pt. 6

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Trascorsa quella che sembrava un'ora infinita, alla fine Charles si è ritrovato all'interno della sua Ferrari per le qualifiche.
Come ogni volta si incomincia dal Q1.
Il monegasco esce dai box, posizionandosi dietro alla Mercedes numero 44.
Fa in modo che tra loro due rimanga un po' di margine, così da poter spingere bene nel giro di lancio.
Svolti i cinque chilometri di tracciato, Charles incomincia il suo primo tempo.
La prima curva la prende abbastanza bene, seguendo la giusta traiettoria.
Alla terza, Perez si sposta per farlo passare, così come fa Russell alla quarta.
E il primo settore è fatto.
Non è un fucsia, ma è decisamente un buon tempo.
Riprende a spingere forte sul rettilineo tra la decima e undicesima curva, attivando il DRS e abbassando completamente il piede.
E anche il secondo settore è molto buono.
Nel terzo, perde leggermente alla fine, ma si posiziona in una temporanea quarta posizione.
-Com'è?- chiede alla radio respirando pesantemente.
-Dovresti migliorare la 6, 8 e la 15. Ora rientra ai box.-
-D'acccordo.-
Mentre i suoi meccanici lavorano sulla vettura, lui guarda i tempi degli altri.
Dà un'occhiata veloce a tutti e si accorge di vedere solo una Red Bull tra i primi cinque.
Abbassa lo sguardo e in settimana posizione c'è il lungo cognome Verstappen.
Aggrotta le sopracciglia.
-Perché Max è così lento?- chiede.
-Non sappiamo.-
Molto utili, eh?
-Comunque ti teniamo dentro per il resto del Q1.-
-Tutto quanto? Non rischiamo di uscire?-
-No. Manca un minuto e gli unici che sono usciti sono Sargeant, Bottas e Hulkenberg, che sarebbero tutti fuori. Tu sei appena diventato quinto. Non rischi nulla.-
-Va bene.-
Così, si ritrova per bel po' di tempo a guardare nel vuoto.
Non sta davvero pensando, ma non si sta nemmeno concentrando su qualcosa davanti a lui. Fissa solamente l'halo rosso di fronte alla sua testa.
Senza volerlo, il suo cervello lo fa tornare alle parole di Pierre.
Aveva già mezzo ammesso a se stesso che il francese aveva ragione, ma non aveva seriamente preso in considerazione di trovarsi una ragazza.
Ovvio, non gli dispiacerebbe avere un po' compagnia certe volte, ma non è sicuro di volere una relazione. L'ultima fidanzata che ha avuto è stato più di due anni e passa fa.
-Charles, ci sei?-
-Sì, sì- risponde velocemente il pilota.
-Okay. Puoi andare.-
Il Q2 passa piuttosto velocemente, quasi sembrasse il Q3.
Sia lui che Carlos finiscono in un'ottima posizione, mentre Max è nuovamente fuori dai primi.
Questo fatto stranisce molto Charles, e ha la vaga sensazione che nel team austriaco i pensieri siano li stessi.
-Bene. Sei a venti millesimi da Hamilton- gli viene detto da Bryan.
-Woah- commenta Charles non trannenendosi, -ringrazia i meccanici. Hanno fatto davvero uno splendido lavoro.-
Non si aspettava affatto di essere secondo. Anzi, tutt'altro.
-Ringraziali tu, Charles. Prendi la pole.-
Il monegasco ridacchia e porta l'auto fuori dai box ed incomincia così l'ultima vera possibilità.
Non è il primo a fare il proprio tentativo. Partirà quarto, dietro al suo compagno di squadra.
-Hamilton ha la pole provvisoria- gli comunica il suo ingegnere di pista.
Tira un sospiro ed inizia il giro di lancio.
Tutto bene.
Poi fa il primo settore.
Buono, come i precedenti.
Poi il secondo.
Quasi perfetto.
Poi il terzo.
E fa fucsia.
-Lavoro eccellente, Charles. Dico davvero, hai guidato splendidamente.-
-Ce l'ho? Dimmi che ce l'ho, Bryan, dimmi che ce l'ho.-
-Charles Leclerc, tu... hai la pole provvisoria.-
Il monegasco batte la mano sul volante. Cavolo, non aspettava altro.
Continua a guidare, chiaramente rallentando e spostandosi dalla traiettoria di chi è nel tempo registrato.
Sa di non poter fermarsi là, in mezzo alla pista, ma non vorrebbe fare altro. Vorrebbe bloccarsi e poter mettersi a pregare.
Ne ha bisogno. Se lo merita. Sa che sarebbe un inizio stagione stupendo e darebbe molta carica sia a lui che a Carlos che a tutto il team.
-Oh, sì! Oh, sì, Charles! Tu sei favoloso!- grida una voce.
A quel suono, lascia uscire un sospiro che stava trattenendo senza neanche accorgersene.
-Hai la pole position, Charles! Bravissimo, sul serio.-
-Grazie, ragazzi, grazie!- esclama parcheggiando la vettura davanti al cartello con il numero uno.
Esce da essa e saluta i fan intorno sugli spalti.
Va a pesarsi e poi si toglie il casco.
Sorridente come non mai va a vedere chi sono il secondo e il terzo, e dove si è classificato Carlos.
Però, quando si ritrova davanti alla tabella dei tempi, il suo sguardo cerca altro.
Si sorprende nel notare che Max non si è affatto migliorato.
-Ehy, amico- viene chiamato.
Si volta e un sorridente Lewis Hamilton gli porge la mano, la quale stringe subito.
-Bel giro.-
-Grazie, anche il tuo. Sei secondo?-
-Sì. Stai attento domani, eh- risponde ridacchiando e allontanandosi.
Si gira dall'altro lato e vede la macchina del pilota messicano sulla posizione del terzo.
Gli si avvicina.
Checo, vedendolo, gli dà la mano e gli fa i complimenti.
-Grazie. Anche tu sei stato bravo- risponde Charles, -cos'è successo a Max?-
Nella sua domanda cerca di non suonare preoccupato.
Il più anziano scuote la spalle.
-Non ne ho idea. Sembra di esserci scambiati i ruoli. Io terzo e lui sesto.-
Charles annuisce e si allontana.
Scambia una breve conversazione con Carlos, classificato quarto, per poi dover fare la foto per la pole e la foto con gli altri due.
Svelge anche l'intervista, che per sua fortuna non dura nemmeno più di tanto, seppur non si accorga nemmeno dei minuti che passano. Dopotutto è solo che contento in questo momento.
Dopo molto altro tempo trascorso a parlare del più e del meno con la squadra, a ringraziare ed elogiare i meccanici, e dopo aver chiacchierato un po' con qualche fan, è finalmente il momento di tornare in hotel.
Assieme a Carlos, decide di andare a mangiare fuori.
Avendo preso le ordinazioni e incominciato a mangiare, i due si infilano in una lunghissima e serissima discussione.
-No, per niente. Come fai a preferire i cani piccoli? Li hai visti, no? Sembrano dei topi- commenta scherzoso lo spagnolo.
-Ma sono più carini. Sono adorabili e poi è molto più comodo.-
-No, no. Non capisci nulla tu. Le razze migliori sono quelle grandi. È più divertente giocarci. E sono molto più fighi.-
-Si può giocare anche con quelli piccoli.-
-Non come con quelli grandi. Quelli piccoli magari li schiacci mentre corri. E poi ti tocca fargli mille cure. Prendi un qualsiasi tipo di cane grande, per esempio. Non ha paura di nulla.-
-Se dobbiamo essere sinceri il tuo cane ha paura tutto quello che vede.-
Carlos spalanca la bocca e si appoggia una mano sul petto.
-Io e te abbiamo chiuso. Non ti permetto di insultare il mio amore in questo modo.-
-Tu hai detto che Leo è un topo- fa notare Charles alzando un sopracciglio.
Carlos fa un gesto veloce con la mano, come per intendere fosse una sciocchezza.
Charles ridacchia.
Il resto della serata passa più o meno così. I due si divertono, ridono e poi alla fine si salutano.
Appena entra nella sua camera d'albergo, il monegasco si getta sul letto.
Poi, purtroppo si ricorda di che cos'ha fatto per tutto il giorno e decide di farsi una doccia.
Legatosi un asciugamano attorno alla vita, di stiracchia e accende la televisione della stanza, afferrando un bicchiere d'acqua.
Prende un sorso prima che il suo telefono rilasci il suono di una notifica.
Lo afferra e lo apre.
Corruga la fronte e avvicina lo schermo al suo viso, valutando di aver letto bene.
Dopodiché si asciuga velocemente, si mette i primi vestiti che trova, afferra le sue chiavi e si fionda fuori dalla stanza.

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Ecco il sesto capitolo. Spero stia piacendo la storia. <3
Proverò a fare il prossimo per domani in tempo. Solo per voi <3

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