pt. 18

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-Radio check, Charles.-
-Sì, ti sento, Bryan. Tu mi senti?-
-Perfettamente.-
-D'accordo. Allora posso andare?-
-Uh... sì, sì, puoi andare. Ricordati di fare il giro out.-
-Certo.-
Detto ciò, il ferrarista esce dai box e comincia.
Il giro di lancio va molto bene e subito comincia con quello registrato.
Le prime curve sono le migliori, mentre quelle in finali la macchina scoda leggermente.
Quando i ragazzi del suo team lo riportano dentro, parla con Bryan.
-Che è successo?-
-Le ruote posteriori non erano in giusta temperatura.-
Charles si acciglia.
-Scusami?- chiede, -Com'è possibile? Il giro out era praticamente perfetto.-
-Lo sappiamo, ma... stiamo controllando.-
Il monegasco fa un piccolo sbuffo.
"Stiamo controllando"? Sul serio?
Aspetta seduto, mentre i meccanici all'esterno gli cambiano le ruote e sistemano brevemente la vettura.
Dopo poco, gli viene finalmente dato il consenso per uscire nuovamente.
Come poco prima, all'inizio tutto va bene, ma poi lentamente comincia a perdere la macchina.
Tutte le prime prove libere continuano così.
Lui che torna ai box, i meccanici che sistemano, lui che torna in pista e lui che non riesce a guidare.
Probabilmente, l'unica volta in cui ha fatto un decente giro registrato è stato il primo, quando non avevano ancora iniziato a toccargli l'auto.
Per questi vari problemi, in realtà ancora sconosciuti, si ritrova ad essere sedicesimo.
Quando ha riparcheggiato e spento il motore, Charles si districa per uscire. Gli altri provano a dirgli che andrà meglio quel pomeriggio e lui vorrebbe crederci, davvero.
Così, ancora con indosso la tuta, decide di andare da Carlos.
Seppur lo spagnolo non abbia riscontrato gli stessi suoi problemi, nemmeno lui è andato molto bene. Infatti, si trova ottavo nei tempi.
Charles nota il compagno di squadra poco lontano che osserva degli schermi.
-Ehy, Carlos- lo chiama.
Quest'ultimo si volta.
-Sì?-
-Possiamo parlare un momento?-
L'altro annuisce.
Insieme, si dirigono in una zona un po' più appartata.
-Che succede?- domanda lo spagnolo.
-Com'era la macchina?-
-Oh...- Carlos sospira e si passa una mano tra i capelli chiaramente perfetti, -beh, non era delle migliori.-
-Allora non sono l'unico ad averlo notato.-
-Cosa è successo alla tua?-
-Pft, come se lo sapessi. Davvero, non mi è stata data neanche un'informazione.-
-Mh...- riflette, -le cose sono due. O hanno fatto una grande cazzata e non vogliono dircelo, oppure non sanno sul serio cos'è che non va.-
-La seconda opzione è decisamente la peggiore.-
-Già...-
-Vabbè. Devo andare, bello. Ci vediamo questo pomeriggio.-
-Okay. A dopo, allora.-
-A dopo.-
E con una pacca sulla spalla incoraggiante, Charles si allontana.
Dopotutto, si deve preparare per uscire con Max.
-Cavolo- borbotta il monegasco.
Ecco, un pro dei problemi con la vettura è che si era scordato del pranzo.
Dopo aver guardato l'orologio, va a prepararsi, per poi mettersi a cercare Max.
Per primo, controlla brevemente il paddock, poi decide di andare all'hospitality della Red Bull.
Di fronte alla porta, bussa.
Ad aprirgli arriva un ragazzo, probabilmente poco più grande di lui.
-Ciao- dice quasi timidamente il pilota.
-Ciao. Oh, sei Charles.-
Annuisce.
-Cosa posso fare per te?-
-Uhm, cerco Max. È qui?-
Il ragazzo si guarda alle spalle e chiede ad una ragazza se ha visto l'olandese.
Poi, torna a guardare Charles.
-Si sta cambiando- lo informa, -lo stai aspettando?-
-Esatto.-
-Oh, ma allora vieni dentro.-
-Sicuro?-
-Assolutamente. Vieni, prego.-
Il ragazzo si sposta gentilmente per lasciarlo entrare.
Dentro il piccolo edificio prova un senso di sollievo. Lì in Australia fa un caldo terribile e fortunatamente ora può usufruire di un po' di aria condizionata.
-Io sono Jayden, comunque.-
Charles sorride educatamente e gli porge la mano.
-È un piacere.-
Jayden ricambia il sorriso.
-Da dove vieni?- chiede il monegasco.
-Austria.-
-Capisco. Per questo hai deciso di lavorare per la Red Bull?-
-Sì, perlopiù per questo. Ma ho sempre amato le macchina da corsa in generale.-
-Davvero?-
-Mio padre era un fanatico. Direi che ha trasmesso la sua passione anche a me.-
Charles ridacchia e annuisce.
Prima che possa continuare la sua conversazione, viene interrotto.
-Ehy, Charlie.-
Il ferrarista deglutisce e si volta verso Max.
-Ehy.-
-Vedo che hai conosciuto Jayden.-
-Già. È stato gentile a farmi entrare.-
-Mhm...- borbotta Max squadrando leggermente il giovane.
Charles si schiarisce la gola.
-Allora, sei pronto?-
-Certo. Andiamo.-
Così, i due piloti si allontanano verso la macchina del biondo, per poi partire e andare verso un ristorante poco distante.
-Eccoci. Spero davvero sia buono come mi ha detto Daniel- commenta l'olandese.
Poi, Charles e Max scendono ed entrano, per poi sedersi ad un tavolino.
Inizialmente, regna il silenzio, anche abbastanza imbarazzante. Soprattutto per Charles, che cerca ancora di non guardarlo negli occhi. Si sente ancora troppo sopraffatto e in colpa dall'altro giorno in hotel per avere il coraggio di farlo.
-Cosa prendi?- gli chiede Max,  cercando di rompere la quiete.
-Uh... una... una bistecca al sangue. E... e tu?-
-Pensavo un'insalata. Non sono molto affamato.-
Charles annuisce e ordinano.
Mentre aspettano, Charles si guarda attorno nervosamente.
-Va tutto bene?- gli domanda Max vagamente preoccupato.
-Sì... sì, certo. Perché non dovrebbe?-
Il biondo alza le spalle.
-Non so, sembri agitato.-
Il ferrarista scuote la testa.
-Tutto alla grande.-
-Sicuro? Lo sai che puoi parlarmi.-
Oh, no. No, Max. Non può assolutamente parlarti del perché è così.
-Charles- viene chiamato, notando che non gli presta attenzione.
Quest'ultimo continua a non guardarlo, preferendo osservare la fantasia della tovaglia.
-Charles- ripete Max, questa volta più fermo e autorevole.
Appoggia una mano su quella del castano, che a quel punto è costretto ad alzare il capo.
Quegli occhi celesti che normalmente sarebbero neutri e quasi freddi, ora sono gentili e dolci, mostrando un vero interesse per lui e il suo bizzarro comportamento.
In quell'esatto momento Charles vorrebbe sciogliersi. Trova le sue iridi così belle e quando si accorge che è preoccupato per lui, si sente così al sicuro che quasi gli spiega tutto.
Per fortuna, però, si riprende e sbatte un paio di volte le palpebre.
-Sto bene, Max... solo... la macchina- mente, trovando che la scusa della sua vettura vada abbastanza bene.
-Cosa c'è che non va?-
-Non va e basta, ecco che c'è.-
-Andiamo, lo sai che tutto si risolverà. Hai un buon team.-
-Sì, ma non può essere sempre così... io... provo ad essere speranzoso, ma è difficile.-
Max sospira, capendo il suo punto di vista.
-Lo so, ma tu sei la persona più fedele alla propria squadra che io conosca. Questa fiducia che hai nella Ferrari ti porterà a qualcosa di grandioso.-
Charles lo osserva, come cercando qualche segno di bugia nel suo sguardo. Ma non ne trova.
-Tu... lo pensi davvero?-
-Sì. Ne sono più che sicuro. Andrà tutto bene, mh?- gli accarezza dolcemente il dorso della mano con il pollice.
Quella sensazione è la più confortante che abbia provato negli ultimi mesi. Sorride leggermente all'altro, che ricambia.
Poi, ad interrompere quella connessione è il cameriere, che porta le loro ordinazioni.
Dopodiché, il pranzo continua con una conversazione più amichevole e allegra.

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Voglio solo dire: scusate <3 <3
Davvero, so che sono molto in ritardo, ma ho avuto una marea di verifiche ed interrogazioni in questi giorni, perciò sono stata davvero occupata. In ogni caso, spero vi piaccia <3

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