capitolo 1

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#Valeria

Mi chiamo Valeria ho 16 anni e mi sono appena trasferita qui in Canada, inizialmente dovevo venire qui per una vacanza, ma poi mia mamma ha trovato lavoro e quindi tutta la famiglia si é trasferita qui con noi.

La mia famiglia é molto unita, o almeno, lo era prima che ci trasferissimo qui, ho un fratellino piu piccolo di nome Filippo, una mamma di nome Lucia e un papà di nome Marco, i miei genitori dato che sono la sorella maggiore pretendono molto da me, io in genere non sono una ragazza che disubbidisce o che non ascolta, ma sono testarda e delle volte questo mio difetto turba molto i miei genitori.

Domani inizierò il primo giorno di scuola qui ed essendo che i miei lavorano non portanno accompagnarmi, quindi dovrò arrangiarmi, se ci fossero qui le mie amiche molto probabilmente le cose sarebbero migliori per me dato che loro sanno sempre cosa dirmi per incoraggiarmi, odio esser dovuta venire qui e non aver nemmeno avuto il tempo di salutarle, ma mi farò perdonare.

Non sapendo che fare decisi di andare in camera, presi il computer e lo accesi nella speranza di trovare qualche mia amica online su skype, vedendo che nessuna di loro lo era decisi di andare su facebook per contattarle da li...

A LISA: ciao Li, come stanno andando le cose in Italia? Domani inizio il primo giorno di scuola e sono in ansia.

Aspettando la sua risposta mi sdraiai sul letto e solo quando un rumore mi fece sobbalzare mi accorsi che mi ero addormentata, ma prima che ebbi il tempo di strofinarmi gli occhi per mettere a fuoco tutto quello che stesse accadendo, un secchio d'acqua mi inzuppò tutta

«ma cosa diavolo succede?» confusa alzai lo sguardo per vedere mio padre in piedi con il secchio ormai vuoto fra le mani

«buongiorno anche a te tesoro! Sono le 6:30 hai mezz'ora per prepararti dopo di che dovrai andare a scuola» dandomi un bacio sulla guancia si girò e si incamminò giu per le scale.

In fretta mi alzai dal letto e mi precipitai in bagno dove accesi l'acqua per darmi una bella rinfrescata, tolsi i vestiti e li lanciai nella cesta mentre mi incamminavo verso la doccia, appena le gocce d'acqua mi toccarono svegliarono ogni mio singolo muscolo, lentamente presi il sapone e lo lasciai scorrere su tutta la mia pelle,  l'impatto freddo del liquido mi fece venire la pelle d'oca, solo dopo averlo risciacquato  spensi l'acqua e uscii, presi un asciugamano me lo misi attorno al corpo e andai in camera dove cercai dei vestiti decenti da mettermi, presi una maglia bianca con delle scritte nere e misi dei jeans attillati neri, feci uno chignon e mi dedicai al trucco, dopo dieci minuti fini e mi incamminai in cucina, dove la mia famiglia stava gia facendo colazione, alzando gli occhi notai che mancava mio fratello

«dov'é Filippo?» nessuno di loro ebbe la grazia di rispondermi cosi stetti zitta e mi misi con loro a far colazione, dopo aver finito mi precipitai in bagno dove mi lavai i denti, poi presi la cartella e con un "ciao" lasciai la casa.

Mi incamminai verso la scuola che come mio papà mi aveva detto non doveva esser poi tanto lontana da casa nostra, svoltando l'angolo andai addosso ad un ragazzo che stava guardando il telefono, ma nonostante io mi sia scontrata con lui non tolse gli occhi dallo schermo come se la cosa gli capitasse tutti i giorni

«M-mi dispiace, io non so dove stavo guardando» dissi guardandomi le scarpe, non ebbi nemmeno il coraggio di vedere se mi stesse ascoltando o per lo meno guardando

«tranquilla non mangio» disse, aveva una voce profonda, ma calma, subito mi comparve sorriso sulle labbra «comunque il mio nome é Justin, Justin Bieber» e con un gesto mi idirizzò la sua mano

«io mi chiamo Valeria, Valeria Tood» presi la sua mano stringendola «io non volevo-» ma prima di poter finire la frase lui mi interruppe

«non importa veramente, allora che ci fa una ragazza cosi bella da queste parti?» subito i miei occhi scattarono sui suoi e lui alzò le mani in segno di difesa «ho detto qualcosa che non dovevo piccola?» subito le mie mani iniziarono a sudare

«n-no, io sto solo cercando la scuola» lui sorrise e mi indicò di seguirlo

«sei nuova da queste parti? non mi sembra di averti mai vista» ero a disagio, così misi una ciocca di capelli dietro all'orecchio

«ehm si io mi sono appena trasferita... I miei hanno trovato lavoro qui» lui sorridendo mi guardò

«siamo arrivati» e mi indicò l'edificio di fronte a noi, io mi limitai a sorridere

«ehm grazie» lui contraccambiò il sorriso

«tranquilla spero di vederti presto» e con questo si allontanò verso alcuni ragazzi.

Entrando nel edificio vidi che tutti i ragazzi urlavano e ridevano, io mi sentivo fuori luogo essendo nuova a tutto questo, salendo le scale una mano mi prese il braccio e mi girai 

«ciao tu devi esser Valeria Tood» disse una ragazza che mi fece un sorriso e senza dire niente mi accompagnò in fondo al corridoio e mi mise davanti ad un armadietto «questo é il tuo armadietto, dovrai portarti un lucchetto da casa» senza esitare lo tirai fuori e lo inserì nel armadietto «oh bene, ora vieni con me che ti indico in che classe devi andare, poi arriveranno le ragazze con i libri, tutto chiaro?» annuì e la segui su per le scale che portavano ad un corridoio principale pieno di porte e corridoi piu piccoli che contenevano altre classi, seguendola arrivai alla mia

«125C» e sentii dei ragazzi che gia parlavano all'interno dell'aula

«entra non vorrai arrivare in ritardo il primo giorno» io le sorrisi e spingendo la porta entrai, c'erano tanti banchi e alcuni ragazzi erano gia seduti che mi guardavano, una ragazza molto carina mi si avvicino

«Ciao io sono Stephanie, tu devi esser la ragazza nuova, vieni siediti vicino a me» mi lecchai le labbra e la segui, sedendomi accanto a lei.

Dopo pochi minuti la stanza si riempì, dietro a tutti i ragazzi che parlavano e si spintonavano per raggiungere i banchi più in fondo c'era una signora di circa 40 anni, che pregava a tutti di stare in silenzio continuando a batter la bacchetta sulla cattedra

«lei é la signora Piterson, insiegna scienze e non-» non ebbe il tempo di finire la spiegazione che la donna la richiamò

«Stephanie Jones, potresti dirci la cosa importante che stavi dicendo alla tua compagna di banco» spostò gli occhi da lei a me e prima che Stephanie ebbe il tempo di parlare, si avvicinò a me «tu devi esser Valeria Tood» io annui

«s-si e Stephanie mi stava solo informando su che materia lei insegnasse» con uno sguardo catturò gli occhi di Stephanie che sorrise e annui approvando cio che avevo detto.

Dopo due ore interminabili di Scienze suonò la campanella segno che era ora di andare a mangiare, uscí dalla classe e segui la massa di gente che si dirigeva fuori dall' istituto, ma prima che ebbi la fortuna di uscire di li una mano mi prese e mi fece tornare in dietro

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