Speranza urgente- parte 1

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Era passata qualche ora quando giungemmo all'accampamento. Ormai, i chiarori del tramonto avevano conferito un colorito arancione al paesaggio; la luce era riflessa sullo specchio del Lago di Vetro, rendendo i dintorni quasi brillanti.

Al nostro arrivo, un corno risuonò nell'avamposto, mentre il cancello si apriva per farci passare. Nelle poche ore che eravamo mancati, i soldati avevano finito di montare la palizzata. Ora, la grande barriera era rinforzata da più strati di tronchi di legno, più un'impalcatura sopraelevata su cui passavano i soldati.

Fummo accolti da alcune guardie e da Tuc-Tuc, che saltellava allegro per il nostro ritorno. Una volta notate le condizioni di Quenya e Amra, Tuc-Tuc emise un sommesso gridolino, mentre le due guardie impugnavano le armi e scrutavano i dintorni.

Jhorin sbucò dalle tende, e ci corse incontro con aria sconvolta.

"Che diamine è successo?" Mi domandò in preda al panico.

"Io e Gens siamo andati a cercarli, ma abbiamo trovato un esercito ad attenderci," gli risposi, ansimante. "Appena ho trovato le Cappe, siamo tornati qui."

"Dov'è Gens, ora?" Bofonchiò Jhorin con voce spezzata, mentre si guardava attorno. Dopo aver notato la sua mancanza, Mi pose la sua enorme mano sulla spalla e ripeté la domanda a gran voce.

Non risposi, poiché non avevo il cuore di dirgli che lo avevo lasciato indietro.

Jhorin ringhiò furente, poi, preso dalla frustrazione, scagliò un colpo di cannone verso la foresta, urlando con tutta la rabbia che aveva in corpo.

"Mi dispiace, è stata colpa nostra", mormorò Quenya, con voce fioca e volto avvilito.

Jhorin non rispose; si limitò a fissare in direzione della foresta, come se da un momento all'altro sperasse ancora di veder spuntare Gens, con il suo classico sorrisetto beffardo.

"Astel!" Urlò una voce minuta, che ormai conoscevo bene. Celine si fece spazio tra i soldati, mi corse incontro e mi abbracciò forte: "Eravamo così preoccupati quando siete scomparsi! Abbiamo visto un'esplosione di luce verde in lontananza, poi più nulla."

Subito dopo il suo sguardo vagò sulla mia schiena, in cui ancora tenevo Amra, svenuta. Si accorse subito della gravità delle sue condizioni, perciò corse in fretta a chiamare Alinar.

Quenya mi aiutò a portarla nella tenda dei Lunari, poi si sedette in un angolo, in silenzio e pensierosa.

Poggiai Amra vicino a Daffyd; la sua piaga era ricomparsa nonostante le cure di Gens, e le condizioni sembravano anche peggiorate.

Celine entrò per prima, con passo rapido e deciso, seguita da Alinar, che stringeva delle bende tra le mani tremanti. Non degnò Quenya nemmeno di uno sguardo, mettendosi invece a scrutare la compagna ferita; il suo shock e la preoccupazione si mescolarono in un'espressione angosciata, mentre il suo respiro cresceva di intensità, divenendo sempre più irregolare.

Senza perdere un secondo, si chinò accanto a lei, esaminando le sue ferite.

Con mani ferme ma delicate, iniziò a prestarle le prime cure, avvolgendo le bende attorno alle braccia, ma sembrava guidato più dall'istinto che dall'esperienza.

Non potevo biasimare l'incompetenza di Alinar; in fondo Amra era la guaritrice, mentre lui era solo un apprendista.

"Dobbiamo fermare il sangue," borbottò tremante, "Celine, portami la Luminflora che abbiamo raccolto."

Celine uscì in fretta dalla tenda, per poi rientrare con degli strani fiori dai petali bianchi e sprizzanti di luce propria.

Alinar spezzò i fiori in piccoli pezzi, poi li strizzò, facendo colare il succo in un panno bianco. Con delicatezza, lo passò sopra le garze, facendo attenzione a non causare dolore alla Lunare.

Il Sussurro Delle OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora