capitolo 8

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   **Un inizio burrascoso**

Isabella, persa nei suoi pensieri, non si rese conto che l'auto si era fermata. Marco le aprì la portiera e le indicò di scendere, mentre Dante, visibilmente arrabbiato, era già entrato nel palazzo senza neanche aspettarla. L'atmosfera intorno a loro era cupa e pesante, come se un temporale si stesse preparando a scoppiare. Scese di corsa e seguì Dante, il cui passo affrettato rifletteva la sua frustrazazione.
Salendo in ascensore, il silenzio era opprimente e Isabella percepiva la tensione crescente. Quando le porte si aprirono, si incamminarono lungo un luminoso corridoio che contrastava con il malumore di Dante. Aprendo la porta del loro attico, trovarono ad aspettarli tre persone, il cui sguardo serio rendeva l’atmosfera ancora più inquietante.

Due uomini muscolosi, vestiti di nero, si trovavano in piedi: uno di loro aveva una cicatrice sul sopracciglio sinistro, capelli neri e uno sguardo penetrante; l'altro, leggermente più basso ma altrettanto muscoloso, sfoggiava capelli ricci e castani, con occhi neri che scrutavano attentamente. Tra di loro, c’era una donna il cui atteggiamento emanava autorità, con un'espressione seria che aumentava la tensione del momento.

Mentre Dante gettò la fede nuziale su un tavolino vicino alla porta, il gesto sembrò risuonare nell'aria carica di tensione, come un addio silenzioso. Subito dopo, scomparve nel corridoio, lasciando Isabella immobile, con lo sguardo fisso sui suoi piedi, cercando conforto nel pavimento freddo. La sua timidezza si mescolava a un senso di irritazione per il comportamento impulsivo di Dante, che l'aveva lasciata in questo stato di confusione.

La donna che si presentò era Susy, la governante, una signora sulla cinquantina d'anni, che sembrava avere un'aria di competenza e autorità. Si rivolse a Isabella con un tono professionale ma gentile allo stesso tempo. “Benvenuta nella vostra nuova casa, signora Reali,” disse, indicando con un gesto le due figure maschili che la affiancavano. “Le presento Aldo e Rio, le vostre guardie del corpo. Loro vi seguiranno ovunque vorrete andare.” Le due figure salutarono con un gesto del capo in segno di rispetto.

Susy continuò, con una nota di professionalità nel suo tono: “Il personale di casa è composto anche da una cuoca di nome Melina e una cameriera, che si alterneranno nei giorni. Possono occuparsi di ogni vostra esigenza.” La sua voce era rassicurante, ma Isabella non riusciva a distogliere la mente dall’ombra di Dante, che sembrava avvolgerla come una nebbia, accentuando la sua inquietudine.
Susy le chiese se desiderasse fare un giro della casa o se volesse qualcosa da bere. Isabella scosse la testa, un sentimento di stanchezza che le pesava sulle spalle come un mantello. “Posso andare a letto?” chiese, con la voce incerta. “Preferirei rimandare il giro per conoscere l’attico a domani, se non ti dispiace.”
“Certo,” rispose Susy, indicando la suite matrimoniale. Ma Isabella, con un brivido di inquietudine, chiese: “E la camera di Dante?”
Susy si fece seria. “Sì, certo, è proprio quella,” confermò.
La risposta di Isabella fu immediata e ferma: “No, grazie allora. Preferisco un'altra stanza, ce ne sono a sufficienza, vedo.” E, con un tono deciso, chiese: “Qual è la stanza più lontana?
“Ma signora,” protestò Susy, “le vostre cose sono state messe tutte nella stanza del signore, e poi e la vostra prima notte di nozze!”
Isabella, con un tono deciso e una determinazione che non sapeva di possedere, replicò: “Non mi importa. Che vada al diavolo .Indicami la stanza più lontana.”
Con un sospiro di rassegnazione, Susy si voltò e la guidò lungo un corridoio che sembrava allungarsi sotto il peso del momento. Ogni passo di Isabella rimbombava nel silenzio, un eco della confusione e dell’angoscia che la circondava. La casa, pur luminosa, sembrava avvolta in una pesante ombra, come se qualcosa di oscuro si  si nascondesse dietro ogni angolo.
Finalmente, Susy aprì una porta e Isabella entrò in una stanza semplice, ma ben arredata e soprattutto lontana da tutto. Chiuse la porta dietro di sé, cercando di allontanare le immagini e le emozioni che le affollavano la mente. Aveva bisogno di tempo, di spazio per riflettere, lontano da quella tensione che sembrava soffocarla.

