Andrea

18 1 0
                                    

Novembre era freddo in modo quasi tremendo, visto quanto caldo aveva fatto nei due mesi precedenti. Avevo deciso che quel lunedì pomeriggio l'avrei passato in biblioteca e così feci. Avevo quattro capitoli di storia arretrati e non era esattamente il caso che mi mettessi in camera, seduto alla scrivania, a guardare fuori dalla finestra il mare infrangersi sugli scogli.
Ero seduto al terzo tavolo sul lato sinistro della stanza, con i classici dietro le spalle e i saggi di teologia di faccia. Erroneamente avevo creduto che la biblioteca mi avrebbe costretto a studiare. Povero illuso. Continuavo a fissare Isabella, a due tavoli da me, che litigava con un grosso tomo di anatomia. Si vedeva che ce la stava mettendo tutta per non dare di stomaco, poverina. Accanto a lei sedeva Ferdinando, che scarabocchiava su un pentagramma note che nessuno sarebbe mai stato in grado di suonare, reggendosi la tesa con la mano sinistra, tirandosi indietro i capelli biondi perché non gli cadessero davanti agli occhi. Io li fissavo e, dopo quaranta minuti, stavo per arrendermi, visto che non avevo concluso praticamente nulla, quando Sera e Giò fecero il loro ingresso. Lei doveva aver appena litigato con qualcuno, mentre lui aveva la sua solita espressione da imbecille patentato. Distrattamente mi chiesi chi mai si sarebbe preso la responsabilità di dargli la patente. Sera errò per qualche secondo con lo sguardo e, quando mi ebbe identificato, puntò verso di me come un treno a vapore. Ci mancava solo che le uscisse il fumo dalle orecchie. Prese posto, con Giò al seguito, esattamene di fronte a me, sbattendo la borsa sulla superficie marrone lucida, per poi incrociare le braccia al petto "Io non chiederò mai scusa a questo individuo, mi hai sentita? Mai!" alzai gli occhi verso il soffitto. Avevano litigato per l'ennesima volta nel giro di poche settimane "Perché devi essere sempre così emotiva e melodrammatica? Sembri uscita da una telenovela" Rispose Giò, mettendosi in equilibrio sulle gambe posteriori della sedia "Cosa è successo questa volta?" dissi, sbuffando. Alla lunga stavano diventando pesanti "Lui ha buttato i miei appunti di storia nel trita carte" sibilò tra i denti "E lei, prima,ha girato tutto il pacchetto di sigarette nel cesso e, giusto perché doveva fare la stronza fino in fondo, ha anche tirato la catena" rimbeccò il mio migliore amico. Guardai Sera dritta negli occhi "Sta dicendo la verità?" le iniziò a torturarsi le mani, segno che Giò aveva detto la verità "Dai, Sera, lo sai che se gli tocchi le sigarette scatta e ti fa i dispetti" "Questo non giustifica quello che ha fatto. La cosa più grave è che ,dopo aver distrutto il mio lavoro di due ore e mezza, lui pretenda da me delle scuse" Giò si avvicinò con il viso ai nostri, per non mettersi a gridare e prendere un nuovo rapporto dalla bibliotecaria "Hai sbagliato, per questi mi dovresti chiedere scusa" "Ti sei messo a fumarmi in faccia! Lo sai che mi da fastidio" e io sapevo bene che sarebbero stati capaci di tirare avanti così per ore, per poi non giungere a nulla "Sera, dai scusa e facciamola finita!" le dissi. Lei mi regalò uno sguardo allucinato che, però scomparve in un attimo. Si girò verso Giò, guardandolo con uno sguardo sottile, quasi affilato "Scusami, ho sbagliato" si prese una pausa, segno che il colpo basso stava per arrivare "Non dovevo mettere le sigarette, ne gabinetto, ci avrei dovuto mettere la tua testa di merda" poi si voltò verso di me "Io, con te, non ci parlo più" prese la borsa e se ne andò via, lasciando me con un palmo di naso e Giò incazzato come ma.

" Yo quiero que este sea
el mundo que conteste
del este hasta oeste
y bajo el mismo sol
ahora nos vamos
sí juntos celebramos
aqui todos estamos
bajo el mismo sol"

Quelle parole mi inondavano la testa mente, rintanato nella camera di Ferdinando per non dover affrontare Sera, me ne stavo disteso sul letto di quest'ultimo, ascoltando beatamente la mia ossessione. Era tutta colpa di Sera e delle sue manie musicali ossessive "Ancora non capisco perché stai a bivaccare in camera mia" disse il mio amico, annoiato "Perché in camera mia non mi ci posso proprio accostare. Sera, come mi vede, mi mangia" "Cosa le hai fatto?" "Lei e Giò hanno discusso" "E tu hai dato ragione a Giò" feci cenno di si con la testa "Amico, fattelo dire, sei un coglione" seppellii il viso nel cuscino "E adesso Sera è nera" grugnii in risposta "Sai che non puoi restare qui a dormire, vero?" "Grazie, Ferdinando, tu si che sei un amico!" a un certo punto la porta si spalancò, lasciando entrare proprio la ragazza che popolava i miei pensieri "Perché non sei in camera?" disse, senza dire nulla a Ferdinando "Salve, furia. Tutto bene?" "Una favola. Andri andiamo!" mi alzai a sedere, togliendomi le cuffiette "Sera, davvero, cos'hai che non va, ultimamente?" "Perché?" "Hai detto che non ci parlavi più con me " "Non ho il diritto di cambiare idea?" mi ributtai sul letto. Ero stufo di lei, di Giò, di lei che litigava con Giò. Di lei e Giò. Come lo ero di lei e Leo "Vattene, Sera, non ho voglia di venire con te" "Ma Andri..." "No, Sera, adesso basta. Sono stanco. Capisci cosa vuoi dalla vita e poi, magari, torna da me" e mi ributtai il cuscino sul viso, alzando al massimo il volume dell' mp3.

E tutto scorreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora