Una foresta insolita - parte 2

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"Grazie, mi hai salvato!" disse la ragazza dalla chioma bruna con voce squillante. Mi domandai dove trovasse le forze per parlare a tono così alto.

Era leggermente più bassa di me, aveva dei lunghissimi capelli bruni che le coprivano tutta la schiena, una faccia paffutella, degli occhi grandi e bruni come i capelli e un gigantesco sorriso di ringraziamento stampato in viso.

"Scusa se sono corsa via senza ringraziarti" disse senza aspettare una risposta. "Avevo paura che fossi un altro di quei brutti ceffi!"

"Tranquilla, l'importante è che stai bene" dissi, faticando a trovare le parole giuste. La ragazza rise, perciò lo presi come un buon segno.

"Io mi chiamo Celine, piacere di conoscerti!" continuò lei "Tu come ti chiami?".

"Bella domanda" esclamai con un sorriso un po' forzato.

Già, come mi chiamo? Mi ritrovai a pensare un po' malinconico.

"Piuttosto, cosa ci facevi con quei brutti ceffi? Hanno appiccato loro l'incendio?" le chiesi cercando di cambiare discorso.

Celine arrossì visibilmente e, con un tono impetuoso, iniziò a parlare: "Stavo cercando una pianta che cresce solo in un angolo remoto del Bosco Mantomutevole, la Mielefoglia. I suoi fiori sono noti per lenire il dolore e curare irritazioni." La sua voce si addolcì all'improvviso, assumendo un tono più sommesso. "Purtroppo, il loro accampamento era lì vicino, e mi sono imbattuta in loro. Quei miserabili! Sapevo che i banditi stavano intensificando le loro razzie, ma non avrei mai immaginato che si spingessero così lontano!"

"Bosco Mantomutevole?" Domandai, anche se immaginavo si trattasse della foresta in cui ci trovavamo.

"Questo bosco, il Bosco Mantomutevole... prende il nome dalle differenze tra le sue due parti," disse Celine, indicando la foresta con un gesto della mano. "Nessuno sa con certezza come sia diventato così, ma i vecchi del villaggio raccontano storie di strani malefici...", sussurrò come se il solo parlarne portasse sfortuna.

"Ad ogni modo, stavo raccontando cosa mi è successo, quindi non interrompere!" aggiunse, lanciandomi un'occhiata severa, prima di riprendere a parlare con foga, fino quasi a perdere il fiato. "Per prima cosa, mi hanno rubato la borsa con tutte le mie erbe. Poi, come se non bastasse, mi hanno presa e legata a un albero. Per fortuna, sono particolarmente abile a tirarmi fuori dai guai, quindi ho trovato il modo di scappare!" Nel dire l'ultima frase, sembrava particolarmente compiaciuta.

"Come hai fatto a fuggire?" domandai io, incuriosito dalla sua storia.

"Semplice! Ho usato le mie abilità per liberarmi dalle corde! Purtroppo, mentre cercavo di recuperare le cose che mi avevano rubato, uno di loro mi ha visto, quindi ho dovuto giocare la mia carta segreta e..." sussurrò l'ultima parte con un tono talmente basso che non riuscii a coglierne le parole.

"Puoi ripetere?" le chiesi.

"Ecco... ho appiccato l'incendio per riuscire a fuggire", spiegò lei, alzando leggermente la voce.

"L'incendio che rischiava di ucciderci tutti quanti lo hai appiccato tu?" esclamai con un tono di rimprovero.

"Beh, sì... non avevo molta scelta, no? Dovevo pensare a salvarmi", mi rispose lei un po' accigliata.

"Al posto di sprecare del tempo ad appiccare l'incendio saresti potuta scappare subito, magari saresti riuscita a distanziarli", esclamai con diffidenza.

"Sprecare tempo? Pensi che ci voglia molto ad appiccare un incendio?" esclamò Celine con un ghigno di soddisfazione.

"Comunque, mi hai salvata, quindi devo sdebitarmi in qualche modo. Che ne dici di una cena?" rispose, mantenendo il sorriso sulle labbra.

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