Erano in macchina da approssimativamente un'ora e mezza e più passava il tempo più la realizzazione di essere sul punto di arrivare a casa si stava rendendo nitida nelle loro menti.
Juanjo in particolar modo era abbastanza teso. Non tornava a Zaragoza da decisamente troppo tempo. Il motivo principale era, ovviamente, il suo costante impegno nelle gare e nelle attività che venivano associate ad esse, però c'era anche un altro fattore che influiva considerevolmente nel modo in cui cercava di trattare i suoi ritorni nella sua città di nascita. La verità era che non gli piaceva confrontarsi con la realtà dei fatti. Con i cambiamenti.
Quasi si era sentito male la prima volta che era tornato, dopo un anno in Accademia, e aveva visto che i suoi genitori avevano ritinteggiato le pareti di casa senza avvisarlo. E poi all'epoca c'era anche la questione Martin.
Si era sempre sentito così colpevole per essersi allontanato, che passava i giorni di riposo in casa quasi con l'ansia di ritrovarselo alla porta. Non era tanto vederlo il problema, la cosa che lo spaventava era pensare di vedere quanto era cambiato, quanto poteva essere diverso il suo sguardo quando si posava sul suo viso.
Nella sua testa se non affrontava qualcosa, questa rimaneva invariata nel tempo, come se non metterla alla luce la intrappolasse in un mondo senza orologi. Non era così, purtroppo.
Ora che nella sua vita erano cambiate così tante cose che quasi gli sembrava impossibile riuscire a contarle, non poteva che sentire il peso schiacciante della possibilità di essere costretto ad assimilarne di nuove.
Guidare un po' lo aiutava. Sapere che aveva in totale poco meno di tre ore per arrivare a casa, e che sarebbe stato al volante tutto il tempo, la cosa aiutava a renderlo più tranquillo. Forse rimpiangeva il fatto di andare in giro in una Ferrari, perchè significava arrivare più velocemente e rimanere in strada meno tempo. Ma comunque, era già qualcosa.
Nella lista di cose che doveva ancora fare durante il viaggio, c'era parlare con Martin e gestire la situazione di come avrebbero detto ai loro genitori che si stavano frequentando, che stavano insieme.
Considerando il livello di confidenza tra le loro famiglie non doveva essere troppo complicato, però rimaneva qualcosa che Juanjo non aveva mai fatto. I suoi nemmeno sapevano con certezza che gli piacevano i ragazzi, per esempio.
Sospirò rumorosamente cambiando stazione radio, dato che quella che stavano ascoltando era stata sostituita da quel fastidioso rumore statico di quando non c'è segnale.
"Ti verrà male alla schiena se guidi in tensione, rilassati Juanji".
Si girò brevemente per fissare il ragazzo seduto nel sedile del passeggero, anche se seduto era un po' un parolone. Era più semi sdraiato, si era tolto le scarpe e aveva piegato le ginocchia per finire a gambe incrociate. Sembrava minuscolo e a Juanjo venne voglia di frenare e mangiarselo a baci.
"Su dai, dimmi che 'dobbiamo parlare' così discutiamo su cosa dire ai tuoi e ai miei e finiamo il viaggio facendo il karaoke".
Martin lo conosceva così bene.
"Dobbiamo parlare", disse in tono serio ma allo stesso tempo con un mezzo sorriso.
L'ingegnere si sistemò più composto sul sedile, "Bene, vuoi andare prima tu?".
Lui scrollò le spalle, "Non lo so, come si discutono queste cose? Tu l'hai già fatto?".
Martin ridacchiò, "Cosa? Dire che ho trovato un fidanzato o dire che mi sono innamorato?", Juanjo tossì nervosamente e il più piccolo gli appoggiò una mano sulla coscia, muovendo le dita per accarezzarlo, "È più facile di quanto pensi, credimi. Se l'hai detto a me, dirlo ai tuoi genitori sarà molto più semplice".
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Tutto questo sei tu || Juanjo e Martin
FanficDove Juanjo è un pilota di Formula Uno all'inizio della sua carriera e Martin diventa il suo nuovo ingegnere di gara. ___ "Cosa avevi pensato?" "Beh", si avvicinò a Juanjo per sistemargli il colletto della maglietta rossa che indossava, alzando gli...