Coinvolgermi in una campagna pubblicitaria per la nostra azienda, utilizzando il Natale come catalizzatore per la sua buona riuscita: non credo potesse esistere idea più folle di questa. La motivazione? Ho un bel viso, un portamento elegante e formale abbastanza per rappresentarci. Devo farlo, però, accanto a una ragazza che di accounting e finanza non ne sa nulla né conosce la nostra realtà aziendale.
Il massimo che posso aspettarmi da lei è che si presenti di nuovo con quell'assurdo costumino da elfo demoniaco in compagnia di quel felino diabolico che pare arricci la coda come Minosse. Quale cerchio dei dannati mi aspetta all'Inferno? Direi che il quinto fa al caso mio: quello degli iracondi e degli accidiosi.
Peccato che fino a questo momento non sia riuscito in alcun modo a sfogare la mia rabbia. Sono un'anima repressa e tormentata che si aggira per le vie chiassose e caotiche in questa città alla ricerca di una pace che non troverà mai. Nemmeno ora che si avvicina il Natale, considerando le donne che mi camminano sulle mie cazzo di Oxford con i loro passeggini, gli anziani che mi colpiscono con le loro buste piene di regali da lasciare sotto l'albero ai nipoti. Per non parlare di quelle strane luminarie dalle forme falliche che decorano la strada che porta dalla metropolitana a casa mia. Poi mi rendo conto che non si tratta di altro che stelle comete montate al contrario e che si illuminano a intermittenza, causandomi strani spasmi muscolari.
Non so come sia possibile ma durante il viaggio di rientro ho ritrovato l'ampolla del pesce, di cui mi sarà rimasta qualche squama addosso, alla fermata. Ripenso a quella ragazza e a come questa mattina la sua sola presenza abbia reso diversa dall'ordinario la mia giornata di lavoro. Oh, no, Farrell, non pensarci nemmeno, quella creatura è pessima e l'esperienza ti ha insegnato a stare alla larga da tipe così.
Finalmente di rientro, davanti alla porta del mio appartamento faccio un respiro profondo: posso finalmente pranzare e prepararmi psicologicamente a quello che mi aspetterà tra una settimana. Il capo mi ha detto che sarebbe stata proprio l'elfa diabolica a illustrarmi quanto avremmo fatto insieme nel corso delle due settimane che precedono il Natale. Sì, che sballo!
Estraggo le chiavi e, senza far scomodare la mia nuova domestica, probabilmente alle prese con il nostro pranzo, forzo un po' la serratura difettosa ed entro.
Tolgo la giacca scucita, promettendomi di portarla presto dalla mia sarta di fiducia, e la metto sull'appendiabiti all'ingresso. La giacchetta e la tracolla che trovo appese mi sono familiari, ma mi sembrano troppo piccole per Martha, ben più robusta di così.
<<C'è qualcuno?>> chiedo, ma nessuno mi risponde, poi avviene tutto in velocità, come un flash: noto lo scaffale dei miei souvenir completamente ripulito e poi mi viene incontro una palla di pelo bianca.
Seguita a ruota da lei.
Il demonio fatto a persona.
Il malessere ambulante.
La mia rovina.
<<Oh mio Dio>> mima con la bocca, poi la domestica spunta dietro di lei con una gabbietta in mano e una busta in cui dei gingilli fanno non poco rumore. Ti prego, non mi dire che lì ci sono i miei souvenir.
<<Mi scusi, signorino Douglas, è stato un errore!>> inizia a giustificarsi la domestica, mentre nella mia mente già so la ragione per cui lo sta facendo.
Non indago oltre sul motivo per cui quella bestia dalle sembianze umane si trovi in casa mia con il suo zoo itinerante. Dove. Sono. I. Miei. Souvenir.
