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11. Verità

Dopo essere rientrata in casetta, Lavinia ignorò i diversi richiami dei suoi amici e andò a chiudersi a chiave nel bagno vicino alla sua camera.

« Vinia dai, apri e stiamo un po' insieme. »
Diego era andato a bussare alla porta, sperando di convincerla a lasciarlo entrare.

« Scusa Diego, vorrei stare un po' da sola... »
Rispose ad alta voce facendo sì che riuscisse a sentirla anche stando dall'altra parte della porta.

« Come vuoi, ma quando esci ci sono eh! »
Il ragazzo si allontanò con un sospiro e raggiunse gli altri compagni fuori in veranda.

« Che ti ha detto? »
Chiese sicuro Luca, non appena lo vide sbucare dal corridoio.

« Che per ora vuole stare da sola. »
Lo informò facendolo annuire. Luca voleva essere il primo in assoluto a parlarle, voleva abbracciarla e farle sapere che tutte le parole che le aveva scritto Rebecca erano cazzate, che lei non era affatto come l'aveva descritta. Per lui, Lavinia era molto di più, ma doveva ancora capirlo.

« Allora vado ad aspettare sul divano. »
Rispose andando a sedersi esattamente davanti alla porta del bagno. Era pronto ad aspettare anche tre ore lì fuori, ma doveva parlarle.

Si mise seduto e gettò il capo all'indietro stringendo un cuscino al petto, mentre guardava il soffitto della casetta. Ogni tanto si sentiva qualche rumore provenire dal bagno, ma la ballerina non accennava ad uscire.

Non sapeva dire con certezza quanto tempo avesse passato ad aspettarla, perché tutto aveva perso importanza non appena era scattata la serratura della porta e la figura della ragazza aveva fatto capolino sullo stipite.

Lei era stupita di esserselo trovato davanti, mentre lui si era incantato a fissarla. Lavinia aveva gli occhi arrossati, e la prima cosa che gli venne in mente era che avesse pianto, lontano dagli occhi di tutti.

« Possiamo parlare? »
Si domandarono all'unisono, per poi rivolgersi uno sguardo divertito.

« Andiamo fuori. »
Disse lei che senza nemmeno dargli il tempo di realizzare, gli aveva voltato le spalle per raggiungere il giardino sul retro. Per loro fortuna si rivelò libero, così si misero seduti l'uno accanto all'altra.

Per un po' rimasero in silenzio con lo sguardo perso nel nulla, poi Lavinia si fece coraggio e cominciò a parlare. Doveva essere lei la prima a farlo.

« Mi dispiace per come ti ho trattato l'altro giorno. Quando mi sono calmata ho capito che stavi cercando di aiutarmi... quindi scusami. »
Mormorò tenendo lo sguardo basso sulle sue mani intrecciate, abbandonate sul ventre.

« Dispiace anche a me, riconosco di essere stato insistente; ma io te lo giuro Vivi, quella sera in cucina io non ti ci ho vista. »
Per la prima volta la chiamò con un soprannome diverso che inconsciamente la fece sorridere, e lui lo notò. Quando però la ballerina assimilò il resto della frase, pensò che fosse arrivato il momento di dirgli la verità.

« Non mi hai vista perché non ci sono mai andata, avevi ragione tu... ti ho detto una cavolata perché non volevo sentire la ramanzina di nessuno. »
Rispose continuando a tenere lo sguardo basso. Invece l'espressione di Luca era cambiata radicalmente, se solo fosse possibile vedere i pensieri delle persone sulla sua testa sarebbe apparsa una lampadina. Aveva capito, ma voleva che fosse lei a dirglielo.

« Ma... perché? »
E quando vide che lei non accennava a rispondere, posò una mano sulle sue attirando immediatamente l'attenzione della ballerina sulla sua figura.

𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐙𝐎𝐍𝐄, Luk3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora