Nonostante fossi stanco dalla corsa, avevo ancora voglia di camminare. Dopo tutti quei giorni in prigionia, ero contento di poter passeggiare tranquillamente alla luce del sole.
Mentre camminavamo, mi avvicinai a Celine, e cercando di non farmi sentire dagli altri, le sussurrai: "Prima hai nominato una certa Istal, e anche la Gilda del Sole. Cosa sono esattamente, delle città?"
"Istal non è una semplice città," esclamò Celine, con disappunto, "è la capitale dei Lunari, gli esseri più saggi e maestosi di tutta Faule."
"E dove si trova?" Domandai, attirato.
"Molto lontano da Piana Lacuna, purtroppo," commentò lei con voce minuta. "Per fortuna, hanno qui il loro avamposto, la Gilda del Sole, di cui Quenya e a capo!" Mi rispose quasi come se fosse ovvio, poi si mise a fissare la Lunare, con un luccichio d'ammirazione negli occhi.
Non mi era parso di aver notato Istal o la Gilda del sole nella mappa a casa di Celine, anche se una volta trovata Aeteria non mi ero interessato di cos'altro ci fosse scritto; immaginai che fosse piuttosto lontana, ma comunque non importava più di tanto.
All'improvviso, un rumore alle nostre spalle attirò la mia attenzione. Sembrava un suono di passi, ma più pesanti di quelli di un umano. Mi voltai, pensando che le guardie fossero ancora alle nostre calcagna, ma con mia sorpresa vidi il maestoso lupo bianco avvicinarsi rapidamente. Non mi ero accorto che si fosse allontanato dai Lunari, né che fosse tornato dietro di noi. Notai che si dirigeva verso Gens, che gli diede un buffetto affettuoso sulla testa.
"È tuo?" Chiesi, ancora perplesso.
"No, è di Ryo," rispose Gens con un sorriso, lanciando uno sguardo affettuoso al lupacchiotto. "Sta facendo la ronda per assicurarci che non ci seguano."
Il lupo osservò le Cappe e, come se volesse farsi notare, abbaiò, attirando subito l'attenzione del suo padrone. Ryo si voltò, gli fece un cenno e disse: "Spelacchiato, vieni qui," accompagnando le parole con un fischio. Il lupo corse da lui, e Ryo gli salì in groppa, pronto a proseguire il cammino.
Durante il viaggio mi accorsi che il morale del gruppo migliorava man mano che ci allontanavamo da Brineacre. Celine non faceva altro che osservare tutto ciò che vedeva estasiata, senza smettere neanche per un attimo di scarabocchiare dettagli nel suo taccuino; Jhorin e Gens trovavano ogni minima scusa per dibattere e darsele di santa ragione, facendo pace pochi secondi dopo; le Cappe erano davanti a noi, perlustrando il paesaggio in avanscoperta.
"Che strana accoppiata", mormorai a Celine mentre osservavo Gens e Jhorin.
"Secondo me invece sono un gruppo molto affiatato!" Rispose lei senza sollevare gli occhi dagli appunti.
"Si può dire anche così... che scrivi?" Le domandai.
"La flora è cambiata tanto da quando papà ha descritto questo posto," osservò lei, distrattamente, "le pagine però non sono aggiornate, perciò vanno assolutamente corrette." Subito dopo, notò una piccola piantina violacea che rubò tutta la sua attenzione, e iniziò a scarabocchiare sempre più velocemente.
Nel frattempo, Jhorin e Gens battibeccavano così tanto che ad un certo punto Gens usò la magia per buttare Jhorin nel torrente accanto a noi, facendosi grandi risate, fino a lacrimare.
Il viaggio non durò a lungo: in poche ore arrivammo nei pressi dell'accampamento. Anche da lontano, era evidente quanto fosse rudimentale e ancora in costruzione. Una palizzata fatta di tronchi acuminati si estendeva tutt'intorno, ma lasciava grandi spazi vuoti, e un pesante cancello di ferro giaceva a terra, in attesa di essere montato. Attorno a noi regnava un certo disordine, con materiali sparsi e strutture incomplete, segni di un luogo creato in fretta e furia, ancora lontano dall'essere un rifugio sicuro.
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Il Sussurro Delle Ombre
FantasyChi sono io, dove mi trovo? Queste sono solo alcune delle domande che mi porsi quando mi ritrovai nel cupo abisso. Sarei rimasto per sempre a vagare in quel luogo tetro e inospitale, ma li in fondo trovai un'entità tetra e buia, ma al tempo stesso a...