5.Distance

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Quando apro gli occhi la mattina dopo, il primo pensiero va a lei, a Chloe. La notte passata ha lasciato in me una traccia che non riesco a scrollarmi di dosso. Ripenso a quella passeggiata nel parco, al modo in cui le nostre risate si mescolavano al silenzio della notte. È stato come vivere un sogno a occhi aperti, uno di quei momenti che non ti aspetti, che ti sorprendono e ti lasciano un senso di pace... ma anche di inquietudine.

Prendo il telefono sperando di trovare un messaggio, magari un semplice "Buongiorno", o qualche battuta sul fatto che eravamo due pazze a uscire in piena notte. Ma lo schermo è muto, le notifiche assenti. Solo qualche messaggio nel gruppo di classe e una foto che Bea mi ha mandato, un meme che ieri non avevo aperto. Ma di Chloe, nessuna traccia.

Sospiro, cercando di scacciare il peso sul petto. "Magari è solo stanca, o non ha guardato il telefono," mi dico, cercando di convincermi. Eppure una parte di me non riesce a togliersi dalla testa quella sensazione strana, quel senso di vuoto. Cerco di scuotermi, mi vesto e mi preparo per uscire, ma Chloe è lì, un pensiero fisso che non vuole andarsene.

A scuola, ogni cosa mi sembra fuori posto. Di solito sono io quello che non presta attenzione, che guarda il soffitto o fissa fuori dalla finestra durante le lezioni, ma oggi no. Oggi ogni cosa mi distrae, ogni voce sembra la sua, ogni risata mi fa voltare, sperando che sia lei. E alla fine, durante la pausa, la vedo. Chloe è a pochi passi da me, accanto a un gruppo di ragazzi con cui di solito non parla.

Le sorrido, ma lei non mi guarda nemmeno. Il cuore mi si stringe. La vedo ridere di qualcosa, ma è una risata distante, quasi forzata, come se stesse cercando di evitare qualsiasi contatto visivo con me. Faccio un passo verso di lei, decisa a salutarla, ma poi la vedo girarsi e allontanarsi con una scusa.

Rimango ferma lì, come un idiota, cercando di capire cosa sia appena successo. Mi scopro a ripensare a ogni parola, ogni sguardo della notte scorsa, cercando di capire se ho sbagliato qualcosa. Ma cosa? Cosa potrebbe averla spinta a comportarsi così? Cosa è cambiato da ieri?

Dopo le lezioni, il peso sul petto è insopportabile, e so di avere bisogno di parlarne con qualcuno. Mando un messaggio a Bea: "Hai tempo? Ho bisogno di confrontarmi." Lei, come sempre, capisce al volo e mi risponde con un semplice "Al parco tra dieci minuti."

La raggiungo nel piccolo parco dietro la scuola, lo stesso dove abbiamo passato tante ore a parlare di cose leggere, di sogni, di progetti futuri. Bea è lì, seduta su una panchina, e quando mi vede arrivare mi sorride con quell'espressione rassicurante che mi ricorda perché siamo amiche. Mi siedo accanto a lei, incapace di nascondere la frustrazione.

"Dimmi tutto," dice, come solo una vera amica sa fare.

Sospiro, cercando le parole. "Non capisco, Bea. Ieri sera... era tutto perfetto. Mi sembrava così reale, come se ci fossimo capite davvero. Ma oggi... oggi lei non mi ha neanche guardata. Anzi, sembrava proprio evitarmi."

Bea mi guarda in silenzio per un attimo, poi annuisce lentamente. "Magari ha solo bisogno di tempo. A volte le persone si spaventano quando le cose diventano troppo intense, troppo in fretta."

"Ma perché?" chiedo, esasperata. "Non ho fatto niente di male, non credo di averla messa a disagio. Anzi, sembrava che si trovasse bene con me."

"Lo so," dice Bea, posando una mano sulla mia spalla. "Ma non sempre è così semplice. Certe persone... hanno paura di lasciarsi andare. Magari Chloe ha una storia, qualcosa che non ti ha detto. Oppure... forse è solo confusa."

Abbasso lo sguardo, mordendomi il labbro per nascondere la delusione. "Non capisco. Perché avvicinarsi per poi allontanarsi così?"

Bea mi guarda con uno sguardo pieno di comprensione. "Forse è proprio questo il punto. Magari ha sentito qualcosa di troppo forte, qualcosa che non riesce ancora a gestire."

Torno a casa con la testa che scoppia di domande. Provo a distrarmi, accendo la musica, sfoglio un libro, ma niente funziona. Chloe è lì, un pensiero costante, come una canzone che non riesco a togliermi dalla testa.

Alla fine della serata, non riesco a resistere e prendo il telefono. Scrivo un messaggio semplice, cercando di non sembrare troppo ansiosa: "Ehi, tutto bene? Oggi mi è sembrato che stessi evitando il mio sguardo... Spero di sbagliarmi, ma ci tengo a sapere che è tutto ok."

Invio il messaggio e rimango a fissare lo schermo, aspettando una risposta. Un minuto passa, poi cinque, poi dieci... ma non succede niente. La notifica rimane assente, e con essa ogni mia speranza di capire cosa stia accadendo.

Quella notte, distesa nel letto, non riesco a chiudere occhio. La conversazione con Bea mi risuona nella testa, le sue parole riecheggiano come una verità che non voglio accettare. "Certe persone hanno paura di lasciarsi andare." E se avesse ragione? E se Chloe stesse lottando contro qualcosa che io non posso vedere, una paura, una ferita del passato?

Mi rigiro tra le coperte, cercando di scacciare quei pensieri, ma il vuoto dentro di me cresce. È come se la nostra connessione, quella scintilla che credevo reale, si stesse sgretolando davanti ai miei occhi. Chiudo gli occhi, cercando di trovare pace, ma tutto quello che vedo è il suo sorriso, quel sorriso che ormai sembra così lontano.

E nel silenzio, un pensiero doloroso si insinua: forse le cose belle, quelle vere, a volte ci sfuggono proprio quando ci sembrano a portata di mano. Forse Chloe è come una stella cadente, bella e irraggiungibile, che illumina il cielo solo per un istante, per poi lasciarmi di nuovo al buio.

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