<<È colpa mia, Martha non c'entra niente>> ripete la ragaza, parlando a scatti come se fosse un video riprodotto da un dispositivo con la connessione scarsa. <<Perché c'è solo la Torre Eiffel?>> chiedo, avvicinandomi all'oggetto in metallo, l'unico pezzo della mia collezione messa su dopo anni e anni di viaggi sul centrino. <<Che fine hanno fatto gli altri?>> insisto, mentre il mio sguardo cade sulla busta dell'immondizia che la donna che si vanterà per aver battuto il record di minima permanenza come domestica nella mia casa la passa alla mefistofelica creatura dagli occhi kryptonite.<<Te li riaggiusterò tutti, ho fatto un cors...>>
Prima che possa finire la frase, mi avvicino a lei e con un gesto indelicato le sottraggo la busta. E i miei timori trovano conferma nei frammenti di vetro e materiali vari all'interno.
Devo avere il malocchio. Qualcuno mi odia e mi ha lanciato una maledizione che ha assunto le forme di un disastro su due piedi.
Le vado contro in un moto di rabbia improvviso, fino a farla ritrovare con le spalle al muro, impaurita come se stessi per farla fuori con una calibro 10 in piena fronte. Se ne fossi stato in possesso, giuro che non avrei esitato un momento. E invece non la ho e mi limito a bloccarla tra le mie braccia. <<Vuoi rovinarmi la vita, eh? Questo è quello che stai cercando di fare da stamattina? Che ti ho fatto, dimmelo!>>
La palla di pelo, che apprendo chiamarsi Signor Poppy - che razza di nome è? Perché "signor" e non solo Poppy!? - , mi si struscia tra le gambe e soffia alla padrona. Mi libero del sacco abbandonandolo davanti alla sua proprietaria e mi abbandono quasi in preda a uno svenimento sul divano.
<<Vuole un bicchiere d'acqua, signore?>> mi chiede Martha, mentre affondo le mani nei capelli e i miei piedi iniziano a battere sul pavimento. <<No>> ringhio, mentre il gatto mi si apposta accanto. Sono in preda a una crisi di nervi e ho paura di esplodere.
<<E il pollo? Venga a sedersi, mangiare le farà bene>> insiste la vecchia. <<Mi dica, cosa vuole?>>
<<Che spariate subito dalla mia fottutissima casa!>> esplodo, alzandomi in piedi e facendo sobbalzare la presenza maligna dai capelli lunghi e castani che mi ha fissato in silenzio fino a questo momento. <<Ora!>> aggiungo, indicando l'uscita con il braccio teso, e finalmente riprendono a muoversi.
Riassumo la stessa posizione di meditazione di pochi istanti prima e chiudo gli occhi in attesa di sentire la porta sbattere. La sento chiudersi pochi istanti dopo: si sono levate dai piedi. E ne sono entusiasta, o da qui non sarebbero più uscite.
Faccio un respiro profondo. L'unica cosa a cui tenevo erano i ricordi dei viaggi che ho fatto in questi lunghi e tristi anni, da quando sono sbarcato a New York. Quando li guardavo, riuscivo a sentire le stesse emozioni provate in quei posti e ricordavo di poter ancora provare qualcosa di forte, nonostante il mio cuore si sia liofilizzato da quella notte di Natale. E ora è sopravvissuta solo la riproduzione in scala della torre metallica che venne presentata durante l'esposizione universale del milleottocentottantanove.
Sospiro ancora. E ancora. Perlomeno ho il pranzo pronto e non devo cucinare, anche se lo stomaco mi si è completamente chiuso. Che diamine ci faceva quel diavolo a casa mia? È una persecuzione!
E poi, quella domestica...come si è permessa di portare qui lei e le sue bestiole senza permesso?
Faccio per alzarmi ma qualcosa di morbido mi impedisce di posare il piede per terra.
Il Signor Poppy solleva lo sguardo e mi squadra con aria di sufficienza e mediocrità.
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Raga, che freddo che fa oggi! "L'Inverno sta arrivando"!

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A Natale mi innamoro
ChickLit(DAL 3 DICEMBRE ONLINE E IN LIBRERIA) Il Natale? Preferirei un incontro con il mio commercialista. Mi chiamo Farrell Douglas e all'apparenza ho tutto: un appartamento con vista su Manhattan, un lavoro invidiabile, e una lista di tresche che fa impal...