Capitolo 5

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Anemone sentiva la mente offuscata mentre l'oscurità la inghiottiva. Il vortice magico creato da Morax si era formato improvvisamente davanti a lei, un turbinio di energia che aveva spezzato la tranquillità in cui era immersa. Il suo intento non era chiaro, ma l'aria intorno a lui pulsava di magia. Con un gesto della mano, aveva evocato il vortice; un vento impetuoso che l'aveva sollevata da terra. La terra sotto i suoi piedi scompariva rapidamente, sostituita da una spirale di tenebra che la avvolgeva, trascinandola verso l'ignoto. Sentiva il cuore martellare forte nel petto mentre cercava invano di resistere alla gravità arcana che la trascinava lontano. Alla fine aveva ceduto all'oscurità, chiudendo gli occhi.
Quando si svegliò, si trovò in una cella buia e umida, con pareti di pietra e un'unica torcia a illuminare debolmente la stanza. Il ticchettio inesorabile dell'acqua che gocciolava sulla pietra fredda era come un metronomo che scandiva il lento scorrere del tempo. Ogni respiro sollevava una nuvola di polvere, illuminata dalla fioca luce della torcia, creando danze macabre sulle pareti umide. Anemone sentiva l'umidità penetrare nelle ossa, un freddo che si insinuava fin nel midollo e la avvolgeva in un abbraccio mortale.
In quel momento, Anemone cercò di raccogliere i suoi pensieri, di mettere ordine nel caos che l'aveva travolta. La magia di Morax l'aveva colta di sorpresa. Fino a pochissimo tempo prima si trovava nel palazzo , impegnata a conversare con Ariel. Mai avrebbe immaginato che l'incontro con il demone avrebbe cambiato così radicalmente il corso della sua vita.
Come affrontare un demone? Come poter evadere da una prigione a prova di bomba addirittura? Come poter liberarsi da quel patto? Queste solo alcune delle domande che frullavano in testa della ragazza.

La prigione rappresentava non solo una barriera fisica, ma anche psicologica, più forte di ogni catena, capace di abbattere ogni barriera fisica e mentale. Ogni dettaglio sembrava essere stato calcolato per fiaccare lo spirito di chi ci veniva rinchiuso. Le pareti di pietra erano fredde al tatto e l'acqua che gocciolava ritmicamente creava un suono ipnotico e snervante. Era come se fosse stata progettata per instillare una sensazione di impotenza.

Con un profondo sospiro, Anemone chiuse gli occhi e richiamò alla mente l'immagine di suo fratello. Non era solo una fonte di coraggio, ma anche un simbolo della resilienza e della forza che avevano forgiato insieme attraverso le esperienze condivise. Ogni prova, ogni avversità affrontata insieme aveva rafforzato la loro relazione, rendendola indissolubile.
Mentre la giovane era immersa nei suoi pensieri, una porta segreta nella sua cella si aprì lentamente, rivelando Morax. Il demone si avvicinò, osservando la principessa con occhi freddi ma curiosi. "Anemone," iniziò Morax, la sua voce profonda riecheggiava nella cella gelida, portando con sé un'aria di minaccia. "Spero che tu abbia trovato la tua nuova dimora... confortante."

Con un movimento fulmineo, afferrò la delicata catenina d'oro che pendeva dal suo collo.La catenina d'oro brillava debolmente nella penombra, quasi respirando con un'aura propria. L'incisione misteriosa era complessa, composta da simboli antichi intrecciati che sembravano raccontare una storia di potere e magia. Ad ogni sguardo, Morax sentiva una scarica di energia percorrergli le dita, come se la collana stessa fosse viva e desiderosa di comunicare.
I suoi occhi si erano trasformati in due fessure oscure. "Un cimelio di famiglia, eh?" mormorò, la voce stridula. Anemone strinse i pugni, cercando di nascondere la paura. "Lascialo stare," disse con voce tremante. Morax rise, un suono metallico e sinistro. "Questo oggetto ha un grande potere, Anemone. E io lo voglio." Con un movimento rapido, afferrò l'oggetto e lo esaminò alla luce della torcia. "Vedi questa incisione?" chiese, indicando un simbolo antico. "È la chiave di un segreto che tu non sei pronta a conoscere."
Con una stretta violenta, la collana si spezzò, lasciando un segno rosso sul suo collo. La pietra preziosa rotolava sul pavimento, scintillando sotto la luce fioca.
"Perché?" sussurrò lei, gli occhi sgranati. Lui la guardò con un'espressione vuota.
"Perché non mi appartieni," rispose, la voce rauca. "E niente ti appartiene finché non lo prendo io."
Anemone lo guardò, gli occhi brillanti di sfida, cercando di mascherare la paura che le attanagliava lo stomaco. "Non mi spezzarai, Morax. Mio fratello verrà per me, e non c'è nulla che tu possa fare per fermarlo."
Il demone sorrise, un ghigno malizioso che le fece gelare il sangue. "Oh, lo so bene che tuo fratello verrà. Ma la sua audacia sarà la sua rovina. Questa cella non è solo un luogo di prigionia; è un crogiolo di potere. E tu, Anemone, sei il catalizzatore che cerco." Un brivido le attraversò la schiena, eppure cercò di mantenere la voce ferma. "Non mi utilizzerai come un pezzo del tuo gioco, Morax. Io non sono una pedina."
Morax si avvicinò, il suo sguardo penetrante come un coltello. "Ah, ma sei già intrappolata in un gioco più grande di te. La tua volontà è solo una fragile illusione. L'oscurità che ti circonda ti cambierà, e quando tuo fratello arriverà, troverà solo un'ombra di ciò che eri." La rabbia e la determinazione le bruciavano nel petto, ma le parole di Morax risuonavano come un eco inquietante. "Non ti lascerò vincere. Non mi arrenderò."

La risata di Morax riempì la cella, una risata carica di disprezzo. "Forse. Ma il tempo è dalla mia parte. Ogni giorno che passa, la tua determinazione si affievolisce. Ricorda, Anemone, la vera prigionia non è fatta di sbarre, ma di paura e disperazione. E io so come alimentare entrambe." Il cuore le batteva forte, mentre il terrore si mescolava con la rabbia. "Ti sbagli," sussurrò, la voce rotta dall'emozione. "Non puoi togliermi la speranza."

Morax si fermò, il suo sguardo divenne serio, ma il sorriso non svanì. "Allora preparati," sussurrò, ritirandosi nell'ombra. "La vera battaglia deve ancora iniziare."

ANGOLO AUTRICE: NUOVO CAPITOLO PER VOI!! CHE NE PENSATE?




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