Capitolo 9

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Dalle ombre del suo regno, Morax osservava. Lo faceva sempre, scrutando nei recessi più oscuri della sua sala del trono, dove solo i più coraggiosi o i più disperati osavano avventurarsi. Le sue torce proiettavano lunghe ombre danzanti, e le pareti sembravano respirare con la sua volontà. Le notizie dei movimenti di Edric lo avevano raggiunto. Un leggero sorriso si formò sulle sue labbra sottili, mentre contemplava le prossime mosse.
Morax si alzò dal trono, lasciando che il mantello scuro scivolasse sulle spalle, e si avvicinò a una finestra, dalla quale poteva vedere il suo regno in tutto il suo splendore oscuro. "Edric," mormorò, assaporando il nome come fosse un vino pregiato. "Povero ragazzo, non sai in cosa ti stai cacciando."
Si voltò e fece un cenno a Vesper, la quale si avvicinò a lui.

Signore," iniziò, piegando la testa in un segno di rispetto. "Le notizie sui movimenti di Edric sono più che un semplice rumore. Pare stia radunando alleati."

Morax lo osservò con un interesse crescente. "Alleati, dici? Curioso, per un giovane che crede di poter affrontare l'oscurità senza allearsi con essa." La sua voce era bassa, carica di una malizia sottile. "Cosa pensi che lo spinga a cercare aiuto? La paura o l'ardore?"

"Entrambi, credo," rispose rispose Vesperia. "Ha il cuore di un eroe, ma la mente di un imprudente. La sua determinazione potrebbe essere la sua rovina."

Morax si allontanò dalla finestra e tornò verso il trono, il suo sguardo penetrante fissato nel vuoto. "È tempo di dare a Edric una lezione su ciò che significa affrontare il potere. Convocami i miei emissari. È giunto il momento di far sentire la mia presenza. E farlo affrontare le prove"

Vesperia annuì, il volto impassibile, ma un brivido di anticipazione corse lungo la schiena. Sapeva che i piani di Morax non portavano mai a nulla di buono per chi osava sfidarlo. "E se Edric dovesse riuscire a unirsi a quelli che lo seguono?" domandò.

Morax si fermò, un sorriso sinistro che si allargava sul suo volto. "Se ci riesce, sarà solo un altro pezzo sulla scacchiera. E io ho sempre un passo avanti rispetto agli altri. Non dimenticare, Vesperia: il vero potere risiede nell'ombra."

Le ombre si allungavano nella cella dove Anemone era imprigionata. La flebile luce della torcia tremolava, creando strane figure sulle pareti di pietra. La solitudine era diventata una sua vecchia amica, un'entità silenziosa che si posava accanto a lei nelle ore lunghe e silenziose. Ogni crepitio del fuoco sembrava sussurrarle promesse di libertà, ma Anemone sapeva che la sua via di fuga era ancora lontana.
Seduta sul freddo pavimento, il pensiero di Edric le dava forza. Si domandava dove fosse, se stesse bene, e se avesse trovato qualche indizio sul modo di salvarla. Anemone strinse il pugno, sentendo la determinazione crescere nel suo cuore. Non poteva permettersi di perdere la speranza; era l'unico filo che la teneva ancora legata alla realtà.
Ricordava il giorno in cui Morax l'aveva catturata. Un essere imponente e oscuro, i cui occhi scintillavano di una malvagità pura. Aveva sentito il terrore attanagliarle il cuore, ma anche una strana curiosità. Chi era veramente Morax? E perché sembrava tanto interessato a lei?

In quei momenti di terrore, aveva cercato di trovare un punto di forza in se stessa, un motivo per resistere. Aveva scoperto che la sua luce interiore era più forte di quanto avesse immaginato. Ogni volta che Morax la interrogava o tentava di spaventarla, Anemone cercava di mantenerlo a distanza con la sua risolutezza e il suo coraggio.

Ora, nella solitudine della sua cella, si aggrappava a quei ricordi come a un'ancora. Sapeva che doveva restare forte, non solo per se stessa, ma anche per Edric. Se lui stava cercando di radunare i clan, allora doveva credere che esistesse ancora una speranza.

Anemone si alzò, avvicinandosi alle sbarre della cella. Inspirò profondamente, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore. Sapeva che non poteva permettersi di essere solo una spettatrice passiva della sua prigionia. Doveva cercare di trovare un modo per contribuire alla propria salvezza.

Proprio in quel momento, sentì dei passi avvicinarsi. Il suono era leggero, diverso da quello dei soliti guardiani. Le sbarre della cella si aprirono e una ragazza apparve nell'ombra. Aveva lunghi capelli scuri e occhi penetranti, e sembrava decisamente fuori posto in quel luogo oscuro.

"Chi sei?" chiese Anemone, la voce un misto di speranza e sospetto.

La ragazza fece un passo avanti, rivelando un sorriso timido. "Mi chiamo Liora. Sono qui per aiutarti. Non posso permettere che Morax continui a farti del male."

Anemone la guardò, sorpresa. "Come fai a sapere di me? E perché dovrei fidarmi di te?"

Liora sospirò, avvicinandosi ancora di più. "La mia famiglia ha servito Morax per generazioni, ma io non posso più tollerare la sua crudeltà. So cosa sta cercando di fare, e so che tu sei la chiave per fermarlo. Non abbiamo molto tempo, devo portarti fuori di qui."

Anemone sentì una scintilla di speranza accendersi nel cuore. "Edric... sai dov'è Edric?"

Liora annuì. " No, non so dov'é ma credo stia facendo tutto il possibile per salvarti. Ma ha bisogno di te, e tu hai bisogno di lui. Dobbiamo muoverci ora."

"Clan? Quali clan" chiese confusa guardando la ragazza,la quale non rispose.

«Ora non è importante » disse Liora guardandola «Intanto devo farti uscire da qui» disse porgendo una mano alla ragazza, come in segno di fiducia.

Con un po' di titubanza Anemone prese la mano di Liora. Sapeva che il suo destino era intrecciato con quello di Edric e che insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa. Iniziò il suo viaggio verso la libertà, guidata da una nuova alleata inaspettata.

The Kingdom's ProphecyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora