7. Choices

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Ogni volta che esco da scuola, la scena si ripete, come una sequenza di fotogrammi che conosco a memoria: Chloe e il suo ragazzo, abbracciati, le loro risate che rimbalzano nell'aria. Sembrano così felici, così perfetti. Chloe a volte mi lancia uno sguardo strano, uno di quelli che non riesco a interpretare, ma preferisco non dargli peso. In fondo, ormai ha scelto la sua strada, ed è evidente che io non ne faccio parte.

Eppure, non posso negare che qualcosa dentro di me si incrina ogni volta che li vedo. Forse è solo l'abitudine, forse è un rimpianto che non mi aspettavo di provare. Ma per fortuna, in questo periodo, c'è Matteo. Lui sembra esserci sempre, silenzioso e paziente, quasi fosse una costante che non mi ero accorta di aver bisogno.

Matteo e io ci siamo avvicinati tanto, quasi senza accorgercene. È una di quelle amicizie che crescono in silenzio, senza dichiarazioni né promesse, ma che poi un giorno ti rendi conto che è diventata essenziale. Questa settimana, ad esempio, ha organizzato una serata al cinema, qualcosa che non facevo da tanto tempo. Non siamo andati a vedere un film famoso o di moda, niente di troppo chiassoso; è un vecchio film che lui adora, un thriller degli anni '80, pieno di suspence e atmosfere un po' nostalgiche.

Ci sediamo nelle ultime file, e subito ci immergiamo nella trama. Lui mi lancia un'occhiata quando c'è una scena particolarmente intensa, e io fingo di essere impassibile, anche se dentro sto trattenendo il respiro. Durante i momenti di tensione, sento la sua mano sfiorare la mia, quasi per istinto, come se volesse assicurarsi che ci sono davvero lì accanto a lui. Sorrido, e per qualche strana ragione, il mio cuore accelera.

Quando usciamo dal cinema, l'aria è fresca, e le luci della città sembrano un po' più sfocate. Matteo è accanto a me, e camminiamo lentamente, scambiandoci impressioni sul film. Lui parla con una passione che raramente vedo negli altri, come se ogni dettaglio avesse un significato profondo per lui. E io mi perdo nelle sue parole, nelle sue espressioni, come se per una volta il mondo potesse ridursi a una conversazione a bassa voce in una notte tranquilla.

"A volte penso che certi film siano fatti per essere vissuti, non solo guardati," dice a un certo punto, girandosi verso di me.

"Cosa vuoi dire?" gli chiedo, incuriosita.

"Che sono come una porta aperta... una possibilità di vedere qualcosa che normalmente non vedremmo. E che a volte, se sei fortunato, trovi qualcuno con cui attraversare quella porta."

Le sue parole mi colpiscono, forse più di quanto dovrebbero. Non so cosa rispondere, e lui sorride, come se avesse capito senza bisogno di spiegazioni. Continuiamo a camminare, e io mi sento in bilico, come se fossi sull'orlo di qualcosa di sconosciuto, ma per una volta, non provo paura.

È sabato sera quando Matteo passa a casa mia. Abbiamo deciso di guardare un altro film, stavolta uno di quelli che mi piace a me, una commedia romantica leggera, per compensare la tensione della settimana. La casa è silenziosa, i miei genitori sono fuori, e mentre Matteo si siede sul divano accanto a me, sento un leggero brivido percorrermi la schiena. Non è nervosismo, non esattamente. È come una consapevolezza, una sensazione di anticipazione che cresce silenziosa.

Il film comincia, e ci sistemiamo più comodi, con lui che si appoggia leggermente verso di me, come se volesse accorciare ogni distanza. Durante le scene più divertenti, ridiamo insieme, e a un certo punto, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovo appoggiata alla sua spalla. Lui non si muove, non fa nulla per rompere quell'equilibrio perfetto. Rimaniamo così, entrambi immersi nel momento, con la luce dello schermo che ci illumina debolmente.

