramente.
Ogni tanto, Charles e Pierre incrociano lo sguardo, ma nessuno dei due ne parla.
La serata va avanti così per una buona mezz'ora, quando Pierre si alza.
-Vado un attimo in bagno a lavarmi le mani- dice, -e... uhm, puoi venire, Charles? Ho bisogno di chiederti un consiglio su che dolce prendere.-
Così, con questa scusa terribile, si dirigono verso il bagno.
Al suo interno, Pierre comincia davvero a lavarsi le mani.
-Voglio che mi spieghi tutto. Mi stai facendo preoccupare- spiega, mentre si insapona le mani.
Charles si appoggia al lavandino e prende un respiro profondo.
Si conoscono da quando sono piccoli, si sono sempre confidati tutti i segreti, quindi... perché questo no?
Pierre è un bravo ragazzo, non lo giudicherebbe mai, né lo andrebbe a spifferare in giro.
Così, convinto della sua scelta, decide di svuotare il sacco.
-Io... prima mi sono, ecco... masturbato- comincia Charles.
-Okay? E sarebbe questa la raccapricciante cosa di cui ti preoccupi tanto?-
-L'ho fatto pensando a Max- aggiunge poi tutto d'un fiato.
Pierre rimane un attimo fermo, confuso.
-Scusa, penso di aver capito male.-
-Hai sentito benissimo, Pierre- continua, -e sinceramente, puoi dire quello che vuoi. Che sono disgustoso, un frocio, uno sfigato...-
-Ehy, ehy, ehy. Woah, Charles, calmati.-
Quest'ultimo lo guarda.
-Prima cosa, devo ancora elaborare quello che mi hai detto- dice Pierre, -tu ti sei masturbato pensando a Max? Max Verstappen?-
Il ferrarista annuisce.
-È la prima volta?-
Il ferrarista scuote la testa.
-E... sei gay?-
Il ferrarista alza le spalle.
-Non... non saprei dirti. Non so più cosa pensare.-
-Va bene, tranquillo. Ma ho una domanda.-
-Sì?-
-Perché credevi che ti avrei insultato o che mi sarei disgustato? Cavolo, ci conosciamo a sempre, secondo te lo avrei fatto davvero?-
Charles guarda per terra, sentendosi un po' in colpa.
Effettivamente l'amico ha ragione. Non sarebbe mai stato giudicato da Pierre, non lo avrebbe mai fatto sentire diverso o sbagliato, quindi perché nasconderglielo o temere di dirglielo?
-Charles, guardami- dice il francese gentilmente, posandogli una mano sulla spalla.
L'altro, però, non lo fa.
-Charles, per favore.-
Alla fine, decide di alzare la testa, ma non di guardarlo.
Si sente così stupido e vulnerabile, i suoi occhi già colmi di lacrime.
-Ehy, amico. Vieni qua.-
Senza aspettare un secondo invito, il monegasco si fionda tra le braccia di Pierre, lasciando uscire qualche singhiozzo leggero.
-È tutto okay- sussurra Pierre.
-Io... io non so più che fare. Che mi succede?-
-Forse è colpa mia. Ti ho messo troppa pressione cercando di trovarti una ragazza.-
-No, no. Sono io. Sono io che faccio schifo.-
-Non dirlo. Non è vero.-
-Sì, invece. Mi hai visto? Sono così patetico.-
Pierre sospira e gli dà qualche pacca gentile e rassicurante.
Charles si calma leggermente e si asciuga gli occhi, per poi puntare lo sguardo subito a terra.
-Charles, va tutto bene.-
Il monegasco scuote la testa.
-Smettila di dirlo, per favore. Non è vero.-
-Ascoltami. Non mi importa quanto vuoi sentirti dire che ti odio, che sei raccapricciante e che voglio solo allontanarmi da te- dice il francese, -tu sei mio amico. Anzi, tu sei mio fratello. E io non abbandono mio fratello così.-
L'altro rialza il capo.
-Ora, andiamo. Torniamo in hotel, ti preparo un thé caldo e parliamo. D'accordo?-
-Sì...-
-Perfetto. Ti aspetto qua fuori- e Pierre esce.
Prima di raggiungerlo, Charles si lava la faccia e cerca di trasformare la sua in un'espressione normale e casuale.
Poi, va dall'amico.
Così, dopo aver detto agli altri di non sentirsi molto bene, il ferrarista viene accompagnato alla propria camera d'albergo.
Lì, Leo gli salta addosso, salutando entrambi.
-Vai a sederti sul tuo letto- gli dice il numero 10, e così fa.
Aspettando che torni, accarezza dolcemente il cucciolo, ormai salito sul suo grembo.
-Eccomi- chiama Pierre porgendogli una tazza calda.
Charles la afferra e ne prende un sorso. Subito si sente riscaldare la gola e il petto.
-Grazie- borbotta, sempre bevendo.
Sedutosi al suo fianco, il francese lo osserva silenzioso.
Si sente sorpreso? Sì, assolutamente.
Se lo sarebbe mai immaginato? Per nulla.
È sconvolgente per lui? Certo che sì.
Cambierà qualcosa nel suo rapporto con Charles? No, mai.
Se possibile, ora si sente ancora più vicino a lui.
È contento che glielo abbia detto e che si sia aperto con lui, può capire che non dev'essere stata una cosa facile. Prima vivi la tua vita nell'assoluta normalità e poi, in un momento, tutta la tua sicurezza svanisce per via di neanche dieci minuti di tempo.
Dev'essere quasi traumatizzante. Sentirsi così, talmente tanto affranti da non parlarne con nessuno, da isolarsi e da crogiolarsi nella propria solitudine e disperazione.
-Lo sai che io ci sarò sempre per te, vero? Sempre e comunque, non importa cosa succederà- dice all'improvviso, interrompendo quel silenzio costante.
Charles lo guarda.
-Voglio dire... non ti lascerei mai da solo, soprattutto in un momento del genere- continua, -non riesco neanche ad immaginarmi cosa devi aver provato.-
Il monegasco sospira e appoggia la tazza di thé caldo.
-Hai ragione, non puoi immaginare cosa ho provato- risponde, -ma mi hai subito supportato. Anzi, il tuo problema più grande è perché non te l'ho detto prima. Ti ringrazio, Pierre.-
Quest'ultimo sorride.
-Nessun problema. Lo sai, la risolveremo insieme questa cosa, okay?-
Il ferrarista annuisce e lo abbraccia.
Cavolo... è così fortunato ad avere Pierre.
Come ha detto lui, sono fratelli. Magari non di sangue, ma di anima.
Di questo è certo, almeno una persona lo appoggerà sempre. Almeno su una persona potrà contare. Almeno una persona è come Pierre.

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Lo so, questo capitolo è arrivato prima del previsto. Non so neanche io come ho fatto, ahahaha.
In ogni caso, spero vi sia piaciuto <3

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