Dante si cambiò d'abito con rapidità, il suo volto teso rifletteva il tumulto interiore che lo affliggeva. Indossò qualcosa di casual, cercando di mascherare l'irrequietezza che gli pulsava dentro. Prese il telefono e chiamò Marco, la voce decisa e carica di energia. “Preparati,” disse, “stiamo per uscire a fare baldoria.”
Mentre si avviava verso l'uscita, il suo passo era deciso, ma Marco, dall'altra parte della linea, non poté trattenere un sospiro di disapprovazione. “Dante, ma sei sicuro di voler lasciare Isabella da sola la prima notte di nozze?” chiese, il tono carico di preoccupazione.
Dante rispose con un tono secco, quasi arrogante. “Non è un problema mio. Cosi non potrá dire che non le ho dato tempo per ambientarsi.” La sua voce tradiva una certa freddezza, una mancanza di considerazione che Marco trovava inaccettabile.
Marco scosse la testa, pensando a quanto fosse egoista Dante in quel momento. “Non puoi semplicemente ignorare che sei sposato. È una situazione delicata,” ribatté. Ma Dante, infastidito, non volle ascoltare.
Mentre attraversava il corridoio, non si voltò indietro, lasciando dietro di sé non solo la casa, ma anche il peso delle emozioni di Isabella. La porta si chiuse con un rumore secco, come un capitolo che si chiudeva, e Dante si immerse nel rumore e nella vita notturna che lo attendeva, cercando di seppellire i pensieri inquieti in un mare di luci e musica.
Fuori, l'aria era fresca e vibrante, e Dante sentì il richiamo del club che lo stava aspettando, un rifugio temporaneo dove poteva dimenticare tutto, almeno per un po’. Marco, però, rimase in pensiero, preoccupato per il comportamento egoista del suo amico.

Isabella sente il rumore sordo della porta di casa che si chiude in maniera brusca. Il cuore le balza un po’, ma poi realizza che Dante è uscito. Un sospiro di sollievo le sfugge dalle labbra: per quella sera, almeno, avrà un po’ di pace. La frustrazione e la tensione che l’hanno accompagnata per giorni sembrano allentarsi. Tuttavia, un velo di tristezza le offusca il pensiero: non può fare a meno di chiedersi perché Dante non voglia dare una vera opportunità al loro matrimonio.
Mentre si prepara per la notte, Isabella riflette su ciò che è stato e su ciò che avrebbe potuto essere. Una parte di lei desidera ardentemente che lui possa rivalutare la loro relazione, ma sembra che lui sia troppo presuntuoso o chiuso per farlo. Si dirige verso il bagno e accende l’acqua della doccia, il vapore che si alza la avvolge come un abbraccio caldo. Sotto il getto d’acqua, cerca di lavare via le preoccupazioni, immaginando che ogni goccia porti via un pezzo del suo peso emotivo.
Dopo una doccia veloce, si avvolge in un accappatoio morbido e si guarda allo specchio. I suoi occhi rivelano una miscela di rassegnazione e speranza. Si dirige verso il  letto, cercando di mettere da parte i pensieri che la turbano. Si infila sotto le coperte, cercando di trovare un po’ di conforto nel calore del piumone. Chiude gli occhi, sperando che il sonno possa portarle un po' di serenità e, chissà, forse anche una risposta ai suoi interrogativi. Ma mentre i pensieri si affollano, il suo cuore continua a battere in un ritmo incerto, riflettendo la tumultuosa situazione in cui si trova.

Mafia e Destini: La Mia Storia Isabella E DanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora