1.Alta marea

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La mattina successiva inizia come sempre: una lenta battaglia contro il sonno e la stanchezza. Il cielo è di un grigio opaco, senza promesse di sole, e io mi ritrovo di nuovo sul bus, con gli Arctic Monkeys nelle orecchie e il viso appoggiato al vetro freddo. Di solito, la loro musica mi fa evadere, ma oggi non riesco a pensare ad altro che a lei. Chloe. Quel nome continua a rimbombarmi nella testa, e ogni volta che ci penso, un nodo mi si forma nello stomaco.

Non so come sia successo. Non la conoscevo nemmeno, eppure ora mi sembra che ogni cosa, ogni piccolo dettaglio della mia giornata, giri intorno a lei. Quando la giornata scolastica si fa più vicina, l'ansia sale come una marea che non posso fermare. Non so se la vedrò oggi, e non so nemmeno cosa direi se la incontrassi di nuovo. Ma so che non posso ignorare questa cosa per molto.

Arrivo a scuola. Il solito gruppo di ragazzi si raduna all'ingresso, scherzando tra loro, e io cerco di camminare veloce per non attirare l'attenzione. Faccio del mio meglio per essere invisibile, ma stamattina mi sento ancora più estranea al mondo di quanto non sia di solito.

Appena vedo Bea, la mia migliore amica, sento una leggera sensazione di sollievo. Lei mi conosce meglio di chiunque altro, e se c'è una persona con cui posso essere davvero me stessa, è lei.

"Stai bene?" mi chiede Bea, osservandomi con quel suo sguardo curioso. È sempre impeccabile, con il suo solito abbigliamento perfetto, come se fosse uscita direttamente da una rivista. Io, invece, sono qui, avvolta nel mio felpone oversize e nei miei jeans baggy, cercando di nascondermi come al solito.

"Non lo so," le rispondo, con una piccola smorfia. So che non posso più tenermi tutto dentro, ma le parole mi restano incastrate in gola.

"Uh-oh, cos'è successo?" chiede Bea, inclinando la testa con il suo tipico tono sarcastico, ma vedo che sta cercando di capire cosa mi passa per la testa.

Entriamo in classe, ma la sensazione di ansia non mi lascia. Cerco di distrarmi fissando lo zaino, fingendo di sistemare libri e quaderni. Bea mi osserva senza distogliere lo sguardo, e alla fine, non resisto. Non posso più continuare così.

"Okay, devo parlarti di una cosa," dico a bassa voce, inclinandomi verso di lei mentre l'aula si riempie del solito rumore di chiacchiere e risate.Bea mi lancia uno sguardo preoccupato. "Sparla."

Respiro a fondo. Il cuore mi batte forte nel petto, come se stessi per dire qualcosa di proibito. "Ieri, al progetto di arte, c'era quella ragazza. Chloe. Sai, la figlia della prof?"

Bea si illumina, sollevando un sopracciglio. "Chloe? Sì, ovvio. È praticamente un'icona in questa scuola. Non c'è nessuno che non la conosca."

Mi mordo il labbro. "Già... lei. Non riesco a togliermela dalla testa, Bea. È come se qualcosa dentro di me fosse scattato quando l'ho vista. Non riesco a smettere di pensarci, e questo mi sta mandando fuori di testa."

Bea mi guarda per qualche secondo, poi un sorriso largo si apre sul suo viso. "Oh. Mio. Dio. Hai una cotta per Chloe!"

La sua voce è eccitata, quasi divertita, e io mi sento come se mi stesse prendendo in giro, anche se so che non lo sta facendo. Scuoto la testa, sentendo le guance bruciare. "Non è una cotta, o forse sì, non lo so. È solo che... è così perfetta. E io? Sono... io. Non c'è modo che una come lei possa mai guardarmi due volte."

Bea ride, alzando gli occhi al cielo. "Noah, smettila. Seriamente, sei incredibile. E anche se lei è cosí bella come dici tu e anche più grande, questo non significa che sia irraggiungibile. A volte ti fai troppi problemi. Dovresti rilassarti un po'."

Mi lascio scivolare sulla sedia, sentendo il peso delle sue parole. "Facile per te dirlo. Tu non passi le giornate a sentirti come se stessi sbagliando tutto. Chloe è tipo...perfetta. Io sono quella ragazza che si nasconde dietro felponi giganti perché non vuole essere notata."

Bea sbuffa, incrociando le braccia sul petto. "Senti, se continui a metterti da parte, ovvio che non ti nota. Ma chi ti dice che non stia aspettando solo qualcuno che abbia il coraggio di avvicinarsi?"

"Il punto è che non so nemmeno se lei... potrebbe essere interessata a qualcuna come me," dico, sentendo il peso di ogni parola che esce dalla mia bocca. "Magari è etero, o forse mi prenderebbe per pazza se le dicessi anche solo che la trovo interessante."

Bea mi osserva con attenzione, come se stesse studiando ogni mia reazione. "E se non lo fosse? Se fosse interessata? Cioè, Noah, non puoi vivere pensando sempre ai 'se'. Non funziona così. Devi rischiare, o almeno provarci."

La sua sicurezza mi confonde. Bea è sempre stata così, forte e decisa, mentre io mi sento costantemente in bilico, come se ogni mia azione potesse crollare da un momento all'altro. "E se la cosa finisse male? Se mi respingesse o, peggio, se iniziasse a sparlare di me? Non so se riuscirei a sopportarlo."

Bea scuote la testa. "Ascolta, se la cosa finisce male, almeno avrai la certezza di averci provato. Se non fai nulla, ti roderai dentro per sempre, rimuginando su quello che sarebbe potuto essere. E fidati, so di cosa parlo."

Ci sono momenti in cui il consiglio di Bea sembra facile da seguire, e poi ce ne sono altri, come questo, in cui tutto sembra impossibile. Come posso anche solo pensare di avvicinarmi a Chloe? Lei è bellissima, sicura di sé, ha una presenza che riempie la stanza. Io sono l'opposto. Invisibile. Piccola.

Le lezioni proseguono come sempre, ma io non riesco a smettere di pensarci. Ogni volta che mi lascio andare per un momento, la sua immagine riaffiora, come un sogno che non riesco a scacciare. Forse Bea ha ragione, forse dovrei provarci. Ma il terrore di essere rifiutata mi paralizza.

Durante la pausa, Bea mi trascina fuori dall'aula. Il cortile è affollato di studenti che ridono, scherzano, si lanciano battute. Noi ci sediamo su una panchina isolata, lontano dalla confusione. Bea mi osserva con attenzione, e so che ha ancora qualcosa da dirmi.

"Okay, ascoltami bene," inizia, mettendo via il telefono e guardandomi dritta negli occhi. "Tu devi smetterla di pensare a te stessa come se fossi meno degli altri. Non lo sei. Sei fantastica, Noah, e se Chloe non lo capisce, beh, allora non ti merita."

Sospiro. "Tu lo dici perché sei la mia migliore amica, e il tuo lavoro è farmi sentire meglio."

"No, lo dico perché è la verità," insiste Bea, con una nota di serietà che non le è usuale. "Se non ci provi, vivrai con il rimpianto. E questo è molto peggio di un no. Fai quello che devi fare, anche se ti spaventa."

Il resto della giornata scivola via lentamente, con la mia mente che continua a viaggiare altrove. Chloe appare e scompare nei miei pensieri, come un'ossessione che non riesco a scacciare. E più cerco di non pensarci, più diventa tutto confuso. Ma Bea ha ragione. Non posso continuare a vivere tra paure e dubbi. Devo fare qualcosa, qualsiasi cosa.

Quando torno a casa, la mia stanza sembra più piccola del solito. Mi stendo sul letto, con il cellulare in mano, e fisso il soffitto. Le parole di Bea mi riecheggiano nella testa. Non posso continuare a restare ferma. Ma come faccio a fare il primo passo? Come si inizia una conversazione con qualcuno che sembra così distante da te?

Scorro il feed di Instagram senza pensarci, fino a quando il suo volto appare sullo schermo. Chloe. Perfetta come sempre. Mi fermo e il mio cuore inizia a battere più forte. Dovrei scriverle? Potrei farlo. Potrei semplicemente dirle "ciao". Ma poi? Cosa succede dopo?

Respiro a fondo. Alla fine, decido di lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Apro la chat e, con il battito del cuore nelle orecchie, inizio a digitare. Ogni parola mi sembra pesante, ma so che devo farlo.

"Ehi, Chloe."

NA

Spero che come primo capitolo vi sia piaciuto.Mi sto ispirando alla vita reale e ad eventi che stanno realmente accadendo (ovviamente più o meno romanzati).Spero davvero possa piacervi questa storia 🫶🏻

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