"Perché non ci sediamo?" mi chiese. Pessimo segno.
"Puoi dirmelo anche in piedi, tranquilla, sono un tipo forte"
"Come vuoi" prese un respiro profondo, ma continuava a starsene in silenzio.
"Sera, senti, se vuoi dirmi che hai scelto Leo, io lo capirò. Almeno me ne farò una ragione e riusciremo a tornare ad avere un rapporto decente"
"Si, è proprio questo il problema. Andri io vorrei darti una risposta ma non posso. Qualsiasi cosa io dirò il nostro rapporto ne uscirà danneggiato e non voglio questo" mi passai una mano tra i capelli, cercando di stare calmo "Io provo qualcosa per te, qualcosa di molto forte, ma ho paura,una paura folle che le cose vadano tutte a rotoli"
"E come stanno andando, adesso?
"Lo so, ma io non voglio perderti" aveva quasi le lacrime agli occhi. Esporsi, come faceva in quel momento, non le era mai piaciuto, né era mai stata capace di farlo.
"Sera,ascoltami,le cose vanno molto peggio ora che viviamo nell'incertezza dei nostri sentimenti. Siamo amici da tanto. So che fa paura ma potrebbe essere una cosa bellissima"
"E se va male?"
"E se,per qualche strano scherzo del destino, va bene?" Quelle parole parvero scuoterla. Ma era indecisa, quantomeno insicura. Mi mancava la mia migliore amica ma non era più quel rapporto che volevo da lei. Speravo che la sfuriata in camera di Ferdinando le avesse aperto gli occhi.
"Ti voglio tanto bene, Andri" mi disse ed era sincera come, forse, non era mai stata.
"Anche io te ne voglio, Aurora" erano anni che non la chiamavo con il suo nome. Mi fece uno strano effetto, come un brivido lungo la schiena.
"Da quando mi chiami così?" disse, curiosa, asciugandosi una lacrima che le bagnava la pelle della guancia.
"Beh, mi andava così" mi avvicinai, piano "Cosa si fa, allora?" chiesi, con un filo di voce, come se avessi avuto paura.
"Se ci proviamo e le cose vanno male perdiamo tutto, lo sai, vero?"
"Non credo sia così. Credo che possiamo farcela, se davvero lo vogliamo" lei annuì, abbracciandomi di slancio "Sera, da quanto tempo non ti fai lo shampoo?" le chiesi, dopo aver annusato i capelli.
"Da due giorni"
"Perché sanno di calzini sporchi?"
"Perché li ho lavati per sbaglio con lo shampoo di Giò" risi.
"Pessima mossa"
"Non dirmelo. La puzza non andrà mai via" scoppiai a ridere, per poi darle un bacio sulla guancia e vederla arrossire."Sera, andiamo, che stai scrivendo sul mio diario?" era lunedì ed eravamo seduti in classe durante l'intervallo e lei aveva deliberatamente preso possesso del mio diario.
"Nulla, sto solo correggendo il testo di questa canzone. L'hai scritto con i piedi?" disse. Poi, con occhio clinico, riguardò il testo corretto e, rendendosi conto che c'erano decisamente troppe correzioni, strappò la pagina, per iniziare a scriverlo da capo. Quello era un atto di vandalismo, dal mio punto di vista. Povero diario, nelle mani di quella maniaca della grammatica di qualsiasi lingua conosciuta dall'uomo.
"Sai che hai appena strappato il compito in classe di latino e la relazione su Pompei?" le chiesi, mentre la guardavo, appoggiato col la testa sulla mano.
"Ecco perché avevi scritto il testo di quella canzone proprio sulla pagina prima della relazione"
"A proposito, che canzone è?"
"Pompeii"
"Ora capisco la battuta" lei mi fece una smorfia, ancora concentrata a scrivere. Per giunta, stava usando le sue penne colorate. Non si era mai visto il testo di una canzone scritto in rosa sul diario di un maschio. Così come non si era mai visto il testo di qualsiasi canzone sul diario di un maschio.
"Ecco fatto" disse, felice del suo operato.
"Sera, non che io non sia felice, ma io, desso, l'assegno per mercoledì dove lo dovrei scrivere?"
"Sul quaderno" rispose, con tutta la semplicità del mondo.
"Per citare la canzone, Sera, quanto dovrò essere ottimista riguardo a questo?"
"Cosa, al diario? Dai, non ho fatto nulla di che. Se c'avessi semplicemente fatto un frego sopra sarebbe stato brutto" la risposa che diedi alla domanda dei Bastille, nella mia mente, fu: molto!In camera, quel pomeriggio di lunedì, si stava stranamente tranquilli. Giò si vedeva soltanto la sera tardi, al limite del coprifuoco, e usciva la mattina tre minuti prima che suonasse la sveglia. Era chiaro che, per un motivo o per un altro, o ce l'aveva con Sera o stava escogitando qualcosa di poco pulito.
"Ma Giò che fine ha fatto?" magari Sera ne sapeva qualcosa più di me. Se ne stava affacciata alla finestra che stava sopra il letto di Giò, messa in ginocchio sul materasso.
"Non lo so" faceva freddo. Non avevo idea di come facesse a starsene con la maglia a mezza manica alla finestra.
"Sera, ma non hai freddo?" le chiesi, avvicinandomi piano.
"Un po'" presi una coperta che teneva piegata sul bordo del letto e glielo poggiai sulle spalle, per poi abbracciarla.
"Sei triste?"
"Solo pensierosa"
"Sono due giorni che lo sei. Da sabato sera" che, tra le altre cose, era il giorno in cui avevamo deciso di provarci "Se ci hai ripensato non fa nulla, tranquilla"
"Non ci ho ripensato, anche perché due giorni sono troppo pochi per giudicare" si girò, guardandomi negli occhi "Cosa c'è?" non mi rispose. Si limitò a poggiare le labbra sulle mie. Erano calde e morbide, così dolci. La sua mano si poggiò sulla mia guancia, carezzandomi piano l'accenno di barba. Finì troppo presto ma il suo sorriso fu la cosa più bella che avessi mai visto.
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E tutto scorre
RomanceMolto spesso amiamo le persone senza neanche esserne consapevoli. Molto spesso non capiamo quello che facciamo finché non ci scontiamo con le conseguenze. Molto spesso lasciamo, semplicemente, che tutto scorra.