Quando il film finisce, il silenzio cala di nuovo, ma stavolta è diverso. Matteo si gira verso di me, e i suoi occhi incontrano i miei. C'è qualcosa di intenso nel suo sguardo, qualcosa che mi fa trattenere il respiro. Sento il suo viso avvicinarsi al mio, e in quell'istante, tutto sembra fermarsi. Non c'è più il rumore del film, né il ticchettio dell'orologio. Ci siamo solo io e lui, come se il resto del mondo fosse svanito.

E poi, delicatamente, le sue labbra sfiorano le mie. È un bacio lento, esitante, come se volesse assicurarsi che va tutto bene. La mia mente si svuota, e per la prima volta, mi lascio andare completamente, senza pensare a niente, senza preoccuparmi di ciò che verrà dopo.

Il bacio di Matteo mi lascia senza parole. Per un istante, sono completamente immersa nella sua vicinanza, nel calore rassicurante della sua mano che sfiora la mia. Ma poi, una specie di ansia silenziosa si fa largo dentro di me, un groviglio di emozioni che mi spinge a indietreggiare. Mi scosto delicatamente, abbassando lo sguardo mentre sento la sua confusione riflettersi nei suoi occhi.

"Noah, va tutto bene?" chiede, la sua voce è calma, ma percepisco una nota di apprensione.

Annuisco, ma non riesco a guardarlo direttamente. "Sì... cioè, no... non lo so," sussurro, cercando le parole giuste in mezzo alla confusione che mi agita. Prendo un respiro profondo, sperando di trovare un po' di chiarezza. "Matteo, tu sei... sei una persona davvero speciale per me, lo sai. Ma... non sono sicura di cosa stia cercando, o se sono pronta a... a tutto questo."

Lui resta in silenzio per un attimo, cercando di decifrare quello che sto provando. Poi annuisce, con una comprensione che mi sorprende e mi tranquillizza allo stesso tempo. "Capisco," dice dolcemente, senza ombra di risentimento. "Non voglio metterti pressione, Noah. Davvero. Se hai bisogno di tempo... te lo darò."

Mi prendo un momento per assorbire le sue parole, grata per la sua pazienza. "È che... da quando è successo tutto con Chloe, è come se una parte di me fosse rimasta bloccata lì," confesso, lasciando che le parole escano senza filtri. "Pensavo di poter andare avanti, e quando ci sei tu... tutto sembra più facile, più... normale. Ma poi, quando mi avvicino davvero, sento come se stessi cercando di forzare qualcosa."

Matteo sorride leggermente, un sorriso rassicurante che mi fa capire quanto tenga a me. "Sai, Noah, non c'è niente di male nel prendersi il proprio tempo," mi dice, e le sue parole sono così sincere che quasi mi commuovono. "A volte, ci vuole un po' per capire davvero cosa si prova e cosa si vuole. Se stare insieme a me ti mette confusione, allora forse dobbiamo rallentare."

Abbasso lo sguardo, sentendomi sollevata e al contempo dispiaciuta per averlo coinvolto nei miei dubbi. "Non voglio ferirti, Matteo. Non lo meriti... sei stato così paziente, così comprensivo. È solo che... non voglio iniziare qualcosa con te se non sono sicura, perché sarebbe ingiusto."

Lui annuisce di nuovo, con una serenità che mi fa sentire meno in colpa. "Guarda, se c'è una cosa che ho imparato in tutto questo tempo è che le cose vere non devono essere affrettate. Non sono qui per metterti fretta o per chiederti qualcosa che non sei pronta a dare. Mi basta sapere che, se mai sarai pronta, ci sarò io dall'altra parte."

Le sue parole mi toccano profondamente, e per la prima volta in tanto tempo, mi sento veramente capita. Sorrido, e riesco finalmente a guardarlo negli occhi. "Grazie, Matteo. Non sai quanto significhi per me sapere che sei disposto ad aspettare, senza pressarmi."

Lui si stringe nelle spalle, come se non fosse niente di straordinario. "Ehi, Noah, quando qualcosa vale davvero, si trova sempre la pazienza necessaria. Non preoccuparti per me. Andiamo con calma, e vediamo come va."

Gli sorrido, riconoscente, sentendo un peso sollevarsi dalle mie spalle. Anche se non ho tutte le risposte, almeno so di avere qualcuno che è disposto a camminare al mio fianco, qualunque strada decida di prendere.

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