capitolo 24

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** La punizione**

Dante parcheggiò nel sotterraneo del suo attico e scese dall'auto in silenzio. Fece il giro del mezzo, aprì la portiera e prese Isabella per la mano. Salirono insieme con l'ascensore fino all'attico. Una volta arrivati, Dante gridò: "Fuori tutti!", rivolgendosi alla cuoca, alle guardie e alla governante.

Isabella rimase ferma nell'atrio mentre Dante si incamminava verso la camera da letto. Lei lo seguì, preoccupata. Dante si sedette sul letto, il volto teso dall'ira. "Non puoi scappare così, Isabella!" esclamò, la voce carica di frustrazione. "Non hai pensato a quanto ti sei messa in pericolo? La minaccia contro di te è reale, e tu te ne sei andata senza avvisare nessuno!"

Isabella, col cuore in gola, si fermò sulla soglia, consapevole del rischio che aveva corso. "Dante, io..." provò a spiegare, ma lui la interruppe, il suo sguardo furioso fisso su di lei. La tensione nell'aria era palpabile, e Isabella capì che doveva affrontare le conseguenze delle sue azioni.
Dante era furente perché Isabella aveva disubbidito. La sua mente era un turbinio di emozioni contrastanti: la rabbia per il suo comportamento imprudente e una profonda preoccupazione per la sua sicurezza. Non riusciva a comprendere perché avesse scelto di uscire di nascosto, rischiando tutto.

“Non capisci?” esclamò, la voce tagliente. “Questa non è solo una questione di libertà. Ogni tua azione ha conseguenze, e non sto parlando solo per me. Riguarda anche te!”

Isabella si sentì colpita dalle sue parole, ma non poté fare a meno di difendersi. “Volevo solo un momento di normalità, di libertà…” La sua voce si spense mentre l’eco della sua ribellione si affievoliva nell’aria.

Dante si avvicinò, il suo sguardo penetrante. “La libertà ha un prezzo, Isabella. E tu hai dimenticato cosa significa avere responsabilità. Non posso semplicemente ignorare il fatto che hai rischiato tutto per un capriccio.”

Isabella sentì un nodo formarsi alla gola. “Non era un capriccio! Volevo… volevo sentirmi viva,” rispose, la voce tremante. “Ero stanca di essere solo una prigioniera.”

Dante la scrutò, il suo cuore si strinse. “Non sei una prigioniera. Ti proteggo, ma questo significa anche che devi rispettare le regole. Non posso lasciarti uscire senza sapere che sei al sicuro.”
Il silenzio si fece denso tra di loro. Isabella si rese conto che, nonostante la sua rabbia, c’era una parte di Dante che si preoccupava profondamente per lei. Ma la sua paura di sentirsi controllata continuava a bruciare dentro di lei. Guardandola negli occhi con voce severa le disse: “Vieni qui.”

Ora, così immobile, risultava molto più minaccioso di quando si avvicinava furtivo. “Ti conviene venire da me di tua volontà.” A Isabella venne la pelle d’oca. “E adesso vieni qui a prendere la punizione.”

Schiacciata contro la parete, le sfuggì una risatina isterica. “Non credo proprio.”

“Raddoppio se devo venire a prenderti io.” Dante, mentre la guardava, era rapito: era troppo bella, si sentiva attratto verso la perdizione. Non significava che Dante non si sarebbe goduto appieno la punizione , ma non voleva farlo vedere.
“Ultima possibilità, Isabella. Vieni a farti punire di tua volontà o t’imporrò delle restrizioni peggiori.” Le guance pallide si arrossarono di un rosso intenso, ma non si mosse.

La pressione si fece evidente. Rapido, si lanciò verso di lei per afferrarla , e la  spinse sul letto. Isabella  si divincolò, si ribellò, così lui la tenne in una presa semplice: le braccia le bloccavano i fianchi, il morbido corpo di Isabella premuto contro il suo .

Dopo un attimo, la piantò di ribellarsi e cercò di girarsi a guardarlo. Dante disse: “Devo legarti per le sculacciate, gattina selvatica?”

Gli lanciò un’occhiataccia. La voltò delicatamente e le spinse il busto sul lato del letto. “Spalanca le gambe, gattina.” Non obbedì, non si aspettava nulla di diverso. Le strappò letteralmente il vestito di dosso, lasciandola  in reggiseno e mutandine.

Mafia e Destini: La Mia Storia Isabella E DanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora