Sera

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"Sera" sentii bisbigliare nella camera scura.
Era passata una settimana dall'inizio della scuola e, a essere onesti, non era successo quasi nulla di interessane. Professori che assegnavano, come promesso, compiti su compiti, l'inizio dei nuovi pettegolezzi scolastici, amori appena sbocciati che sarebbero finiti nel giro di due settimane, un mese al massimo. Insomma, tutto era perfettamente della norma.
"Sera, ti prego" solo una cosa era successa. Andri si era preso un febbrone da cavallo e Giò era dovuto correre a casa per la nascita della sua sorellastra "Andri, cosa c'è?" la cosa peggiore era che Andrea, con la febbre, era davvero insopportabile. Era notte fonda. Le finestre sbarrate facevano ristagnare l'aria nello stanzone dove dormivamo "Puoi venire a cambiarmi la pezza? Si è fatta calda" mi trascinai fuori dal mio letto a una piazza e mezza, per poi raggiungere quello di Andrea, posto dall'altro lato esatto "Andri, ti prego, è domenica, io domani mattina ho lezione e tu mi stai facendo alzare ogni ora e mezza per quella maledetta pezza!" mi lamentai, ancora mezza addormentata. La presi dalla sua fronte. Effettivamente era molto calda. Mi diressi verso porta del bagno, che avevo lasciato socchiusa. Accesi la luce e mi guardai allo specchio che stava proprio sopra il lavandino. Fissai i miei occhi neri, circondati da semicerchi violacei. La stanchezza prodotta da due giorni di veglia costante iniziava a far vedere i suoi risultati. Mi chiesi, distrattamente, perché stessi facendo tutto questo per lui. Avrei potuto, semplicemente, chiedere che fosse il personale della scuola a occuparsene, in mancanza dell'infermiera, ma avevo scelto di stargli accanto. Scacciai quei pensieri dalla testa, iniziando a passare il panno sotto l'acqua corrente, rinfrescandolo. Dopo poco chiusi il rubinetto, strizzai il panno e tornai in camera, dopo aver fatto scattare l'interruttore "Andri, ti ho riportato il panno" "Grazie" mi sedetti sul bordo del letto, come la mattina in cui lo svegliai per l'inizio dell'anno scolastico e gli rimisi il panno sulla fronte, carezzandogli, poi, la guancia con il dorso della mano. Era caldo, ma la temperatura stava scendendo. In parte era sicuramente merito della tachipirina "Domani, dopo le lezioni, ti vedrai con Leonardo?" mi chiese, con un filo di voce. Suonava rauca e sfibrata, stanca "Si, credo sia un bel passo avanti visto che me l'ha chiesto lui" "Wow, sei riuscita a far uscire dal guscio il ragazzo più timido che questa scuola abbia mai visto" risi. Aveva ragione. Leo era decisamente timido, forse chiuso per certi versi. Ma era un bravo ragazzo. Intelligente e acuto, a modo suo anche romantico. Non sapevo ben dire se stavamo insieme oppure no poiché ci eravamo baciati una sola volta, e non era stato neanche un gran che, però mi piaceva e anche tanto. Lo adoravo, nel vero senso della parola, ma il rapporto, con lui, era sempre stato un po' forzato "Mi piace davvero, ma sai com'è fatto" "Si, e so come sei tu e che puoi far funzionare le cose, se solo lo vuoi davvero" si vedeva che crollava dalla stanchezza, ma il mal di testa non lo faceva dormire e il fatto che stesse iniziando anche a sudare non migliorava le cose. Forse avrei fatto bene ad aprire le finestre, magari quella sopra il letto di Giò che, essendo frontale alla porta, non faceva andare l'aria direttamente sul letto di Andrea. Faceva decisamente troppo caldo e, continuando a respirare la sua sessa aria,mi sarei sicuramente ammalata anch'io ed era l'ultima cosa che volevo, in quel momento "Andri, senti, io apro le finestre. Continuare a stare chiusi dentro non fa bene né a te né, tanto meno, a me!" mi alzai, mi arrampicai in piedi sul letto di Giò, che se lo avesse saputo mi avrebbe picchiata, e spalancai le ante. L'aria delle quattro del mattino mi colpì in pieno volto e fu una sensazione meravigliosa. Non mi sarei più mossa da lì. La leggera brezza proveniente dal mare faceva rapprendere il sudore che mi colava lungo le tempie, facendomi stare fresca. Era una sensazione non del tutto spiacevole ma nemmeno particolarmente pulita. Sentivo il bisogno di farmi una doccia ma non potevo. Avrebbero aperto l'acqua calda solo alle sei e non avevo alcuna voglia di fare una bella doccia fredda. Magari tiepida si. Avevo la camicia da notte incollata alla schiena, la radice dei capelli zuppa e la sensazione di essere appena uscita da una suana " Adesso vedrai che starai meglio anche tu. Non si respirava qui dentro!" gli dissi, andando verso il mio letto. Quando stavo per dargli la buona notte "Sera?" alzai gli occhi al cielo. "Cosa c'è ancora?" Stavo seriamente iniziando a pensare di fargliela mangiare, quella maledetta pezza " Puoi dormire con me? Per favore" non so di preciso cosa fu a smuovermi. Forse il fatto che era malato o, semplicemente la prospettiva di una notte passata a dormire, senza più interruzioni. Fatto sta che non dissi nulla. Mi incamminai nuovamente verso di lui per poi accoccolarmi al suo fianco, come una bambina, nel letto a una piazza e mezza "Mi sa tanto che domani non ci vai a lezione" mi sussurrò a un orecchio. Io sorrisi sulla pelle del suo collo.

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