capitolo 11

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Non sapendo cosa dire, mi guardò con uno sguardo freddo e privo di emozioni che mi fece rabbrividire

«non hai nulla da ribattere ora?» chiese Justin con un tono serio

«i-io» ma venne interrotta

«non hai nulla da dire vero?» Justin alzò il tono della voce e lei annui, girandosi per andare quando Justin la prese per un braccio facendola girare

«prova solo una volta ad avvicinarti di nuovo a lei e la tua vita diventerà un incubo» era arrabbiato e dal modo in cui la guardava si poteva percepire tutto l'odio che gli trasmetteva, cosí gli presi un braccio, con il mio tocco si rilassò, ma mantenne ugualmente lo sguardo fisso su di lei

«penso che possa bastare, non credo lei voglia ancora discutere con me, non é vero?» lei mi guardò e annui, stavo per scoppiare a ridere per tutta quella paura che aveva, ma mi trattenni.

«Che succede qui?» un uomo sui 50 anni si fece spazio fra i ragazzi riuniti attorno a noi, per poi guardare Justin «che strano, signor Bieber che ha combinato oggi?» non potevo fargli assumere tutta la colpa cosí presi la parola io

«mi scusi é tutta colpa mia» subito guardò me e un sorriso gli comparve sul volto

«lei deve esser Valeria» io annui «Beh signorina avrei preferito conoscerla in altre circostanze, quindi almeno lei, mi dica cosa é successo» io mi guardai i piedi e arricciai una ciocca di capelli con le dita, segno che ero nervosa

«vede, questa ragazza...» gli indicai la ragazza che se ne stava in piedi vicino alle sue amiche «Mi é venuta adosso e ha iniziato a dire cose poco carine su me e il qui presente Justin, lui é stato il primo ad essermi stato vicino, quindi le parole che lei ha detto, mi hanno ferita.
Lui passando per il corridoio come tutti loro» e indicai le persone che se ne stavano a guardare come se fosse un film, mancavano solo i pop-corn.
«si fermò a vedere cosa stesse succedendo e quando vide che in mezzo al cerchio c'ero io, prese parte alla discussione difendendomi, dato che in parte la discussione era svolta su Justin in primo piano» lui annui e sorrise a Justin

«beh devo dire che é stato carino da parte sua difendere la nuova arrivata» lui mi guardò catturando i miei occhi per poi sorridermi

«lei é importante per me» e detto questo il professore diede una pacca sulla spalla a Justin e fece sgomberare l'aula per poter finalmente iniziare la lezione.

Passate le due ore, la campanella suonò segno che era ora di pranzo.

Uscii di fretta avevo una fame assurda e non vedevo l'ora di metter qualcosa sotto ai denti

«Vale» una voce famigliare mi stava chiamando, così girandomi mi imbattei in lui

«che vuoi Jake?» lui sogghignò

«andiamo piccola non esser sempre cosí acida con me» ero furiosa e affamata

«muoviti e dimmi quello che devi dirmi, sto morendo di fame» lui si avvicinò, mi prese il viso con le mani e mi fece sbattere contro l'armadietto «che cazzo fai?» urlai, ma lui mi tappó la bocca

«hey hey ci stanno guardando tutti, non urlare» io gli mordi la mano così lui la spostò via dalla mia bocca  «che ti prende?» mi chiese torcendo la testa da un lato

«mi prende che ho fame e non ho tempo per queste cavolate e per te» lui non ebbe il tempo di rispondere che un pugno lo colpí sullo stomaco facendolo cadere

«che cazzo succede qui?» Justin mi guardò per poi guardare lui

«J-Justin va tutto bene» lui fece una risata sarcastica

«tutto bene? Lui stava mettendo le sue luride manacce su di te bloccandoti, non va tutto bene» mi prese per un braccio allontanandomi

«A te cosa importa? Eh ? Non stiamo assieme» lui di scatto si girò e mi guardò negli occhi

«gia, io e te non stiamo assieme, ma non pensavo ti divertissi a fare la puttana» le lacrime minacciavano di uscire, ma le trattenni per non crollare davanti a lui, così mi feci forza e gli risposi

«Ti piacerebbe che io lo fossi, ma per tua sfortuna non è così e lo sai bene!» urlai

«non so nulla di te, chi me lo assicura?» mi fece un occhiolino «se me lo avessi detto prima, quando eravamo a casa mia ti avrei chiesto un servizietto» mi feci forza e gli tirai uno schiaffo forte in faccia

«ti credevo diverso invece sei come tutti gli altri, come lui!» gli indicai Jake, che era ancora seduto per terra.

Corsi via, ma una mano mi prese il braccio e mi girò

«scusami» io mi liberai dalla sua presa guardando un punto fisso dietro di lui

«scusarsi non basta più»lui mi prese il viso fra le mani

«davvero non so cosa mi é preso, io non volevo» mi liberai da lui

«smettila! Mi hai ridicolizzato davanti a quasi tutta la scuola, avevi detto che per te sono importante, hai promesso a mio padre di non farmi soffrire» altre lacrime mi percorsero le guance «non so nemmeno perche sto piangendo, dato che non ti conosco, non so nulla di te» lui mi prese e mi abbracciò

«non andare»mi disse nell'orecchio

«perche? Perche non dovrei? Tanto sono solo una puttana giusto?» Ribattei

«no! No non lo sei! Cazzo Vale ti ho gia chiesto scusa, io non volevo dirlo» urlò attirando l'attenzione di alcuni che si fermarono

«allora perché lo hai detto?» abbassai la testa, ma lui me l'alzò facendomi guardare quei perfetti occhioni

«perche odio il fatto che qualcuno ti tocchi e anche perché quando cercavo di aiutarti, tu hai detto che non stavamo assieme e che quindi non doveva fregarmene, sono esploso, mi dispiace» io gli accarezzai le guance e gli sorrisi.

Lui mi appoggiò al muro e si avvicinò a me, togliendo ormai tutto lo spazio che c'era fra di noi e prima che potessi rendermene conto lui appoggiò le sue labbra sulle mie, provocandomi mille e piú emozioni, il mio stomaco stava facendo i salti mortali e per la prima volta in tutta la mia vita senti le farfalle nello stomaco.

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