Piano piano, un uomo parecchio vistoso e dall'aria familiare si avvicinò a me. Riconobbi subito i suoi denti sporgenti, e la folta barba arancione, ma prima che potessi obbiettare Celine fece un verso sorpreso.
"Ma tu sei il tipo che ha quasi distrutto la taverna!" Esclamo stupita Celine.
"Si chiama Jhorin", borbottai, seccato dalla situazione.
Proprio lui doveva capitare. Dopo ciò che era successo in locanda mi stava parecchio antipatico, con i suoi modi rozzi e burberi. Per di più mi aveva teso una trappola e scambiato per un animale, cosa che non riuscivo a tollerare.
"Beh, mi sa tanto che la trappola è rovinata! Avete la minima idea di quanto ci abbia messo a posizionarla?" Tuonò Jhorin, con aria delusa.
Osservando bene il terreno, notai che la trappola in cui ero caduto io non era l'unica.
Ve ne erano parecchie in mezzo agli alberi, nascoste fra le foglie con corde del loro stesso colore, ma anche in terra.
Una di esse era proprio vicino a Celine, per sua fortuna era riuscita a non azionarla.
"Fallo scendere subito!" Urlò lei con un'espressione di disappunto.
"Beh, non dai l'aria di essere molto saporito..." mormorò Jhorin, che sembrava valutare l'idea di cucinarmi. "D'accordo ti farò scendere" esclamò sorridente dopo qualche secondo di pausa, per poi tranciare di netto la fune che mi teneva a penzoloni e facendomi cadere a terra. Riuscii ad assestarmi agilmente con le mani, evitandomi così di schiantarmi al suolo.
"Grazie" mormorai sarcasticamente.
Jhorin mi scrutò un attimo per controllare se stessi bene, poi continuò: "Conoscete il mio nome, dunque potreste anche dirmi il vostro".
Celine si presentò amichevolmente, poi Jhorin si voltò verso di me, in attesa di sapere il mio; per ovvi motivi però, non potei rispondergli.
"Beh, non parli? Ti ho chiesto il tuo nome" borbottò Jhorin.
Rimasi in silenzio per un po' senza sapere cosa rispondergli, ma Celine si mise in mezzo. "Ha perso la memoria sbattendo contro una roccia" esclamò con sguardo convinto, senza aggiungere altri dettagli.
"Beh, non è un buon segno," sghignazzó Jhorin, "se non hai un nome, come dovrei chiamarti? Dovremo trovarti un soprannome!"
Celine parve illuminarsi in volto: "Ma certo, non ci avevo pensato!" si mise poi a rovistare nella sua borsa piena di cianfrusaglie, da cui poi tirò fuori un piccolo libricino e si mise a rovistarne le pagine.
"Ecco, dovrebbe essere qui; non sono tantissimi, ma puoi sceglierne uno che ti piace" disse mentre mi passava il libro, in cui c'erano pagine e pagine di nomi, organizzati per lettera.
"Lascia perdere quel libro, ragazzina" suggerì il Varg in tono autorevole: "Sono un asso a trovare soprannomi, vogliamo scommettere?" commentò lui, evidentemente trovandola un'ottima idea.
Non mi andava che un tizio sconosciuto mi desse un nomignolo, ma Jhorin appariva piuttosto euforico: "Dunque, fammici pensare un attimo... beh, prima eri attaccato all'albero come un ramoscello, quindi potresti chiamarti Astel".
"Astel?" esclamai con tono confuso.
"Beh, significa ramoscello nella mia lingua natia, e tu sei anche piuttosto magrolino," rispose Jhorin, divertito, "ti calza a pennello, insomma! " .
Stavo per rifiutare cortesemente, ma Celine esclamò: "Mi piace, è un nome fantastico!".
Sospirai, ma d'altronde era solo un nome, non era importante con quale dei tanti mi chiamassero.
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Il Sussurro Delle Ombre
FantasyChi sono io, dove mi trovo? Queste sono solo alcune delle domande che mi porsi quando mi ritrovai nel cupo abisso. Sarei rimasto per sempre a vagare in quel luogo tetro e inospitale, ma li in fondo trovai un'entità tetra e buia, ma al tempo stesso a...