capitolo 16

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Il suo sguardo era freddo e privo di emozioni

«non può dirlo seriamente» sputai, lei si girò verso Valeria

«guarda cosa le hai fatto» si avvicinò prendendole una mano «la mia piccolina, cosa ti é mai successo» singhiozzò e le lacrime le rigarono il suo viso, non sapendo cosa fare, mi avvicinai e le misi una mano sulla spalla per consolarla, lei si girò e abbracciandomi pianse sulla mia spalla «io...» non la lasciai finire, sapevo ciò che doveva dirmi

«non importa é stato un trauma per lei come lo é stato per me... Non é colpa sua» lei mi sorrise e staccandosi mi strinse la mano

«mi porteresti dell'acqua perfavore?» io annui e mi incamminai fuori dalla stanza.

Arrivai al bar e cercai dell'acqua, quando la trovai, presi la prima che c'era, pagai e mi diressi verso la camera.

Sbirciai all'interno della stanza e suo fratello e sua mamma erano seduti sulla sedia che le parlavano, non volevo interromperli cosí aspettai fuori.

Poco dopo una voce famigliare rimbombò per tutto il corridoio

«dov'é lei?» appena mi girai notai Marco, ancora vestito da lavoro che parlava ad un medico che lo indirizzò verso di me «hey Justin... Mia figlia é qui dentro?» mi disse, come se non fosse successo nulla

«la tua presenza non é gradita» sputai e lui sgranò gli occhi

«che vorresti dire... Io sono suo padre!» mi disse alzando la voce incredulo della mia affermazione

«no! Tu sei solo un coglione non suo padre» urlai e cercai di tranquillizzarmi, per non dare troppo spettacolo

«io sono qui per vedere mia figlia» sputò indirizzandosi alla porta, ma lo fermai

«beh indovina... Non la vedrai, ora vattene» detto questo la porta si aprí rivelando Lucia

«che ci fai tu qui?» chiese chiudendo la porta alle sue spalle, ovviamente nemmeno lei avrebbe gradito che quest'uomo la vedesse.

«andiamo Lucia, mi hanno detto che lei é stata portata in ospedale, ho tutto il dritto di vederla, sono ancora suo padre» io aprí la bocca, ma lei mi guardò cosí la richiusi e spostò lo guardo su di lui

«per lei non sei piu suo padre, lo hai detto te stesso che non volevi aver a che fare con noi, quindi ora vattene» io mi sentí di troppo e facendomi posto entrai nella stanza.

Filippo era seduto sul letto a fianco a Valeria e appena mi guardò sorrise

«hey campione» mi avvicinai strofinandogli i capelli

«perche mamma urla forte?» mi chiese scendendo da letto

«perche c'é una persona che Valeria non gradirebbe vedere, ma lui é prepotente e vuole entrare» lui mise la mano sulla bocca

«é papà vero?» una parte di me vorrebbe dirgli di si, ma non riuscirei mai a farlo, é gia abbastanza scosso se gli rivelassi che suo padre é cattivo, non me lo perdonerei mai «mamma diceva che sarebbe arrivato e che avrebbe rovinato tutto» mi sedetti e presi Filippo in braccio

«dormi, sarai stanco, l'aria dell'ospesale non é cosi accogliente» e da li a poco si addormentò.

Dopo diversi minuti entrò sua mamma che appena mi guardò sorrise

«non si é mai addormentato in braccio a nessuno, se non ha me... Hai un certo effetto sulla mia famiglia» io contraccambiai il sorriso

«penso che tu abbia bisogno di parlare un pò con Valeria» io annui e lei si avvicinò per prendere Filippo

«non é un probelma, se vuole lo tengo qui io, é adorabile» lei sorrise e si incamminò fuori dalla stanza.

«avrei tante cose da dirti Vale, appena mi sei venuta adosso, pensai che fossi la solita ragazzina sbadata» sorrisi al ricordo «ma appena alzai gli occhi e ammirai il tuo bel visino, capí che tu eri molto di piu, non so dirti se mi innamorai subito, non sono mai stato innamortato, non sono un ragazzo da cuori e fiori, ma posso dirti che dentro di me é scattato qualcosa che mi diceva di non lasciarti andare, ci conosciamo da poco, é vero, non sappiamo molte cose l'uno dell'altra, ma più si va avanti e più noi avremmo l'opportunità di conoscerci e di esser felici assieme, oggi non é l'ultimo giorno di noi, perche la nostra storia é appena iniziata, i protagonisti non possono morire all'inizio» asciugai di fretta una lacrima che scese e ricominciai.

«Ti chiedo scusa, scusa di aver pensato troppo scordandomi di te, scusami se ora tu sei qui addolorante per causa mia, avevo promesso di proteggerti, ma non l'ho fatto, scusa» chinai la testa e accarezzai Filippo, quando un lamento riportò il mio sguardo al lettino.

#Valeria

Sentí tutte quelle parole, volevo dirgli che lo amavo, ma l'unica cosa che usci dalle mie labbra fu un lamento

«Vale svegliati» mi supplicò Justin e con tutte le forze cercai di aprire gli occhi e ce la feci, sbettei piu volte le palpebre per abbiturami alla forte luce della stanza, mi girai e vidi Justin con in braccio, quello che mi sembrava Filippo

«non é colpa tua» gli dissi con un filo di voce, Justin svegliò Filippò che si strofinò gli occhi e si girò verso di me

«Vale» urlò venendomi in contro e salendo sul letto mi abbracciò, un gemitò usci dalle mie labbra per il forte dolore che provavo allo sterno «scusa» mi disse allontanandosi, io gli sorrisi e Justin si avvicinò prendendomi una mano e baciandomi le nocche

«tua sorella é molto debole, non ti dispiace tenerle compagnia mentre chiamo un medico vero?» lui scosse la testa facendoci ridere.

Poco dopo Justin rientrò seguito da mia madre e da un medico

«allora come si sente signorina Tood? Sente male da qualche parte?» chiese il medico

«mi dia del tu, non sono poi così vecchia» e annui come risposta alla domanda posta

«dove di preciso?» mi guardò prendendo la cartellina infondo al lettino

«lo sterno é il punto che mi fa più male, poi alla gambia e lievemente alla testa e al braccio» lui segnò tutto sulla cartellina, poi la ripose a posto e si girò verso Justin, mia madre e Filippo

«dovrei controllarla, vi dispiace aspettare fuori?» loro mi guardarono e uscirono.

«Allora, adesso ti darò un antidolorifico, per alleviare il dolore, ti sentirai subito meglio, l' effetto dovrebbe essere immediato e se preso adesso svanirà sta sera, quindi appena sentirai male, chiamami che ne assoministriamo dell'altro, domani pomeriggio mi dirai come ti senti cosí decideremmo quando mandarti a casa, va bene?» io annui «adesso ti darò la pastiglia con dell'acqua» me la porse e la misi in bocca, poi, mi passò un bicchiere e ci bevvi dietro «l'effetto dovrebbe farsi sentire fra due o tre minuti» detto questo usci dalla camera, lasciando il posto a Justin, mia mamma e Filippo.


 

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