Sette del mattino, la sveglia suona.
È un giorno speciale, diverso da tutti gli altri, ed è la vivace suoneria che emette il piccolo altoparlante del mio cellulare ad annunciarmelo.
Sentire il caldo timbro di voce di Michael Bublé intonare Jingle Bells' Rock vuol dire una sola cosa: il mio periodo preferito dell'anno è ormai alle porte.
Attraversata da una scarica di adrenalina, dovuta alla febbricitante attesa di questo momento, mi preparo ad abbandonare il tepore delle calde e avvolgenti lenzuola bianche per sgusciare fuori dal letto e infilare le mie pantofole pelose bianche, mentre rischio di inciampare sul morbido Signor Poppy, un gattone di razza ragdoll che mi fa compagnia da ormai quattro anni, prendendo ogni notte posto ai piedi del mio letto nonostante la sua cuccia mi sia costata un paio di centinaia di dollari.
Lo sollevo dopo averlo preso sotto le zampine anteriori e lo stringo forte a me. <<Stiamo mettendo su ciccia, amico mio?>>
Di tutta risposta, mi soffia sul viso, ma gli impedisco di darmi il ben servito con i suoi artigli allontanandolo da me e alzandolo verso il soffitto a mo' di Simba. <<Dovresti smetterla di mangiare la lasagna e iniziare a mandare giù quegli stupidi croccantini per gatti che mi sono costati una fortuna.>>
Senza lasciarlo, rivolgo una smorfia al mio riflesso nello specchio sul piccolo armadio laccato in legno massello. <<Tu sei l'amore mio, non è vero?>>
Mi rivolge uno sguardo tra l'annoiato e il giudicante, così lo metto finalmente giù. Di rado le sue vibes matchano con le mie. Da quando i miei pensieri parlano con uno slang così giovanile? Forse passo troppo tempo a guardare sitcom adolescenziali.
Infilo al volo la vestaglia pesante rosa e mi avvicino al balcone per issare le persiane.
La mia modesta cameretta viene inondata dalla luce chiara e monocolore proveniente dal luminoso cielo coperto di candide e soffici nuvole. Spalanco un battente per affacciarmi al terrazzino esterno e, stringendomi nel mio outfit da casa, chiudo gli occhi mentre l'aria frizzante del primo mattino mi provoca un brivido di freddo e piacere lungo tutto il corpo, e il signor Poppy, dopo essersi strusciato per bene sul mio pantalone in pile, riempiendolo di peli bianchi, si affaccia tra le mie gambe alla ringhiera. Quante volte ho temuto che potesse precipitare giù, così ho avvolto il balconcino con una rete metallica alla bell'e meglio.
Riapro gli occhi. Oggi, primo giorno dell'ultimo mese dell'anno, tutto lungo le strade di New York sembrerà preannunciare l'arrivo della stagione natalizia.
Nella città della Grande Mela, questa festa più di altre è sentita in modo particolare, dunque celebrata a dovere con tutti gli allestimenti, le attrazioni, le luci e lo sfarzo che ne conseguono. Le vetrine di negozi della Fifth Avenue metteranno via gli oggetti esposti durante l'intero anno per lasciare spazio a morbidi orsetti colorati, busti di Babbo Natale, bastoncini di zucchero, case di marzapane e batuffoli di lana o ovatta per simulare la neve, che presto ricoprirà come un manto leggero i tetti degli alti palazzi della città. Le luminarie adorneranno ogni locale, lampione, angolo della metropoli, accendendo i cuori di grandi e piccini che passeggeranno baldanzosi per le bancarelle in attesa di scaldarsi con una bella tazza di cioccolata calda.
Per una sola volta durante l'arco dell'intero anno, New York si prenderà una pausa dai suoi ritmi frenetici ed estenuanti.
Sotto il magico cielo invernale,ci sarà un momento in cui tutto sembrerà possibile e anche i cuori più cinici si concederanno il lusso di tornare a sognare.
Un ricordo mi balena in mente.
Quando ero bambina e il periodo natalizio era alle porte, i miei genitori mi invitavano a lasciare la lista per Babbo Natale sotto l'albero con una frase ricorrente: "ti porterà i regali solo se non sarai stata cattiva". Come se esserlo meritasse una punizione e non un tentativo da parte loro di chiedermi o chiedersi cosa non andasse in me. Cosa mi avesse portato a comportarmi in quel modo. Eppure ho sempre provato, nei confronti del cattivo della storia, uno strano senso di affezione.
Non fraintendetemi, non ci trovo nulla di affascinante nell'essere malvagi, nell'arrecare danno al prossimo, nel trarre godimento dalla sua lenta defezione.
Quello a cui mi riferisco, è quella strana sensazione di immedesimazione, di prossimità a chi è stato etichettato per sempre da un errore commesso. A chi quello sbaglio se lo porta cucito addosso, stampato sulla fronte, e nulla sembra poter fare per scaricarsi di dosso il peso di quella colpa irreversibile.

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A Natale mi innamoro
ChickLit(DAL 3 DICEMBRE ONLINE E IN LIBRERIA) Il Natale? Preferirei un incontro con il mio commercialista. Mi chiamo Farrell Douglas e all'apparenza ho tutto: un appartamento con vista su Manhattan, un lavoro invidiabile, e una lista di tresche che fa impal...