Capitolo 14 - NOAH

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Quando il giorno dopo mi sveglio, mi siedo a fare colazione in terrazza e aspetto che Julian rientri a casa. Immagino che ieri sera sia andato a fare baldoria, come ha fatto negli ultimi mesi. Di solito, torna nelle mattinate, ma ancora tutto tace.
Voglio parlare con lui. Ho bisogno che la situazione con Maddie si risolva una volta per tutte.
Appena sento qualcuno indugiare sull'uscio di casa, scatto in piedi e mi avvio in quella direzione, pronto a bloccare Julian prima che si rifugi nella sua stanza o in qualsiasi locale scadente in cui va ultimamente, ma appena apro il portone, mi immobilizzo, scioccato dalla scena che mi si palesa davanti.

Olive e Paul si staccano di scatto e mi guardano con occhi sgranati. Poi, entrambi arrossiscono per essere stati beccati a baciarsi.
«Pensavo fosse Julian» mormoro.
Per un attimo, ci guardiamo tutti a disagio.
Gesù, come si fa ad uscire da questa situazione?
Olive si sistema i capelli arruffati e i vestiti, gli stessi della sera precedente. Infine, si schiarisce la gola, prima di parlare. «Credo che Julian non sia uscito, ieri.»

«Oh!» esclamo, sorpreso. Per tutto questo tempo è rimasto nella sua stanza?
Il silenzio si protrae per qualche secondo, poi è il turno di Paul di tossicchiare. «Allora, io vado.»
Per un attimo, osserva Olive con uno sguardo completamente perso e, quando lei gli poggia un bacio sulla guancia, Paul diventa rosso come un peperone.
Dopodiché scappa. Sul serio, si allontana con un passo troppo veloce e Olive ridacchia, divertita, gli occhi che luccicano.

«Tu e lui...?»
«Abbiamo passato una bella serata, tutto qui» taglia corto, superandomi.
«Una bella serata?» domando, perplesso.
Per Paul non sembrava solo una bella serata. Non ho bisogno di parlare con lui per sapere che è cotto.
Olive mi lancia un'occhiataccia, infastidita dalle mie domande.
«Scusami, non voglio fare l'impiccione. In realtà, sto cercando di capire cosa sta succedendo tra te e Julian.»
«Beh, in realtà lo stai facendo, l'impiccione. Perché non chiedi a Julian? È lui il tuo migliore amico, non io. Non sono costretta ad aprirmi con te» ribatte secca.
Alzo le mani, in segno di resa. Non pensavo che l'avrei irritata così. Volevo solo comprendere il tipo di rapporto che c'è tra lei e Julian, dato che adesso c'è la variabile Paul. Al momento sono abbastanza confuso.

Olive forse si rende conto di essere stata scortese perché, quando questa volta parla, il suo tono di voce si addolcisce. «Tra di noi non c'è niente, se è questo che ti stai chiedendo» mi confessa. «Abbiamo fatto credere che fosse così perché... beh, era comodo per entrambi. Ma tra me e Julian non ha mai funzionato» dice con un sospiro. «E poi, lui è innamorato di un'altra ragazza.»
Mi lancia un'occhiata penetrante e intuisco che sta parlando di Maddie. Mi chiedo quanto lei sappia di quello che è successo durante le vacanze invernali.
«Una ragazza che conosco?» domando, con nonchalance. «Sai che intenzioni ha con questa ragazza?» aggiungo, quando lei non risponde.
«Non ne ho la più pallida idea» ammette, infine. «Ma potresti chiedere a lui. A Julian manca parlare con i suoi migliori amici. Si sente un po' perso senza di voi.»
La sua voce ha una nota dolceamara. Mi sorprende vedere quanto lei tenga a Julian, non avevo capito che tra di loro si fosse creato questo legame profondo.
Annuisco e dopo vado di sopra, a vedere se Julian è nella sua camera.

Busso una volta, ma non sento nessuno. Al secondo tentativo, ancora niente. Stringo i denti, cercando di non spazientirmi, e busso di nuovo. Quando il silenzio è l'unica risposta che ricevo, penso cosa farebbe mio fratello Aaron. Lo esorterebbe ad aprire o butterebbe giù la porta?
Penso proprio la seconda.
Per sicurezza, faccio un tentativo e abbasso la maniglia, sentendomi in colpa per star per violare la sua privacy. Quando scopro che la porta è chiusa a chiave, impreco e mi rimangio il mio senso di colpa.

«Julian, apri la porta o la butto giù» lo intimo con il tono di voce più minaccioso che riesco a tirare fuori. Per mia sfortuna, non è poi così intimidatorio.
Sospiro, frustrato, quando non parla. «Julian!»
Ancora niente. Spero che non stia dormendo, perché di solito ha il sonno pesante.
«Senti, mi sono rotto il cazzo di questa situazione. Vieni fuori e risolviamola da adulti.»
Lo sento sbuffare. Almeno è sveglio.
«Sei un codardo» gli urlo.

Lost in the Sea. Persi nel mare 🔞 [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora