La notte, si dice, porta consiglio, ma non è vero. La notte porta paura, angoscia, pensieri che, per tutto il giorno, riesci a tenere lontani. Di notte le tue paure invadono il mondo, ti fanno precipitare in uno stato di impotenza tale da farti venire gli stati d'ansia e farti credere che possano davvero diventare reali. La mia, personalmente, era sempre stata quella di perdere le persone che amavo, per un motivo o per un altro. In quel periodo, la mia più grande paura era quella di perdere Andrea e, dopo quello che era successo, avevo una paura folle che lo espellessero. Avevamo convinto Giò a non dire nulla ma avevo comunque paura. I lividi erano ben visibili sul volto di entrambi e sperai vivamente che, col fatto che non avevano denunciato nulla al preside, non sarebbe successo nulla a nessuno dei due. Andrea non poteva lasciarmi per colpa di quell'imbecille. Avrei tanto voluto sapere cosa gli passava per la testa.
"Sto uscendo con Giò" trillò Isa, facendo voltare tutti quelli che erano in biblioteca quel giorno.
"Prego?" chiesi, tirando su con il naso a causa del raffreddore.
"Sto uscendo con Giò e la cosa assurda è che mi piace da impazzire!" disse, battendo le mani, cercando di farlo con quanto meno rumore fosse possibile.
"Da quanto tempo uscite insieme?" ecco cosa bolliva in pentola.
"Da poco, non più di una settimana" bingo!
"Isa, non ho le prove, ma credo che ci sia sotto qualcosa" il sorriso, il suo splendido sorriso, in pochissimo, si spense.
"Perché dici così?"
"Da una settimana, forse un paio di giorni in più, lui torna dopo il coprifuoco, è scontroso, irascibile, scatta per ogni minima cosa. Queste cose succedono solo quando è teso perché ha qualcosa da nascondere"
"Secondo te architetta qualcosa?"
"Ne ho quasi la certezza matematica" lei parve fermarsi un attimo, come a riflettere su tutto quello che era successo tra loro. Evidentemente le cose, anche per lei, combaciavano.
"Cosa possiamo fare per eliminare quel quasi?" disse, dopo poco.
"Dobbiamo fargli sputare il rospo"
"E se non ci riuscissimo?"
"Allora usiamo il vecchio metodo"
"Cioè?"
"Lo scopriamo da noi" Isa mi fissò come se fossi impazzita.
"Se ne renderà conto"
"Si, quando gli sbatterò in faccia che può fare quello che vuole ma io sarò sempre, comunque e in ogni caso più furba e intelligente di lui!" lei rise, scuotendo la testa. Poteva dubitarne ma io avevo ragione. Alla fine non ci voleva poi molto ad essere un passo avanti a Giò."Quello architetta qualcosa" dissi ad Andri, in mensa, ad ora di cena "Si vede con Isa da una settimana e questo tempo coincide con il suo comportamento strano"
"Non mi importa cosa fa quel figlio di puttana, non più , almeno" mi ripose, tenendo lo sguardo basso sul purè di patate che aveva ancora nel piatto.
"Da quando?"
"Da quando ha cercato di rompermi la testa col tuo dizionario di greco"
"Non ricordarmelo. Il sangue non verrà mai più via da quelle pagine" mi guardò malissimo, posando la forchetta sul bordo del vassoio, incrociando le dita davanti alla bocca.
"Mi dispiace se il mio tentato omicidio ha rovinato il tuo prezioso dizionario"
"Guarda che neanche tu ci sei andato tanto leggero. Gli hai rotto il setto nasale e dislocato la mascella. Diciamo che siete pari"
"Credimi, Sera, non saremo mai pari. Mi ha quasi aperto la testa. Resterà un segno enorme" disse, indicando il cerottone che aveva in testa.
"Senti, piantala di lamentarti in questo modo! Hai solo n graffio, ci vedi bene e la memoria non è stata in nessun modo danneggiata. La cosa che più fa male, al momento, è che tu e il tuo migliore amico avete fatto a botte" continuò a fissarmi, raggrumando le labbra. Stava pensando.
"Come pensi di capire cosa sta combinando? Lui non te lo dirà mai"
"Lo so. Basta usare..."
"...i vecchi metodi" concluse, al mio posto.
"Mi conosci bene" sorrisi, passandomi un dito sulle labbra.
"Non è il motivo per cui stiamo insieme?" un sorriso illuminò il suo volto tumefatto a causa di un occhio nero.
"No, stiamo insieme perché non poteva finire altrimenti" presi un sorso di coca cola.
"Dici?"
"Ne sono piuttosto consapevole. Allungami il braccio" e lui, guardandomi in modo interrogativo, lo fece. Presi un pennarello che avevo in borsa, quella in pelle che mi aveva regalato lui due anni prima per il mio compleanno. Raffigurava Ulisse e il suo incontro con le sirene.
SOLO UNO STUPIDO INCIAMPA IN QUALCOSA CHE SI è LASCIATO ALLE SPALLE.
Lo scrissi in minuscolo corsivo, in piccolo, che si attorcigliava intorno al polso creando una specie di braccialetto in nero.
"Cosa vuol dire?"
"Ieri è alle spalle, non rimuginarci troppo sopra. Non essere stupido"Alle tre e un quarto del mattino Giò e Andri dormivano della grossa. Era la mia occasione. Giò era talmente tonto da tenere il codice del telefono scritto sul diario e io l'avevo imparato a memoria all'inizio dell'anno.
Aprii la casella dei messaggi ma il più recente risaliva a due mesi prima. Era ovvio che li aveva cancellati. Non aveva mai voluto installare WhatsApp quindi era impossibile che non avesse parlato con nessuno, a parte la 3.
Decisi che, forse, la cosa migliore da fare era controllare tra i messaggi di Facebook. E, infatti, feci centro. C'erano parecchi messaggi che risalivano stesso a quel pomeriggio. Alcuni li aveva scambiati con una certa Federica, e già la cosa puzzava, ma la cosa più grave era che aveva scambiato dei messaggi anche con Marco, che non era affatto un tipo raccomandabile. Dicevano che erano d'accordo su una scommessa e che le cose stavano andando a gonfie vele, ma non avevo le prove che Isabella fosse coinvolta, o, almeno, volevo sperarlo.
"Te lo giuro" sussurrai verso la sua figura dormiente "che se stai facendo il bastardo ai danni della mia migliore amica la pagherai molto cara. Compagno di stanza o no!"
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E tutto scorre
RomanceMolto spesso amiamo le persone senza neanche esserne consapevoli. Molto spesso non capiamo quello che facciamo finché non ci scontiamo con le conseguenze. Molto spesso lasciamo, semplicemente, che tutto scorra.