Disforia

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Un fiume che non smette di scorrere, 
un mare nero che ti afferra la gola.
E mi chiedo se può soffocarmi, 
se il suo peso può schiacciarmi
fino a spegnere la luce.

Il corpo è una prigione con muri di vetro, 
trasparenti ma solidi, 
e ogni volta che mi guardo, 
vedo le crepe, 
non le mie,
quelle che mi hanno messo addosso.

Vorrei essere come il vento, 
che cambia direzione a piacere, 
una nuvola che si dissolve, 
una stella che si spegne e si riaccende. 
Ma mi sveglio ancora in questa carne che non riconosco, 
come una casa che non m'appartiene, 
un vestito cucito su qualcun altro.

Mi chiedo perché non posso semplicemente decidere, 
come si cambia colore a una stanza, 
come si sceglie un sentiero diverso. 
Ma la pelle resta, 
e ogni giorno mi consuma, 
come un fuoco lento, 
che brucia dall'interno.

È un urlo che non trova voce, 
un serpente che mi stringe e sussurra.
Eppure resisto, 
mi aggrappo alle ore
come un albero solitario, 
sperando che un giorno
il vento si pieghi a me, 
che la marea si ritiri, 
e io possa finalmente vivere, 
essere me stesso, 
senza dover combattere ogni respiro.

Lo scrivo che è più facile (Poesie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora