capitolo 1

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**Il compleanno dimenticato**

Il sole filtrava appena dalle tende socchiuse della mia camera, gettando ombre morbide sul pavimento di legno. Oggi compivo ventidue anni, ma non c'era alcun segno di festeggiamenti. Nessuna torta, nessun regalo, niente palloncini colorati o abbracci affettuosi. Solo io, sola come sempre, persa in un romanzo che non riusciva a colmare il vuoto che sentivo dentro.

Se non fosse stato per Caterina, la mia governante, non avrei avuto neanche un dolcetto. Lei mi aveva cresciuta, era stata la mia guida e la mia roccia, più di quanto mio padre o i miei fratelli avessero mai fatto. Alessandra, mia sorella maggiore, ormai veniva a trovarmi sempre meno spesso, da quando era diventata madre. E Danilo, mio fratello, dopo aver sposato Melissa, si era trasferito a Belgrado, lontano da tutti. Sì, entrambi mi avevano telefonato per gli auguri, ma le parole attraverso un telefono non potevano sostituire la loro presenza.

Mio padre, invece, era un’altra storia. Da quando mamma era morta, mi aveva sempre evitata, come se fossi io la causa della sua sofferenza. Aveva riversato su di me il dolore della perdita, l’amarezza per quella fuga dalla Sicilia che si era conclusa in tragedia. Mamma era morta dando alla luce me, e da quel giorno lui non mi aveva mai guardato con amore.

"Toc, toc."

Un rumore lieve alla porta interruppe i miei pensieri.  

"Avanti, entra pure," risposi senza troppo entusiasmo.

Caterina entrò nella stanza. Il suo viso era teso, e capii subito che c'era qualcosa che non andava.

"Tuo padre vuole parlarti. Ti aspetta nel suo studio," disse con voce calma, ma preoccupata.

Le mie mani si strinsero attorno al libro che tenevo in grembo. "Sai di cosa vuole parlarmi?" chiesi con un filo di voce.

"No, mi dispiace, tesoro... Non ne ho idea."  

Mi alzai a fatica. "Spero che non sia per rimproverarmi, come al solito."

Caterina mi lanciò un sorriso stanco. "Speriamo di no. Vai, piccola. Non farlo aspettare troppo... Sai quanto si arrabbia, e non voglio vederti piangere anche oggi."

Feci un cenno con la testa e mi avviai verso la porta. "Ti racconterò tutto quando avrò finito," dissi, cercando di non lasciar trasparire la mia ansia.

Attraversai il corridoio con passo lento, i miei pensieri avvolti in un vortice di domande. Perché mio padre voleva vedermi? Non era mai successo che mi chiamasse nel suo studio, specialmente il giorno del mio compleanno. Era un giorno che lui trascorreva rintanato, immerso nei ricordi di mamma, a incolparmi silenziosamente per la sua morte.

Arrivata alla porta del suo studio, presi un respiro profondo e bussai. Dopo qualche istante sentii la sua voce fredda.

"Avanti, entra pure."

Aprii la porta e varcai la soglia. Lo trovai seduto dietro la grande scrivania di mogano, lo sguardo fisso su di me.

"Hai chiesto di vedermi, padre?" chiesi cercando di mantenere la calma, anche se dentro di me sentivo un nodo stringersi sempre di più.

"Siediti," disse bruscamente, senza alzare lo sguardo dai documenti che aveva davanti. Solo dopo qualche secondo sollevò gli occhi. "È arrivato il momento."

Non capivo a cosa si riferisse. "Di cosa stai parlando?"

"Come ben sai," iniziò lui, con tono distaccato, "ti avevo promessa in sposa al figlio del mio amico Vincenzo. Beh, è arrivato il momento di onorare quell'accordo. Il matrimonio avverrà tra due settimane."

Sentii il sangue gelarsi nelle vene. "Quando verrà Dante Reali a conoscermi?" chiesi, cercando di mantenere la calma.

"Non verrà," rispose lui secco.

Non riuscivo a crederci. "Cosa intendi dire? Come può non venire? E... come dovremmo sposarci se non verrá?"

Mio padre mi lanciò uno sguardo gelido. "Non fare domande. Sei stata cresciuta per essere la moglie di un capo. E in questo mondo, meno parli, meglio è."

Abbassai lo sguardo, sentendomi annientata. "Sì, padre. Scusami."

"Tra tre giorni partirai. Il secondogenito di Vincenzo, Luca si chiama credo,verrà a prenderti con il loro jet privato. Il matrimonio sarà a New York. Nessuno della tua famiglia sarà presente: Danilo e Alessandra hanno le loro vite, e io ho già perso fin troppo tempo con questa faccenda."

Non risposi. Le parole erano inutili. Mi alzai lentamente e mi avviai verso la porta.

"Prepara i bagagli. E non farti vedere mai più," disse mio padre con tono tagliente, mentre chiudevo la porta alle mie spalle.

Attraversai la casa con il cuore pesante e gli occhi pieni di lacrime. Andai subito a cercare Caterina in cucina e le raccontai tutto. Lei mi strinse a sé, senza dire nulla, sapendo che non c'era conforto che potesse davvero lenire il dolore che sentivo.

Incamminandomi verso la mia stanza,pensai di telefonare a mia sorella Alessandra anche lei aveva avuto un matrimonio combinato magari avrebbe avuto un consiglio su come affrontare le mie imminenti nozze.

Presi il telefono e la chiamai e le spiegai cosa aveva detto nostro padre e cosa pensavo io al riguardo “ Alessandra Cosa dovrei fare Alessandra non lo conosco , non ho idea di come comportarmi”

“Lo so me ti senti anche io…” La interruppi subito “No, tu non lo sai , perché Martin venne a conoscerti e in ogni caso il fidanzamento duró sei mesi, di conseguenza hai avuto del tempo per conoscerlo un pó. Io invece vengo spedita come un regalo con gradito , un omgetoverd non desidero che va smaltito.  Dante non si degna neanche di venirmi a prendere la situazione é diversa dalla tua.” Avrei dovuto sapere che telefonare ad Alessandra serebbe stata una persita di pempo, infatti la sua risposta mi la scio basita.

“Cosa vuoi che ti dica , Isabella lo sai che  , in questo mondo mafioso dove l’uomo e patrone, noi donne serviamo solo a partorire figli maschi, mi dispiace per la situazione in cui ti trovi , ma non possiamo farci nienti prima ti abbitui meglio vivrai.” La salutai e chiusi la chiamata .

 Mi sentivo svuotata, parlare con mia sorella fu peggio che affrontare mio padre.

Mi sdraiai sul letto , e mi misi a pensare.

Il futuro che mi aspettava era un salto nel buio, ma una parte di me sperava che, forse, sarebbe stato un nuovo inizio. O almeno, una via di fuga da tutto quello che avevo conosciuto fino a quel momento.

Mafia e Destini: La Mia Storia Isabella E DanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora