Capitolo 1

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L'alba di un nuovo giorno stava sorgendo. Anche quel giorno pioveva, non c'era un raggio di sole a riscaldare l'aria. Come al solito il giovane principe Edric era affacciato alla finestra della sua stanza a guardare il cielo e scrivere poesie. La vita a palazzo non faceva per lui, anche se non poteva far altro che adeguarsi. Fin da bambino quel posto gli era stato particolarmente stretto.

«Un giorno sarai un re e avrai dei doveri da rispettare.»

Questo era ciò che i suoi genitori gli dicevano costantemente. "Essere re".

Cosa significava davvero?

Significa perdere la felicità e la libertà. Ecco perché non voleva diventarlo. Chiunque al suo posto avrebbe voluto avere una corona in testa e tutti i privilegi che quel titolo comportava: oro, gioielli e donne in quantità. Lui no. Lui voleva vivere, godersi i suoi 23 anni visitando posti pericolosi come il misterioso triangolo delle Bermuda.

Voleva vivere avventure perché lui era così: un avventuriero.
Amava il pericolo e le avversità, amava combattere per proteggere le persone che amava; ma questo lo sapeva solo lui . Non voleva essere rinchiuso a vita in un palazzo fatto di brillantini e avere a che fare con consiglieri reali e matrimoni,ma questo era il suo destino...o lo era stato no a quando non fu convocato da suo padre, il re Adam, nella sala del trono del palazzo. Il giovane non sapeva che la sua vita stava per cambiare.

Si diresse verso la sala del trono, dove si tenevano le riunioni del Consiglio che organizzava suo padre per emanare leggi, decreti e altro, chiedendosi per quale motivo fosse stato convocato. Voleva presentargli un'altra futura sposa? Dopo com'erano andate le cose con Lyce, la principessa di Qaizia, non voleva più sentire parlare di donne. Le donne erano complicate, contorte e soprattutto bipolari. Il giovane raggiunse la stanza di questione ed entrò.

Ogni volta che entrava in quella stanza rimaneva stupito dalla bellezza di quella sala. La sala era enorme, con un palchetto sopra al quale c'erano due troni, uno per il re e l'altro per la regina.

Ciò che colpiva maggiormente l'attenzione erano le pareti , ricoperte d'oro e con degli sprazzi di argento qui e là, con elaborati ghirigori che richiamavano quelli della Reggia di Versailles. Ovunque girasse lo sguardo si vedeva il simbolo di un cavallo, c'erano quadri e foto con dei cavalli, calamite a forma di cavallo, anelli e collane con la figura di un cavallo inciso sopra.

Questo perché il cavallo era lo stemma della famiglia reale e il simbolo della città. Il cavallo simboleggiava l'inconscio, la forza, il desiderio e soprattutto la libertà. Domare un cavallo, significava allontanarlo da quest'ultima.
Rinchiuderlo in un posto, di cui non voleva far parte, che non gli apparteneva, ecco come si sentiva Edric. E non poteva fuggire dalle sue responsabilità. Quando entrò in quella stanza vide lo sguardo severo di suo padre e ne ebbe la certezza: qualunque cosa fosse successa, sarebbe toccato a lui trovare una soluzione.
Il giovane Edric avanzò lentamente verso il centro della sala, il suo cuore batteva forte nel petto. I passi risuonavano sul pavimento marmoreo, e l’eco sembrava amplificare il peso della situazione. Il trono di suo padre, un’imponente struttura di legno scuro intagliato con motivi intricati, era illuminato da un grande lampadario che pendeva dal soffitto, riflettendo la luce soffusa delle candele. La regina, sua madre, era assente, ma Edric sapeva che la sua presenza si sentiva comunque in ogni angolo di quella sala.

Il re Adam lo scrutò con uno sguardo che mescolava preoccupazione e determinazione. La sua figura, avvolta in un ricco mantello rosso bordato d'oro, emanava un'autorità indiscutibile, e la sua barba bianca, ben curata, aggiungeva un'aria di saggezza ai suoi lineamenti rugosi. Ma in quel momento, Edric non riusciva a vedere il padre che conosceva, ma piuttosto un sovrano pronto a impartire un'ingiunzione discutibile.

Il giovane principe fermò il passo al cospetto del trono. I suoi pensieri, viaggiatori infaticabili, lo riportarono indietro nel tempo, a un altro giorno di pioggia, quando aveva solo dieci anni.

Era un pomeriggio grigio e triste, come quello che lo circondava ora. Edric si era rifugiato nel vasto giardino del palazzo, sotto la pioggia battente. Stava osservando un gruppo di cavalli che galoppava liberamente in un campo vicino. I loro crini ondeggiavano come bandiere al vento, e il loro nitrito sembrava una promessa di libertà. Aveva sempre amato i cavalli. Ricordava di essere salito in sella a uno di essi per la prima volta, un bellissimo stallone nero dal nome di Ombra. La sensazione di libertà che provava mentre sentiva il vento sferzare il suo volto era indescrivibile. In quel momento, nel suo cuore di ragazzino, Edric aveva sognato che un giorno avrebbe cavalcato verso l'orizzonte, lontano da tutto: dal palazzo, dalle aspettative, da quel destino che già gli pesava sulle spalle.

Il re Adam, interrompendo il silenzio, si riprese dai suoi pensieri e parlò, la voce ferma e autoritaria. “Edric, ci troviamo in una situazione critica. Un nuovo nemico ha iniziato a muoversi nel nostro regno e le voci di rivolta si fanno sempre più insistenti. I nobili del consiglio chiedono la tua partecipazione... e la tua determinazione per unire il regno.”

Un brivido corse lungo la schiena di Edric, ma qualcosa nella sua anima avventurosa si riaccese. Era un’opportunità, non solo per dimostrare il suo valore ma anche per affrontare i rischi che tanto desiderava. La paura e l'eccitazione si mescolarono dentro di lui.

“Dobbiamo trovare un modo per affrontarlo,” rispose con voce ferma, sicuro di voler combattere per il suo regno, ma anche per la libertà che tanto bramava. Gli si prospettava un'avventura, una chance per uscire dalle quattro mura dorate del palazzo e combattere non solo per il suo popolo, ma anche per se stesso.

"Si, figlio mio" disse il re guardando negli occhi il figlio "Lo troveremo ma intanto...." Fece un profondo sospiro, il peso della responsabilità visibile sul suo viso, mentre spostava lo sguardo dal giovane alla parte più oscura della sala, dove un'ombra minacciosa si stagliava, avvolgendo l'atmosfera in un gorgo di inquietudine..

Angolo autrice: Ciao, io sono Sissi e ho deciso finalmente di mettere su carta ciò che mi balenava in mente da un po'.Spero vi piaccia!

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