Chi sono io, dove mi trovo? Queste sono solo alcune delle domande che mi porsi quando mi ritrovai nel cupo abisso. Sarei rimasto per sempre a vagare in quel luogo tetro e inospitale, ma li in fondo trovai un'entità tetra e buia, ma al tempo stesso a...
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Passammo attraverso il massiccio cancello, scortati da una vasta schiera di soldati.
Una strana inquietudine mi colse all'improvviso, come se in quel forte ci fosse qualcosa di più che si celava agli occhi di chi vi entrava.
Dentro le mura era cinto un possente palazzo in mattoni di pietra, che dava l'aria di essere il centro di comando del borgo.
Fummo scortati all'interno senza alcun indugio e con poca grazia da parte delle guardie, che non si fecero scrupoli a strattonarci e spingerci con foga. Varcata la soglia, rimasi di stucco nel notare quanto fosse ricco il padrone di quel posto; ogni cosa era composta da pietre preziose, come il pavimento e le mura decorate da rubini scarlatti e verdi smeraldi. I mobili splendevano con i loro filamenti d'argento, ornati da sfarzosi cimeli dalla parvenza antica.
Era oltremodo diverso dal resto del villaggio, considerando che non aveva niente del genere; le case al di fuori erano rustiche e piccole, neanche paragonabili alla vista della roccaforte.
I soldati si fermarono davanti a una porta totalmente fatta in oro luccicante. "Entrate!" Disse sprezzante una guardia del cancello mentre la apriva.
Oltre esso si estendeva un lungo salone, ancor più sfarzoso rispetto al corridoio precedente. I muri e il pavimento erano composti di un brillante metallo grigio in cui si rifletteva la luce del sole, che passava attraverso numerose finestre ai lati della stanza. Su di esse vi erano dei mosaici, raffiguranti animali composti da gemme colorate, dando una tonalità variopinta alla sala, mentre al centro della stessa svettava un massiccio trono in cui vi era seduto un uomo minuto, vestito con indumenti lussuosi e strampalati. Un copricapo d'oro dall'aria regale era posato sulla sua testa, ma sembrava essere qualche taglia troppo grande, come se non fosse stato fatto per lui. Era anche piuttosto giovane, con solo qualche capello biancastro nella sua chioma bruna. Tuttavia, a giudicare dal colore della pelle grigiastro, sembrava non essere molto in salute.
Un gruppo di guardie era posto a schiera nel salone, dall'ingresso fino alla fine della sala. Avevano pesanti armature violacee che ricoprivano interamente i soldati, inoltre essi rimanevano immobili, quasi come se fossero delle statue.
Uno dei soldati che ci aveva scortato, raggiunse il centro della stanza con passo svelto; si sistemò in fretta la tunica cremisi, poi esordì: "Siete dinnanzi a Darryl il Magnanimo, inchinatevi al suo cospetto!" Subito dopo queste parole, un piccolo ghigno si formò nel suo viso.
"Inchinarci? E perché mai dovremo farlo?" Rispose Celine sprezzante, rivolgendosi direttamente all'uomo seduto sul trono.
Il governatore si alzò di scatto, mentre il suo volto sì accigliava. Avanzò verso di noi, scrutandoci dall'alto in basso. Fissai i suoi occhi giallo paglia, ma il suo sguardo ispido mi fece accapponare la pelle. Dopo qualche attimo diede un cenno al soldato che lo aveva annunciato; l'uomo si spostò immediatamente per lasciar spazio al suo sovrano.